Continua il viaggio all’interno della craft beer revolution austriaca: dopo un microbirrificio e alcuni prodotti “crafty” è il turno di una beerfirm, fenomeno al quale anche l’Austria non si è sottratta. Parliamo di Brew Age, fondata a Vienna da quattro soci: Johannes Kugler (birraio), Michael e Thomas Mauer (commerciali), Raphael Schröer (amministrazione).
Nel 2006 Johannes ha un lavoro che lo occupa dalle sei del mattino alle due e ne approfitta, assieme all’amico Thomas, per dedicare il resto del pomeriggio a provare a fare la birra in casa: l’hobby velocemente si espande e le pentole conquistano tutto lo spazio del garage. L’anno successivo i due vorrebbero già trasformare l’hobby in una professione ma coscienziosamente decidono invece di iniziare a studiare, iscrivendosi all’università di Weihenstephan. Il progetto birrificio rimane nel cassetto sino al 2012 quando i quattro soci stanno per acquistare un impiantino da un paio di ettolitri di capacità: un ultimo ripensamento, soprattutto riguardo alla propria mancanza d’esperienza nella gestione di un birrificio, li fa optare per l’opzione beerfirm e decidono realizzare le proprie ricette assieme al birraio Reinhold Barta sugli impianti del birrificio Gusswerk di Hof bei Salzburg, già passato sul blog in questa occasione.
Brew Age debutta a marzo 2014 e, l’anno successivo, il popolo di Ratebeer lo elegge come miglior nuovo birrificio austriaco. Si parte con un’American Pale Ale, una classica Vienna, una Black IPA che vengono affiancate da un Barley Wine, produzione invernale. La scelta di non partire con un impianto molto piccolo si rivela azzeccata: 800 gli ettolitri prodotti nel 2015 e quasi 1500 quelli dell’anno da poco terminato; nel futuro a lungo termine il desiderio di aprire finalmente il proprio birrificio nei dintorni di Vienna. Nel futuro più immediato ci sono gli invecchiamenti in botte e la produzione di birre acide: è il lascito di un periodo di praticantato che il birraio Johannes Kugler ha svolto in California presso Firestone Walker.
Le birre.
Hopfenauflauf, la "casseruola di luppolo": questo il nome scelto per un'American Pale Ale la cui ricetta prevede malti Pilsner e Caramello, luppoli Chinook, Citra e Centennial. Oro antico, leggermente velato: poca schiuma, biancastra, cremosa e compatta, discreta persistenza. La bottiglia è nata a settembre 2016 e proviene dalla grande distribuzione: un mix di fattori che potrebbe rivelarsi letale. Le prime ossidazioni si rivelano già al naso; scarsa intensità, marmellata d'agrumi, caramello, formaggio. Non manca neppure un po' di diacetile. Il gusto prosegue in linea retta confermando le impressioni di una birra molto stanca: caramello, biscotto e marmellata d'agrumi per una bevuta dolce che termina con un amaro vegetale poco pungente e poco incisivo. Molto poco secca, palato sempre avvolto da una lieve patina burrosa: l'intensità ci sarebbe, sopratutto quella fruttata, ma è ovviamente compromessa dall'assenza di freschezza. Cinque i mesi dall'imbottigliamento ma sembrano molti, molti di più: difficile farsi un'opinione veritiera, sarebbe da ritrovare molto più fresca.
La Double IPA chiamata Affenkönig (il Re Luigi ne Il Libro della Giungla) viene presentata il 13 marzo 2015 per festeggiare il primo compleanno della beerfirm. Stessi malti (Pilsner e Caramello), luppoli Amarillo, Citra, Columbus e Galaxy per una birra che si presenta ambrata con venature dorate ed un generoso cappello di schiuma ocra, fine e compatta, dall'ottima persistenza. Anche questa bottiglia è nata lo scorso settembre e l'aroma è purtroppo segnato dal tempo: l'alcool accompagna stanchi profumi floreali, di caramello e marmellata d'agrumi. In assenza di freschezza, c'è un pochino di formaggio. Al palato è morbida ma un po' pesante e la scorrevolezza, anche se stiamo parlando di una birra dal robusto contenuto alcolico (8.2%), non è ottimale. L'interpretazione dello stile si colloca esattamente all'opposto delle mie preferenze: si usa il dolce del caramello per bilanciare la generosa luppolatura. Qualche nota biscottata e la frutta tropicale (mango e papaia) anticipano un amaro vegetale piuttosto fiacco che non spicca. Il risultato è una Double IPA poco attenuata e molto dolce, con caramello e marmellata che fagocitano l'amaro: la mancanza di freschezza, caratteristica fondamentale per questo tipo di birre, le dà il colpo di grazia. Non ci sono evidenti difetti, ma non è la birra che vorresti trovare nel bicchiere.
Difficile farsi un'opinione realistica su queste due birre che hanno evidentemente già superato il punto di non ritorno: cinque mesi sono tanti ma non tantissimi, il risultato è comunque poco soddisfacente, benché entrambe si riescano ancora a bere. In ogni caso due interpretazioni "1.0", se mi passate il paragone con il mondo informatico: nella maggioranza dell'Europa, Italia inclusa, ci siamo già evoluti verso interpretazioni di IPA molto più snelle e secche, meno ingombranti. E se vogliamo parlare solo della scena austriaca, c'è Bevog che andrebbe preso ad esempio.
Nel dettaglio:
Hopfenauflauf: 33 cl., alc. 5.4%. IBU 35, lotto 13/09/2016, scad. 10/07/2017, 1,99 Euro (supermercato)Affenkönig: 33 cl., alc. 8.2%, IBU 70, lotto 22/09/2016, scad. 19/07/2017, 2.49 Euro (supermercato)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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