Il birrificio svedese Stigbergets è stata una delle più interessanti novità arrivate in Italia negli ultimi sei mesi, grazie soprattutto ad una serie di birre luppolate davvero ben fatte che, in alcuni casi, mi dicono rappresentino dignitose interpretazioni europee di quelle New England / Juicy IPA americane che tanto vanno di moda oggi.
Ma Stigbergets (e la sua stessa beerfirm O/O) non è solo quello: aperto a cavallo tra 2012 e 2013 come costola del ristorante del Hagabion di Göteborg, il birrificio guidato dal birraio e co-fondatore Olle Andersson tocca con la sua gamma produttiva non solo la tradizione anglosassone ma anche quella belga e tedesca.
La novità più interessante per tutti i beergeeks è forse quella uscita qualche settimana fa: Barnaby Struve, ex-vice presidente del birrificio americano Three Floyds, si è infatti trasferito in Svezia per lavorare come birraio – inizialmente per un periodo di prova – proprio da Stigbergets. I Three Floyds non rilasciano molti comunicati stampa ed anche in questo caso non sono state rese note le ragioni di una separazione che è tuttavia iniziata già una ventina di mesi fa quando Struve, per problemi personali, era di fatto divenuto solamente un consulente esterno del birrificio. “Andare in Svezia è un grosso cambiamento – ha dichiarato – e quindi voglio essere sicuro della mia decisione prima di prendere l’impegno. Sono un birrificio molto piccolo, hanno solo otto dipendenti.”
Torniamo a Stigbergets: hype europeo ai massimi livelli per quel che riguarda le Juicy IPA, ma le altre birre? Se il Belgio è il vero banco di prova per un birrificio, eccomi a testare una Saison prodotta in Svezia; il birrificio ne produce più di una, la Hitchhiker Saison (5.5%), la Stigbergets Saison e, come beeefirm di se stessa la O/O Bohemia (5%) e la O/O New World Saison (7,3%).
Nessuna informazione sugli ingredienti utilizzati se non che hanno origine biologica. La Stigbergets Saison ha vinto il primo premio nella categoria di riferimento al Gothenberg Beer & Whiskey Festival del 2016. Avevo in verità intenzione di fare un confronto tra questa e la Deville Hoppy Saison di Hammer presentata sul blog ieri; pensavo che anche il birrificio svedese avesse scelto di luppolare piuttosto generosamente la propria Saison, ma si tratta invece di un’interpretazione piuttosto classica e quindi non ha alcun senso fare dei paragoni.
Detto questo, la Saison di Stigbergets si presenta nel bicchiere dorata ma di una limpidezza piuttosto inquietante; la schiuma è invece cremosa e compatta, “croccante” ed ha una buona persistenza. L’aroma nel complesso è piuttosto pulito ma alquanto carente in quel carattere rustico che una Saison dovrebbe sempre avere: spezie (pepe bianco, coriandolo), scorza d’arancia, crosta di pane, un accenno terroso. La carbonazione non particolarmente elevata non l’aiuta ad acquistare vivacità nemmeno al palato: scorre fin troppo liscia e innocua in uno scenario rassicurante e privo di sussulti fatto di crosta di pane e miele, una delicata speziatura, un finale piuttosto timido caratterizzato da un velocissimo passaggio amaricante di scorza d’arancio e terroso. Il gusto convince ancor meno dell’aroma e all’innalzarsi della temperatura emerge anche una lieve presenza di diacetile.
All’antitesi del rustico, la Saison di Stigbergets si beve senza sussulti e senza emozioni: discreta, poco secca e quindi meno dissetante del previsto, facile da bere quanto da dimenticare.
Formato 33 cl., alc. 5.5%, lotto 531, scad. 05/10/2017, prezzo indicativo 4.50 Euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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