Sono duemila i chilometri che separano Lublino (Polonia) da Dublino (Irlanda) ma basta una birra per accorciare le distanze. Lublin to Dublin è il nome scelto dal birrificio irlandese Carlow/O’Hara (qui la loro storia) e dalla beerfirm polacca Pinta (eccoli qui) per una collaborazione datata 2014 e ripetuta poi negli anni a seguire.
Entrambi possono essere considerati come dei precursori della craft beer revolution nei loro rispettivi paesi: la famiglia O’Hara ha avuto il coraggio di fondare il microbirrificio nel 1996, in un periodo in cui il mercato era un deserto completamente dominato dalle multinazionali. Browar Pinta ha invece realizzato nel 2011 la prima IPA polacca (Atak Chmielu), birra “colpevole” di aver poi ispirato decine di altre beerfirm polacche a gettare quanto più luppolo possibile nei bicchieri.
Non ho trovato notizie su come sia nato questo incontro ma non credo sia importante quanto il risultato: una Foreign Extra Stout (6.5%) prodotta con malti irlandesi, avena e luppoli polacchi, nello specifico Marynka e Lubelski. Nel 2015, ovviamente sempre sugli impianti irlandesi di Carlow, viene invece realizzata una Robust Milk Stout (6%) con anice stellato e lattosio che s’aggiungono agli ingredienti già elencati. La terza collaborazione datata 2016 vede invece un ritorno della Lublin to Dublin Foreign Extra Stout ma con un ABV leggermente ritoccato al rialzo (7%). Lo scorso anno è invece stata realizzata la Lublin to Dublin Rye Stout (6.5%): malti inglesi ed irlandesi, malto di segale (20%), fiocchi di segale e i soliti luppoli polacchi Marynka and Lubelski. Proprio in queste settimane è stata infine commercializzata la nuova Lublin to Dublin 2018, una Turkish Coffee Stout che utilizza caffè appena macinato proveniente dalla Turchia.
Irlanda e Polonia hanno entrambe una tradizione brassicola “scura”: stout irlandesi e baltic porter polacche non hanno certo bisogno di presentazioni. La Lublin to Dublin 2017 si presenta di un bel color ebano scuro sul quale si forma un’impeccabile testa di schiuma cremosa e compatta dalla buona persistenza. L’aroma è pulito e abbastanza intenso: caffèlatte, orzo tostato e fondi di caffè sono i protagonisti su di un palcoscenico che ospita anche note terrose e di cenere. Al palato c’è un leggero eccesso di bollicine ma per il resto il mouthfeel è perfetto: è una stout morbida e quasi cremosa che tuttavia scorre senza nessun intoppo. Il gusto conferma quanto di positivo espresso al naso e disegna una bevuta intensa e ricca, molto pulita ed elegante: il caramello è l'unica controparte dolce ad una bevuta che s'incammina subito nel territorio scuro del torrefatto, del caffè e del terroso: accenni di cenere e di cioccolato amaro non modifica la palette dei colori di una stout "nera", precisa e definita. L'acidità dei malti scuri è solo accennata, i luppoli supportano le tostature ripulendo bene il palato e regalando un finale amaro abbastanza secco e delicatamente riscaldato dall'alcool.
Ogni cosa è al posto giusto in questa stout davvero ben fatta che si lascia bere con grande soddisfazione: una collaborazione ben riuscita che vale la pena d'andare a cercare.
Formato 50 cl., alc. 6.5%, lotto 7216, scad. 28/02/2019.NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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