Non so se si possa già parlare di “moda” ma da qualche anno, in questi mesi, arrivano dai birrifici italiani sempre più birre prodotte con il luppolo appena raccolto, le cosiddette “Fresh Hop”, che vengono anche alternativamente chiamate “Harvest Hop” o “Wet Hop”: i tre termini sono praticamente equivalenti. Giusto ieri Cronache di Birra ha presentato una piccola carrellata di quelle che stanno arrivando nei pub proprio in questi giorni; anche in Italia si è da qualche anno iniziato a coltivare luppolo e c’è disponibilità di materia prima sufficiente a realizzare questo tipo di birre.
Non esiste ovviamente una definizione categorica di “Fresh/Harvest/Wet Hop”, se non che i luppoli devono essere utilizzati entro pochissimi giorni (24/48 ore) dalla loro raccolta; i birrifici che si trovano vicino ai luppoleti sono fortunati e possono a volte utilizzare luppolo raccolto solamente qualche ora prima o, nei casi più estremi, qualche minuto prima! Le distanze tra i paesi europei non rappresentano comunque un ostacolo insormontabile a realizzare queste birre, se non quello “economico”: è infatti sufficiente recarsi con un furgone nelle zone di raccolta del luppolo per rientrare poi in Italia in giornata con dei luppoli freschi da poter utilizzare. In alternativa si può sempre ricorrere a costosi trasporti aerei come nel caso (estremo) di Sierra Nevada che realizza ogni anno la propria Southern Hemisphere Harvest con luppoli appena raccolti sul continente oceanico.
Pare che il primo esempio di “Fresh Hop Ale” risalga al 1992 quando in Inghilterra il birraio Trevor Holmes della Wadworth Brewery (Devizes, Wiltshire) ebbe l’idea di provare ad utilizzare del luppolo appena raccolto anziché quello secco; da allora, tutti gli anni, un addetto del birrificio si reca in una vicina fattoria alle 6 del mattino a prelevare il luppolo appena raccolto che viene utilizzato nel bollitore qualche ora più tardi. Gli americani avrebbero iniziato qualche anno più tardi: la prima (1996) dovrebbe essere stata la ora defunta Yakima Brewery (sfruttando la sua posizione privilegiata a soli 50 chilometri da un campo di luppolo) imitata nello stesso anno da Sierra Nevada, che dovette però ricorrere a una spedizione urgente via aerea.
Negli ultimi anni, soprattutto negli Stati Uniti, il fenomeno delle “fresh hop” beer è esploso, con festival ed eventi completamente dedicati alle birre prodotte con luppolo fresco. Nella Yakima Valley si produce la maggior parte del luppolo statunitense; la raccolta avviene ogni anno all’inizio di settembre o dintorni, un periodo già estremamente frenetico nel quale vanno anche organizzate le spedizioni via aerea a quei birrifici che devono produrre le birre col luppolo fresco e devono riceverlo il giorno successivo alla raccolta.
Per un birraio la sfida principale nel fare una birra utilizzando esclusivamente luppolo fresco consiste essenzialmente nelle scarse informazioni sulla materia prima, che arriva freschissima ma senza quelle precise indicazioni (alfa e beta-acidi, olii essenziali, etc) necessarie per elaborare la ricetta. Ci si basa allora sull’esperienza maturata con le birre realizzate gli anni precedenti, oppure testando i fiori di luppolo letteralmente “sulla pelle”, annusandoli, strofinandoli e cercando di capirne le caratteristiche tastandoli o "strizzandoli" con le dita. Non tutte le cosiddette “Fresh Hop” sono prodotte al 100% con luppolo fresco; spesso questi sono utilizzati solamente per il dry-hopping, abbassando notevolmente il rischio di fare una birra diversa da quanto voluta e sfruttando le proprietà aromatiche dei fiori raccolti da poche ore.
Per "celebrare" la stagione della raccolta del luppolo 2015 ho scelto quest'anno la versione Fresh Hop della Re Hop di Toccalmatto, disponibile da qualche settimana e realizzata con Cascade fresco raccolto nell'Azienda Agricola Fre di Carrù (Cuneo). L'azienda (anche beerfirm) ha iniziato la coltivazione di luppolo cinque anni fa, rendendosi già protagonista della birra MeM, realizzata assieme a Baladin con il Cascade autoprodotto.
Non bevevo la Re Hop da qualche anno e la prima cosa che mi colpisce (in positivo) è la differenza nel colore con la bottiglia stappata nel 2012. Fortunatamente molto più chiara la versione attuale (malto pils), opportunamente "aggiornata" per restare al passo coi tempi. Perfettamente dorata e leggermente velata, forma un bel cappello di schiuma bianchissima, fine e cremosa, dall'ottima persistenza. Il mix di luppoli è stato modificato più volte nel corso degli anni; questa bottiglia viene prodotta con Cascade e Saaz. Siamo di fronte ad un'American Pale Ale e non ad bomba di luppolo; ci sta quindi che l'aroma non sia esplosivo, nonostante il luppolo fresco utilizzato, e che persegua piuttosto l'eleganza e la pulizia. In bell'evidenza c'è un bouquet che si compone di agrumi (cedro, mandarino, arancia, limone), frutta tropicale (ananas e mango), accenni di sentori vegetali e "dank" che ricordano alla lontana la marijuana: birra in bottiglia da poche settimane, con fragranza e freschezza sugli scudi. Caratteristiche che si confermano anche al palato, in una birra delicata e molto bilanciata, che parte da una leggera base malata (crackers, miele) a supporto della generosa luppolatura che dispensa frutta tropicale (ananas) ma soprattutto agrumi, pian piano protagonisti della bevuta in un bel finale amaro e zesty (cedro, pompelmo, limone) con qualche breve sconfinamento in territorio resinoso e "dank". Grande pulizia al palato, birra ruffiana quanto basta che evapora dal bicchiere in tempi rapidissimi con l'aiuto di una carbonazione bassa (forse un po' troppo, per il mio gusto), un corpo leggero e un'ottima attenuazione a garantire un ottimo potere rinfrescante e dissetante. Formato da 33 decisamente insufficiente per questa "quasi" session beer che potreste tranquillamente bere serialmente senza mai stancarvi. Essendo una "fresh hop" va bevuta subito e non tra qualche mese: se volete assaggiarla cercatela prima che perda la sua stessa ragione di esistere.
Formato: 33 cl., alc. 5%, lotto 15049, scad. 25/09/2016, pagata 4.80 Euro (birrificio).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Molto interessante questa recensione! Complimenti!
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