Jeff Schons e Mary Jones, marito e moglie, sono cresciuti a Portland (Oregon) e provengono dal settore edile; all’inizio degli anni 90 lasciano la città per spostarsi sulla costa nella minuscola Pacific City, dove vivono un migliaio di persone. Aprono un ristorante (Fishes Seafood & Steaks) che non riscuote però molto successo: “è stata la nostra università nella quale abbiamo imparato tutto quello che non bisogna fare nel campo della ristorazione”, ammetteranno poi. A poche decine di metri dal loro ristorante, proprio sulla spiaggia di Pacific City, c’è un edificio ormai abbandonato da dieci anni ma con un’impagabile vista sull’oceano e sulla suggestiva Haystack Rock; nel 1995 un agente immobiliare li convince ad acquistarlo ma, la mattina dopo, la coppia sta già pensando ad un modo per cancellare il contratto appena firmato. E’ in quel momento di disperazione che Jeff ha una “visione”: trasformarlo in un birrificio sulla spiaggia. Qualche mese dopo lui e Mary visitano la Northwest Brewers Conference di Portland e appendono un annuncio su una bacheca: “birrificio sulla spiaggia a Pacific City cerca birraio”.
A quella conferenza partecipa anche Darron Welch birraio “esule” in Wisconsin e desideroso di ritornare a casa in Oregon: lavorava in un’azienda che costruiva organi a canne ed era stato inviato ad Appleton, Wisconsin, ad installarne uno. Darron aveva conosciuto la birra “buona” dopo gli studi universitari, nel periodo passato in Europa tra Germania e Ungheria; rientrato negli Stati Uniti aveva iniziato a farsela in casa per cercare di replicarla. Mentre si trovava ad Appleton iniziò a lavorare nei weekend come aiuto birraio alla Appleton Brewing Company. Terminata la costruzione dell’organo, gli fu chiesto di restare a tempo pieno al birrificio ma dopo alcuni anni passati nel Wisconsin aveva nostalgia di casa. Quell’annuncio di lavoro trovato alla Northwest Brewers Conference era esattamente quello che cercava. Nel settembre del 1995 Darron Welch viene nominato birrario (e successivamente anche azionista) del nuovo Pelican Pub and Brewery che apre le porte debuttando con una birra al frumento per competere la Hefeweizen della Widmer Brothers, a quel tempo una delle birre più popolari in Oregon.
Dopo qualche anno di rodaggio la Pelican inizia a raccogliere i primi riconoscimenti che arrivano sotto forma di medaglie al Great American Beer Festival del 1998: bronzo per la Tsunami Stout e argento per la Brown Ale chiamata Doryman’s Dark, birra premiata poi con l’oro nell’anno seguente. In totale saranno ben 43 le medaglie vinte al GBAF dal 1998 ad oggi, incluse due vittore come miglior “Small Brewpub of the Year” (2000 e 2005) e “Large Brewpub of the Year” (2006 e 2013). Nel 2003 viene completata una prima espansione del brewpub e nel 2013 viene inaugurata la nuova sede operativa nella vicina città di Tillamook che consente di quadruplicare la produzione portandola da 4.000 a 18.000 ettolitri (2016). E’ qui dove oggi sono prodotte e imbottigliate la maggior parte delle birre; il brewpub di Pacific City è ancora funzionante e viene utilizzato per piccole produzioni stagionali o occasionali disponibili solamente in fusto. Lo scorso anno è stato inaugurato anche un secondo brewpub a Cannon Beach, 100 chilometri più a nord davanti al quale nell’Oceano Pacifico si trova curiosamente un’altra Haystack Rock.
La birra.
I concorsi hanno sempre una valenza relativa, ma sei medaglie al GABF (oro nel 2000 e 2006, argento nel 2004, bronzo nel 1998, 2010 e 2013) sono comunque un ottimo biglietto da visita: parliamo della Tsunami Export Stout, la cui ricetta prevede malti Pale, Chocolate e Black Patent, orzo tostato, orzo in fiocchi, luppoli Magnum e Willamette.
Il suo aspetto è inappuntabile: color ebano scurissimo, prossimo al nero, schiuma cremosa e compatta dalla buona persistenza. Pulizia e finezza non mancano in un aroma moderatamente ricco di orzo tostato e caffè, nocciola, frutti di bosco; in secondo piano c’è anche qualche nota di cioccolato fondente. Al palato è leggermente vellutata ma la sua consistenza non è affatto ingombrante e le permettere un’ottima scorrevolezza. La bevuta è molto semplice e pulita: il dolce del caramello supporta l’amaro del caffe, del cioccolato fondente e delle eleganti tostature: nel finale le note terrose del luppolo affiancano l’amaro del torrefatto. L’alcool scalda in maniera delicata e questa Tsunami, al di là del roboante nome, è in realtà una stout molto bilanciata e facile da bere.
Profumi eleganti, gusto intenso, precisione e definizione, semplicità: ogni cosa al posto giusto. Davvero una gran bella stout questa di Pelican.
Formato 35.5 cl., alc. 7.0%, IBU 45, lotto 08/02/2017, prezzo indicativo 5.00 euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento