Appuntamento numero tre con il birrificio canadese Unibroue che vi avevo presentato giusto in questa occasione: è stato fondato nel 1990 da André Dion e Serge Racine che si sono poi avvalsi di alcuni consulenti belgi per la realizzazione delle ricette. Gino Vantieghem prima e Paul Arnott (un passato a Chimay) hanno contribuito a dare al birrificio quel DNA belga che il fondatore Dion voleva. Nel 2004 Unibroue venne acquistata dal birrificio canadese Sleeman il quale, due anni dopo, passò nelle mani giapponesi di Sapporo per 400 milioni di dollari. Il birraio è Jerry Vietz, in Unibroue dal 2003. Dopo l’ottima tripel La Fin du Monde e la meno riuscita Don de Dieu, vediamo il birrificio canadese alla presa con altre due Belgian Strong Ales.
Partiamo dalla Maudite, prodotta per la prima volta nel 1992 e definita una “Strong amber-red ale”: il birrificio informa anche che si tratta della prima birra “forte” (qualsiasi cosa voglia dire questa parola) commercializzata nello stato del Quebec. Il nome prende spunto dalla popolare leggenda francese su di un nobile chiamato Gallery che amava cacciare e, causa di questa passione, non andava mai alla messa domenicale. Per questo peccato, fu condannato a volare in eterno nel cielo notturno, inseguito da cavalli e lupi. Quando i francesi arrivarono in Canada, le loro leggende si mescolarono a quelle degli indiani e la leggenda del cacciatore Gallery fu accostata a quella indiana della “canoa volante”. Otto boscaioli si trovavano ubriachi a trecento miglia di distanza da casa nel corso dell’ultima sera dell’anno: per tornare dalle proprie famiglie fecero un patto col diavolo in modo da far volare la propria canoa (Chasse-Galerie). L’unica condizione imposta dal demonio fu che i viaggiatori non dovevano né nominare il nome di Dio né toccare, con la canoa volante, nessuna delle croci poste sui campanili delle chiese. In caso contrario, il diavolo si sarebbe preso le loro anime: gli uomini iniziarono a vogare nell’aria, la canoa arrivò rapidamente a Montreal e furono in grado di festeggiare l’anno nuovo danzando e bevendo con i propri cari. Terminati i festeggiamenti, i boscaioli risalirono sulla canoa per rientrare sul luogo di lavoro prima del sorgere del sole: gli eccessi dell’alcool e una notte priva di luna resero molto difficile il viaggio di ritorno. La canoa attraversò una tempesta di neve, sfiorò la croce sul campanile di una chiesa e, spaventato, uno dei viaggiatori iniziò a bestemmiare il nome di Dio: terrorizzati dalla paura di perdere l’anima, gli occupanti persero il controllo della canoa che si schiantò contro un grosso pino. Ci sono diversi finali della leggenda: il più comune racconta che gli uomini furono condannati a volare in eterno con la canoa all’inferno e ad apparire nel cielo terrestre ogni notte di capodanno. L’etichetta della birra è una riproduzione quasi fedele del dipinto di Henri Julien chiamato La Chasse-galerie (1906).
Quasi limpida, di colore ambrato con riflessi oro antico: la schiuma ocra è cremosa e compatta ed ha una buona persistenza. Frutta secca (nocciola in primis), caramello, biscotto e zucchero candito disegnano un aroma piacevole e delicatamente speziato che viene però un po’ sporcato da qualche nota fenolica di plastica. Molto carbonata, al palato scorre vivace e senza intoppi, nascondendo abbastanza bene la sua gradazione alcolica (8%). Il gusto ripropone nel bene e nel male l’aroma: biscotto, caramello, zucchero candito, frutta secca e qualche passaggio fruttato che richiama l’uvetta. L’attenuazione è ottima, c’è tuttavia una discreta astringenza che rovina un po’ il finale nel quale s’affaccia per un breve istante la mandorla amara. Un delicato tepore di frutta sotto spirito accompagna il retrogusto di una strong ale monotematica con qualche imprecisione di troppo che ne pregiudica un po’ la piacevolezza. Peccato. Il birrificio le dà un potenziale d’invecchiamento che va dai cinque agli otto anni.
Passiamo ora alla Trois Pistoles, che il birrificio dichiara essere una “Abbey Style Strong Dark Ale”, prodotta a partire dal 1997. Anche qui ci sono di mezzo le leggende, in particolare quelle nate nei dintorni dell’omonimo paesino del Quebec, e anche qui ci sono diverse versioni della stessa storia. Quella che riguarda Trois Pistoles racconta di un vescovo desideroso di costruire una chiesa in un paese che ne era ancora sprovvisto: l'unico problema era far arrivare sul posto le pietre necessarie. Una notte gli apparve una donna ad annunciargli che sarebbe arrivato ad aiutarlo un cavallo, a condizione che non gli fossero mai levate le briglie: la mattina successiva il vescovo trovò effettivamente uno stallone nero ad aspettarlo fuori dalla propria casa. Consegnò il cavallo agli operai che iniziarono ad utilizzarlo: lo stallone trainava un'enorme carrozza piene di pietre senza fare nessuna fatica. Viaggio dopo viaggio furono aggiunte dagli uomini sempre più pietre ma l’animale continuava a trascinarle senza sforzi finché un giorno un operaio slegò per errore il cavallo, che scappò via. Il vescovo cercò di fermarlo facendo il segno della croce: apparvero tuoni, fiamme e il diavolo riportò il cavallo all’inferno, da dove proveniva. La costruzione della chiesa fu interrotta e ancora oggi si può vedere che su di un muro della chiesa di Trois Pistoles raffigurata in etichetta, manca un mattone.
Quadrupel o Belgian Strong Dark Ale, lascio a voi scegliere il nome che preferite: classico colore tonaca di frate, schiuma cremosa e compatta, dall'ottima persistenza. Il naso parla di pera e mela, biscotto, zucchero candito, prugna, una delicata speziatura che richiama il coriandolo, zucchero candito: l'intensità è notevole ma gli esteri fruttati sono un po' "sparati" e fuori controllo. La sensazione palatale trova un ottimo equilibrio tra la vivacità conferitale dall'elevata carbonazione ed un "fondo" morbido che accarezza il palato. Con una corrispondenza quasi perfetta con l'aroma, il gusto parla di caramello e biscotto, uvetta, prugna sciroppata, pera e mela: dolce ma ben attenuata, priva di amaro, chiude con una punta d'astringenza. Il finale è caldo, etilico, ricco di frutta sotto spirito. Valgono più o meno le stesse considerazioni fatte per la Maudite: livello buono ma non eccelso, qualche imprecisione di troppo e, nel caso specifico, esteri un po' fuori controllo.
Nel dettaglio:
Maudite, formato 34,1 cl., alc. 8%, IBU 22, lotto FH06151659Q.Trois Pistoles, formato 34,1 cl., alc. 9%, IBU 15,5, lotto K14151749Q (ottobre 2015)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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