mercoledì 13 giugno 2018

Cervisiam S'Morbidly Obese

La beerfirm norvegese Cervisiam l’avevamo già incontrata a Natale: fondarla sono tre homebrewers, Pushkin Hama, Shea Martinson e Martin Borander.    Dopo alcuni anni passati a trafficare con le pentole in casa, all'inizio del 2013 installano nel garage di Martin, nella periferia di Oslo, un impianto Braumeister da cento litri. Con il nome di Brewmance partecipano a numerosi concorsi per homebrewer, vincendone alcuni: uno dei premi in palio è la possibilità di produrre una birra su di un impianto professionale e i tre ragazzi realizzano la loro Citrus Lager (aromatizzata con lemon grass e scorza d'arancia) alla Crow Bryggeri di Oslo. I mille litri che vanno esauriti in tre settimane sono la molla che fa scattare in loro la decisione di entrare nel mondo dei professionisti con la beerfirm Cervisiam. 
Inizialmente si appoggiano al birrificio Ego, cento chilometri a sud di Oslo, per poi spostarsi alla Arendals e alla Amundsen, dove viene tutt'oggi prodotta la maggior parte delle birre.  Anziché dotarsi d'impianti di proprietà, i Cervisiam hanno preferito concentrarsi su marketing e distribuzione e, soprattutto,  sull'apertura del locale Oculus a Oslo, un pub con venti spine la maggior parte delle quali riservate alle proprie birre e una buona selezione di bottiglie provenienti da tutto il mondo. 
IPA, Double IPA e Imperial Stout sono ancora gli stili prediletti da una certa fascia di consumatori e Cervisiam ha scelto di battere il chiodo finche è caldo: le “pastry stout”  (Omnipollo docet) vanno forte sul mercato scandinavo e ad Oslo non stanno con le mani in mano.

La birra.
All’interno del variegato mondo delle “pastry stout” si sta facendo lentamente strada la sub-categoria delle “s’more stout”. Si tratta di birre ispirate da  un dolce tradizionale di Stati Uniti e Canada nonché delizia di ogni campeggiatore: un marshmallow arrostito con uno stecchino su di un falò,  poi tolto e infilato dentro due graham crackers assieme ad un pezzetto di cioccolata.   Ne avevamo già assaggiata l’interpretazione liquida fatta dal birrificio Pipeworks, vediamo ora quella norvegese chiamata S'Morbidly Obese. 
All’aspetto è quasi nera, la schiuma è cremosa e compatta ed ha una (sorprendente) buona persistenza. Ammetto di essere un po’ prevenuto, di non amare alla follia questo tipo di birre e non andrò quindi a cercare in lei particolari finezze: i profumi ricordano un po’ quello di uno dei tanti snack industriali, ricchi di cioccolato al latte, marshmallow, toffee e caramella mou, biscotto. Mi viene in mente la barretta Mars, non fosse per una leggerissima nota affumicata che sconfina però un po’ nella plastica. Indubbiamente goduriosa è la sensazione palatale:  è una birra molto densa e viscosa, con poche bollicine, che avvolge il palato come fosse una tazza di cioccolata calda. Anche il gusto è un po’ artificioso ma  per il genere devo riconoscere d’aver visto ben di peggio. La bevuta è una piccola orgia di caramella mou, cioccolato al latte, biscotto e marshmallow, ma rimane tuttavia in sottofondo una parvenza di birra. L’alcool (10%) riscalda senza eccessi e nel finale c’è quell’amaro necessario (più luppolo che malti tostati) a bilanciare asciugando il dolce e a ripulire il palato. Nel retrogusto un po’ di frutta sotto spirito, cioccolato,  caramello e marshmallow. 
Se vi piace il genere, questa S'Morbidly Obese mi sembra proprio ben fatta e “finta “ quanto basta per divertire chi ha il bicchiere in mano: un giochino, uno scherzetto, una birra dessert, chiamatela come volete.  A tutti gli altri credo basteranno un paio di sorsi prima di dire “basta, grazie”.
Formato 33 cl., alc. 10%, lotto AB074?, scad. 21/08/2018, prezzo indicativo 6.00-7.00 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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