Lo scorso gennaio il birrificio inglese Thornbridge ha annunciato l’abbandono delle bottiglie da mezzo litro, il classico formato inglese, in favore di quello da 33 centilitri utilizzato da quasi tutti i birrifici protagonisti della UK craft beer revolution: una scelta, dicono, guidata dalle richieste dei clienti. Questi ultimi sono però da intendersi come bar e distributori, più che utenti finali. Se la scelta può essere comprensibile per birre dall’alto contenuto alcolico (Bracia), lo stesso non si può dire per quelle da bere in grandi quantità come ad esempio Kipling, Jaipur, Chiron; il sospetto è – purtroppo – che il passaggio dalle bottiglie più piccole consentirà al birrificio e ai rivenditori di aumentare la propria marginalità, visto che difficilmente il bevitore pagherà lo stesso prezzo al litro. Il nuovo formato è sicuramente appropriato per la nuova imperial stout chiamata Eldon che Thornbridge lancia a febbraio 2016 e che affianca la storica Saint Petersburg.
Il nome fa riferimento all’Eldon Hole che si trova all’interno del Peak District National Park nel Derbyshire. La cavità, profonda una sessantina di metri, fu percorsa per la prima volta nel 1780 dal signor Lloyd che pubblicò poi il racconto della sua avvenuta nel libro On foot through the Peak di James Croston. L’Eldon Hole è una delle principali attrazioni del parco ed ha fatto nascere diverse leggende: la prima narra di un’oca che, avventuratasi nella cavità, scomparve per riapparire qualche giorno dopo in una caverna di Castleton a ben cinque chilometri di distanza; anche il racconto di Lloyd parlava di un corso d’acqua sotterraneo che scorreva alla base della cavità, ma nessun esploratore ne ha mai trovato traccia. Nel quindicesimo secolo un uomo vi si calò legato da una corda lunga un miglio ma non riuscì a toccare il fondo; un secolo dopo un altro uomo tentò la discesa per risalire poco dopo in preda al terrore ed incapace di parlare. Morì pochi giorni dopo, e da allora si pensò all’Eldon Hole come al rifugio del diavolo, ad una porta d’accesso all’inferno.
Eldon, Bourbon Oak Imperial Stout: non si tratta di un birra invecchiata in botte ma prodotta con chips di rovere imbevute nel bourbon e, come segnalato in etichetta, vaniglia. Si presenta di colore ebano scurissimo, quasi nero, con un bel cappello di schiuma cremosa e compatta, dalla buona persistenza. L’aroma è piuttosto dolce, a tratti quasi sciropposo: a melassa, vaniglia, ciliegia e frutti di bosco “rispondono” accenni di tostature, cioccolato e soprattutto caffè in chicchi. La sensazione palatale privilegia la scorrevolezza sacrificando la morbidezza: il corpo è medio e la consistenza piuttosto leggera è più simile all’acqua che all’olio. Al gusto c'è una buona corrispondenza con l'aroma: si parte con il dolce di caramello e melassa, uvetta, vaniglia e fruit cake, le tostature partono in secondo piano per aumentare leggermente d'intensità ma è sopratutto il caffè a portare equilibrio. Davvero difficile pensare che non sia annoverato tra gli ingredienti. Non c'è legno ma è il calore del bourbon ad attraversare tutta la bevuta con il suo calore per poi riscaldarla con maggior vigore nel finale, ricco di caffè, tostature e cioccolato.
Considerata la gradazione alcolica non eccessiva (8%), la Eldon di Thornbridge è un'imperial stout molto intensa ma un po' incompiuta: pulita ma non del tutto amalgamata, con dolce e amaro che viaggiano a tratti su due binari paralleli senza mai incontrarsi e qualche spunto dolce sciropposo un po' eccessivo. Consistenza un po' esile per il mio gusto ma livello abbastanza buono: le chips imbevute di bourbon non sono ovviamente la stessa cosa di un passaggio in botte.
Formato: 33 cl., alc. 8%, scad. 05/02/2018, prezzo indicativo 5.00 Euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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