BFM, ovvero Brasserie des Franches Montagnes, fondata nel 1997 dall'eclettico Jérôme Rebetez (classe 1974) a Saignelégier, nella Svizzera occidentale, a pochi passi dal confine francese e dal lago di Neuchatel. Jérôme, allora solamente ventitreenne e con studi di enologia alle spalle, aveva appena vinto un concorso svizzero per homebrewers; pieno di entusiasmo ma privo di soldi, si vede aiutare dalla dea bendata. Vince un premio al programma televisivo svizzero "Le rêve de vos 20 ans" e con i soldi intascati mette in piedi il birrificio; non intende però seguire la tradizione tedesca alla quale si rifanno la maggior parte delle birre bevute in Svizzera. A lui piace sperimentare con ingredienti inusuali e, soprattutto, trasferire le sue conoscenze enologhe in ambito brassicolo. Nel 2009 grazie all’arrivo di un nuovo socio investitore il birrificio è stato trasformato in una Société Anonyme e oggi impiega circa 25 dipendenti: è imminente l’inaugurazione di nuovi locali adiacenti a quelli attuali che permetteranno di aumentare la capacità produttiva, della quale una buona parte è destinata all'export verso gli Stati Uniti.
Punta di diamante della produzione BFM è la sour ale Abbaye de Saint Bon-Chien: non deve il suo nome alla tradizione monastica ma ad un gatto, ospite fisso in birrificio sino alla sua morte nel 2002. Il suo nome era “buon cane” (Bon Chien) e alla morte è stato santificato con una birra, per l’appunto Saint Bon-Chien.
Viene prodotta dal 2004 una volta l’anno assemblando con cura il contenuto di numerosi botti: Rebetez ne possiede oggi più di 500 che hanno ospitati diverse varietà di vini e distillati. La classica Abbaye de Saint Bon-Chien viene poi occasionalmente affiancata da edizioni speciali realizzate con il contenuto di una sola botte o dalla versione Grand Cru, un blend fatto con il contenuto di botti speciali come ad esempio rum. L'Abbaye de Saint Bon-Chien del 2005 venne ad esempio realizzata con un blend derivante da una botte ex-grappa, tre di Pinot Noir e sei di Merlot che erano state precedentemente usate per la Saint Bon-Chien del 2004.
Grazie all’importante contenuto alcolico (11%) l’ Abbaye de Saint Bon-Chien è una birra che non teme il trascorrere del tempo e che potete tranquillamente dimenticare in cantina per qualche anno. Splendido esempio ne è questo millesimo 2011 del quale però non ho trovato informazioni sul processo produttivo.
A sette anni dalla messa in bottiglia si presenta di colore ambrato, opaco e non molto luminoso: la piccola schiuma biancastra che si forma è un po’ grossolana e piuttosto rapida a dissolversi. L’aroma è splendido, avvolgente, ricco di amarena e marasca, ribes rosso, vino bianco, legno, mela acerba, legno; c’è una controparte dolce che richiama l’albicocca disidratata e il caramello. L’acetico (mela) è fortunatamente molto in secondo piano. Al palato è perfetta: morbida, quasi “piena”, leggermente oleosa e ancora piuttosto carbonata. La bevuta ripropone l’aroma con identica pulizia ed eleganza: l’asprezza dei frutti rossi è meno evidente e la birra è quasi gently sour, con una componente dolce che chiama in causa vini fortificati, caramello, prugna e frutti di bosco. In sottofondo note legnose e vinose, tannini, un accenno amaricante. L’acetico fa una bellissima virata sul balsamico, la chiusura è secca e riscaldata da una morbida presenza alcolica.
Complessa, elegante ed intrigante, intensa ma soprattutto emozionante questa Abbaye de Saint Bon-Chien 2011: il tempo sembra quasi non averla scalfita e lei si diverte a regalare diverse sfaccettature al variare della temperatura nel bicchiere. Può rinfrescare o riscaldare, a voi scegliere come berla.
Formato 75 cl., alc. 11%, lotto 2, bottiglia nr. 276, scad. 27/06/2021, pagata 17.00 Euro (foodstore, Svizzera) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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