Chiudiamo questa piccola rassegna di birre allo sciroppo d’acero ritornano al punto di partenza, ovvero da quel Mikkeller con il quale l’avevamo aperta ovvero la Beer Geek Vanilla Maple Shake: una birra che mi era piaciuta nonostante non ami alla follia queste “pastry stout” o birre-dessert.
La lattina di oggi è una delle ultime declinazioni sul tema “Beer Geek” che arrivano dal quartiere della beerfirm-birrificio più famosa al mondo: Beer Geek Vanilla Maple Cocoa. Sparisce la parola “shake” ma il lattosio è ugualmente presente nella ricetta assieme ad avena, caffè aromatizzato all’acero (1%) fave di cacao (1%), sciroppo d’acero (0.7%), vaniglia (0.5%). Mi aspettavo quindi una birra abbastanza simile alla Beer Geek Vanilla Maple Shake con magari l’elemento cioccolato più in evidenza: c’è la componente “dessert” ma rimane anche ben percepibile la birra. Non è invece quello che accade con la sua sorella al cioccolato, nella quale purtroppo della birra si perdono le tracce.
La birra.
Nel bicchiere è tuttavia bella e golosa: nera con una generosa e compatta testa di schiuma cremosa, compatta e dalla ottima persistenza. Davvero notevole se si considera la gradazione alcolica (13%) e l’utilizzo in ricetta di ingredienti “aggiunti” che a volta non aiutano la formazione di schiuma. L’aroma è tanto esuberante e sfacciato quanto dozzinale e privo di una qualsiasi eleganza: vaniglia e cioccolato dominano il palcoscenico, ma invece che la patisserie di qualità evoca uno dei tanti snacks industriali. Aggiungeteci frutta secca, caramello e un caffè (in capsula, ovviamente) e ottenete un agglomerato molto dolce e non troppo pulito nel quale lo sciroppo d’acero si perde e non si fa notare. La sensazione palatale è piuttosto morbida: non ci sono viscosità eccessive e la birra si può sorseggiare come una sorta di soffice mousse liquida.
Il gusto è fotocopia dell’amaro, in tutte le sue caratteristiche: sfacciato, esagerato e cafone nella sua dolcezza da snack industriale al cioccolato, caramello e vaniglia; intensa ma molto poco definita e neppure troppo pulita. L’alcool riscalda con vigore ogni sorso contribuendo ad asciugare un po’ la birra, l’amaro finale anziché da caffè e tostature proviene dai luppoli: una breve tregua prima di un retrogusto-dessert. Sciroppo d’acero non pervenuto neppure al palato, o forse sono io che non sono riuscito ad estrapolarlo dalla massa dolce. E’ una lattina da mezzo litro ma per me dieci centilitri bastano e avanzano:se la Beer Geek Vanilla Maple Shake aveva secondo me ancora un senso, riuscendo a trovare una sorta di compromesso tra birra e dessert, la Beer Geek Vanilla Maple Cocoa si spinge ben oltre il punto di non ritorno. Quindi se amate le Omnipollate e le birre (?) di quel genere fateci un pensiero, magari riuscirete ad apprezzarla: se invece amate la birra, restatene alla larga.
Formato 50 cl., alc. 13%, imbott. 31/10/2017, scad. 31/10/2027, prezzo indicativo 12-14 euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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