mercoledì 6 giugno 2018

Grafters IPA

Ritorna sul blog il birrificio irlandese Rye River fondato a Celbridge nel 2013 da Phelan e Alan Wolfe, entrambi fuggiti da due multinazionali per dar vita ad un proprio progetto indipendente. In sala cottura ha iniziato Alex Lawes, birraio che alla fine del 2017 se n’è andato per dar vita alla propria beerfirm Whiplash. Lo ha sostituito l’americano Bill Laukitis: nato nel Michigan e formatosi bevendo New Holland e Bell’s, ha poi iniziato con l’homebrewing nel corso di un soggiorno in Nuova Zelanda; la sua formazione professionale si è svolta con un corso a birrificio St. James's Gate (Guinness) di Dublino. Nel 2014 è entrato alla Rye River come assistente birraio ed è stato ora promosso ad Head Brewer. 
Rye River sta facendo un rapido percorso di crescita e alla fine del 2016 ha portato la produzione a superare i due milioni di litri all’anno  al ritmo di 6-8 cotte alla settimana su di un impianto da 2500 litri. La produzione è organizzata in tre gamme/marchi:  McGargles, cognome che dovrebbe essere quello dei primi produttori di birra (1709) nella città di Celbridge; Solas, una serie di birre destinate alla grande distribuzione Tesco; Grafters, tre birre realizzate per essere vendute nei punti vendita irlandesi Dunnes. All’inizio del 2018 è stato anche inaugurato il marchio Rye River, birre prodotte occasionalmente in piccoli lotti e in lattina: il debutto è avvenuto con una Belgian Imperial Stout. 

La birra.
Evidentemente il marchio Grafters (Pale Ale, Koelsch-syle e IPA) non è rimasto confinato a quei negozi Dunnes per i quali era stato inizialmente concepito; per lo meno non al di fuori dei confini italiani.  Le birre sono anche arrivati sugli scaffali della grande distribuzione italiana.  Vediamo allora questa Grafters IPA la cui ricetta dovrebbe prevedere l’utilizzo di luppoli Cascade e Vic Secret. La sfida è sempre quella: è possibile bere bene e spendendo “il giusto” acquistando sugli scaffali del supermercato?  Il mezzo litro di questa bottiglia è proposto a 2,99 Euro.
L'immagine inganna un po' ma il suo colore è quello di una classica West Coast IPA: dorato con venature arancio, testa di schiuma generosa, compatta e cremosa, dall'ottima persistenza. Al naso profumi di aghi di pino, pompelmo e arancia, qualche accenno tropicale: si evoca più la marmellata che la frutta fresca, ma il complesso è ugualmente gradevole con un buon livello du pulizia. La sensazione palatale è morbida, con una buona scorrevolezza e il giusto livello di bollicine. In bocca c'è una corrispondenza pressoché perfetta con l'aroma: una base maltata abbastanza leggera (biscotto e caramello), marmellata d'agrumi, una chiusura amara resinosa di buona intensità e media durata che pungola un po' il palato. L'alcool si sente tanto quanto dichiarato (6.5%)  e la bevuta procede senza intoppi anche se non ad altissima velocità. Le manca senz'altro un po' di "sprint" e di fragranza ma la Grafters IPA è pulita e fa il suo lavoro con buona pulizia ed intensità. Per trovarsi sullo scaffale di un supermercato si difende con dignità ed è una opzione da considerare per bere qualcosa di decente con un buon rapporto qualità prezzo. Stiamo parlando di sei euro al litro: con i tempi che corrono in Italia, non ci si può lamentare.
Formato 50 cl., alc. 6.5%, lotto 18038, scad. 01/02/2019, prezzo 2.99 Euro (supermercato)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

3 commenti:

  1. Provata, la trovo una scelta molto valida come rapporto qualità/prezzo/reperibilità.
    Piacevole bevuta.

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  2. Provata oggi per la prima volta , davvero un’ottima IPA .
    Buonissimo anche il rapporto qualità prezzo .

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