domenica 12 febbraio 2017

Wieselburger Schwarzbier

Wieselburg, comune austriaco a metà strada tra Linz e Vienna: qui nel 1770 Josef Schauer acquistò un piccolo birrificio preesistente iniziando un piano di espansione che fu poi portato a termine dai numerosi altri proprietari che gli succedettero. Nel 1921 il birrificio Kaltenhausen, la Linzer Aktienbrauerei, i birrifici Poschacher di Linz e Salzkammergut di Gmunden formarono assieme alla Wieselburger Aktienbrauerei il gruppo Österreichische Brau AG. Dopo alcuni anni vennero acquistate la Niederösterreichische Obstverwertung und Brauerei GmbH, il birrificio Liesing, la Bürgerliches Brauhaus di Innsbruck, il birrificio Reutte, la Vereinigte Tiroler Brauereien Kundl-Jenbach, il birrificio Sternbräu di Salisburgo e la  Aktiengesellschaft der Brunner Brauerei. 
Lo "shopping" continuò con l'acquisizione della  Aurolzmünster Gräflich Arco-Valley’sche Brauerei, della Klosterbrauerei di Engelszell, della Löwenbrauerei di Innsbruck e del 40% del birrificio Zipf.  La società, con sede legale a Linz, cambiò più volte nome a seguito delle fusioni con il birrificio Zipf (1970) e con la Schwechater Brauerei (1978).
La denominazione attuale Brau Union Österreich AG risale al 1993 quando avvenne la fusione tra la Österreichische Brau AG (ovvero tutta la storia appena raccontatavi) e la Steirerbrau. Dopo aver acquisito il 33% del birrificio Schladming, la Brau Union venne fagocitato nel 2003 dal gruppo Heineken per 769 milioni di euro: si formà allora  il più grande produttore di birra dell'Europa centrale ed orientale, che oggi controlla il  60% del mercato austriaco (nove milioni di ettolitri circa) con sette siti produttivi, e una quindicina di marchi tra i quali, oltre a quelli di Heineken, ci sono Edelweiss, Gösser, Kaiser, Puntigamer, Reininghaus, Schladminger, Schlossgold, Schwechater, Wieselburger e Zipfer: praticamente quasi tutto quello che trovate da bere nel locali dell'Austria!

La birra.
Stammbräu, Gold, Spezial e Schwarzbier: sono queste le quattro birre a marchio Wieselburger: quest'ultima si presenta nel bicchiere di color ebano scuro con una generosa schiuma cremosa e compatta, dall'ottima persistenza. Impeccabile l'aspetto, molto meno entusiasmante l'aroma che, in assenza di fragranza, presenta comunque i classici profumi di pane nero, pumpernickel e caramello, con le note dolciastre di quest'ultimo che introducono quelle del mirtillo sciroppato. Il gusto si muove sullo stesso percorso con qualche passaggio a vuoto che si traduce in un eccesso di acquosità; pane nero, leggere tostature e qualche accenno di caffè rappresentano le note positive di una bevuta in cui affiora troppo di frequente una nota caramellosa piuttosto dolce e artificiosa. Chiude in tono minore con le tostature del pane che affondano nell'acqua: l'intensità, sino ad allora discreta, subisce un crollo in verticale. Ovviamente facile da bere, poche bollicine, morbida al palato: bevuta bilanciata nella quale il DNA industriale porta via qualsiasi possibilità di emozioni e di fragranza. E con un rapporto qualità prezzo per nulla favorevole.
Formato: 50 cl., alc. 4.8%, lotto 403G.2, scad. 04/2017, prezzo indicativo 1,95 Euro (Supermercato, Austria).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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