Secondo appuntamento con la rubrica "Dalla Cantina" dedicata al vintage, alle birre dimenticate in cantina; oggi si tratta di una birra prodotta nel 1983, anno in cui forse molti lettori del blog non erano ancora nati! In verità non si tratta solo di una birra, ma di un pezzo di storia di quello che poi è diventato uno stile brassicolo.
Facciamo prima un salto indietro nel tempo lungo 228 anni: nel 1787 John Courage fonda a Bermondsey, Londra, la Courage & Co rilevando la Anchor Brewhouse.
Il birrificio fu rinominato Courage & Donaldson nel 1797 e, nel 1888, semplicemente Courage; nel 1955 avvenne la fusione con la Barclay, Perkins & Co Ltd. Nel suo massimo splendore, alla fine degli anni ’60, il gruppo aveva 15.000 dipendenti e produceva circa 340 milioni di litri l’anno; nel 1970 il nome fu accorciato in Courage Ltd e, due anni dopo, il birrificio fu acquistato dalla Imperial Tobacco Group Ltd. L’impianto originale (ex Anchor Brewery) fu definitivamente chiuso nel 1981 e la produzione spostata a Reading presso la Simonds' Brewery, anche lei parte del gruppo; una successiva serie di acquisizioni portò il marchio Courage prima nella mani della Scottish & Newcastle (1995) e poi dal 2007 in quelle della Wells & Young’s Brewing Company che ancora oggi ne detiene i diritti.
Tra le birre prodotte dalla Courage verso la fine del diciottesimo secolo vi era anche una porter dall'elevato contenuto alcolico destinata all'esportazione verso la corte dell’imperatrice Caterina di Russia, dove queste birre erano particolarmente richieste ed apprezzate. Ovviamente a quel tempo la birra non era chiamata "Imperial Russian Stout", con i due aggettivi che iniziarono ad apparire sulle etichette dei produttori inglesi solo successivamente (si pensa al 1821 per "imperial" e al 1921 per "russian"); per chi volesse approfondire segnalo le meticolose ricerche di Martyn Cornell, sulle cui pagine troverete anche documenti storici per sfatare la credenza che queste birre avessero una gradazione alcolica elevata solo per sopravvivere al lungo viaggio in nave verso la Russia.
Nel 2011 Wells & Young decide di ritornare a produrre la Russian Imperial Stout di Courage, la cui produzione era di fatto cessata nel 1993, se si eccettua un cask prodotto in un birrificio segreto in Scozia che apparve al GBBF del 2003. Oltre a quella di Wells & Young, prodotta una volta l'anno, potete provare la versione di Thornbridge che si basa sulla ricostruzione di una ricetta di Courage datata 1850.
Ci sarebbe tanto altro da dire sulla Courage Russian Imperial Stout, sulla storia delle Russian Imperial Stout in generale e anche sulla Harveys Extra Double Stout (alias Le Coq) che ha tra l'altro un pezzo di storia in comune con Courage, ma non voglio dilungarmi e passo dritto al sodo.
La Courage Russian Imperial Stout è una di quelle poche birre che riescono ad invecchiare per molti anni restando (con discreta probabilità) ancora bevibili. L'etichetta della bottiglia in questione, millesimo 1983, non riporta indicazioni sul luogo di produzione; ci sono invece scritte in italiano, segno che la birra veniva importata anche nel nostro paese, con una data di scadenza di fine 1986.
Al momento di stappare una bottiglia prodotta quanto tu avevi solo undici anni l'emozione viaggia di pari passo con il timore: ignoro dove e come sia stata conservata in tutti questi anni. In cantina al buio e la fresco? Sul ripiano di una libreria di un'appartamento dove in estate si raggiungono 35 gradi? Nella vetrina esposta al sole di un qualche negozio di vintage? Il rischio di trovarsi nel bicchiere venticinque centilitri di salsa di soia imbevibile è concreto ma al tempo stesso contribuisce ad aumentare l'emozione che accompagna lo stappo.
Per fortuna i primi segnali sono incoraggianti; l'interno del tappo (vedi foto qui sopra) mostra i segni del tempo ma l'aroma è buono, oserei dire quasi ricco di dolci sensazioni vinose ossidate e liquorose. Porto, sherry, uva passa, prugna, pelle e cuoio, caramello, persino una suggestione di cioccolato; la salsa di soia c'è, ma è molto leggera e per nulla fastidiosa, accompagnata da dei sentori di carne. Nessuna sorpresa invece per quel che riguarda l'aspetto: niente schiuma, solo qualche bolla grossolana che si adagia stanca ai bordi del bicchiere; il suo colore è un mogano piuttosto torbido e spento. Procedo con un primo piccolissimo sorso, anch'esso un po' timoroso: l'aroma mi ha confortato ma è meglio non fidarsi di quello che sta per arrivare in bocca.
Inizialmente il gusto risulta meno intrigante dell'aroma ma è sufficiente lasciare la birra riposare per diversi minuti nel bicchiere per spalancare un'interessante ventaglio di sapori ed emozioni che corrispondono quasi in pieno all'aroma. Predomina la sensazione di vino liquoroso, ossidato (porto, sherry) con leggere note di cuoio e salsa di soia, asperità che si presentano in un sorso per poi scomparire - come per magia - in quello successivo; la bevuta è dolce ma c'è ancora un latente ricordo dell'amaro di un tempo che mi fa pensare al pane abbrustolito.
La dolcezza è stemperata dall'acidità dei malti scuri e dall'alcool, morbido ma sempre presente: più che una birra, si tratta di un liquore da sorseggiare con parsimonia. Il finale è lievemente salato, ma anche questa è una sensazione che non è sempre presente: a volte viene sostituita da un'impressione di tabacco o di cioccolato. Rimane un lungo retrogusto dolce e morbido, etilico, che mi riporta dove la birra era iniziata, nel territorio dei vini liquorosi.
Si spengono le luci, resta il sedimento di lievito sul fondo della bottiglia fotografato qui a fianco. Che altro dire su di una birra che ha trentadue anni? Sicuramente una bevuta complessa e molto interessante, ancora gratificante ma indubbiamente più "didattica" ed emotiva che edonistica. La birra è perfettamente bevibile e buona, sorprendendoti con la magia di profumi e sapori che vanno e vengono, spariscono e poi riappaiono a (quasi) ogni sorsata: al punto che alla fine quasi ti dispiace di averla svegliata dal suo sonno trentennale solo per averla fatta sparire per sempre.
Formato: 25 cl., alc. 9.5%, lotto 1983, scad. 12/1986.
Stupenda recensione per una birra carica di ricordi dei bei tempi andati...
RispondiElimina