venerdì 15 giugno 2012

Cochonnette

Prende il nome dalla sua stessa essenza, la Brasserie à Vapeur; si tratta infatti di uno degli ultimi esempi al mondo di birrificio "a vapore" ancora operativi. Situato a Pipaix/Leuze-en-Hainaut, a pochi chilometri da Tournai, nasce raccogliendo l'eredità (e l'edificio) della Brasserie Cuvelier aperta all'inizio del 1800.  Birrificio ed edificio sembravano abbandonati al destino che ha determinato la scomparsa di più di 3000 birrifici esistenti in Belgio agli inizi del 1900. Jean-Louis Dits era un insegnante di storia, con un grande amore per la tradizione del proprio territorio;    produceva già birra in casa,  amatorialmente, e nel 1984 decide di acquistare il birrificio dall'ultimo proprietario, Gaston Biset. La Brasserie à Vapeur funziona ancora oggi grazie al grande motore a vapore costruito nel 1885, mentre gran parte delle attrezzature risalgono al periodo tra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Jean-Louis fu inizialmente aiutato dalla moglie Anne-Marie Lemaire, un' ex-insegnante di biologia che, come segnala Michael Jackson nel suo Great Beers of Belgium, rimase tragicamente uccisa in un incidente avvenuto proprio all'interno del birrificio. Attualmente con  lui lavorano le  sue due figlie e la seconda moglie Vinciane Corbisier. Solamente quattro le birre attualmente prodotte, in quasi trent'anni di storia, in forte contrasto con la tendenza attuale di molti birrifici "contemporanei" di produrre decine di birre diverse all'anno; nel 1992 viene brassata per la prima volta La Cochonne, rinominata poi Cochonnette nelle bottiglie da 33 centilitri, con la divertente etichetta disegnata dal fumettista belga Louis-Michel Carpentier, collaboratore fisso del birrificio proprio da quell'anno ed autore anche di tutta la parte grafica dell'amatoriale sito internet. La Cochonne  viene prodotta con l'utilizzo, tra l'altro, di cicoria, coriandolo e scorza d'arancio. L'aspetto non è evidentemente il suo punto forte; nel bicchiere è di un nebuloso color ambra carico, con una schiuma molto generosa, color ocra, che però scompare quasi immediatamente come se fosse quella di una qualsiasi bibita gassata. La bottiglia che abbiamo degustato ha come scadenza dicembre 2012, e si tratta quindi di un esemplare con qualche anno di vita alle spalle che però ha mantenuto una carbonazione ancora molto elevata. Il naso è molto dolce, quasi strabordante di frutta candita, pesca, uvetta, ciliegia, zucchero di canna; vi sono anche dei sentori più nascosti tendenti all'acetico, che ricordano la  frutta rossa (ribes). C'è anche una leggera speziatura da lieviti, appena percepibile. Il gusto coincide quasi completamente con l'aroma: inizio molto dolce, con frutta candita (albicocca, uvetta) e biscotto al burro; anche qui ci sono in secondo piano delle note leggermente aspre di frutti rossi e una leggera speziatura per cercare di equilibrare la bevuta. Il finale è agrodolce: ancora frutta candita, bilanciata da una leggera asprezza e da un tiepido calore etilico. Anche se l'alcool (9%) è molto ben nascosto, si tratta certamente di una birra "poco" estiva, soprattutto per il fatto di lasciare il palato un po' legato nel dolce di frutta e zuccheri; non c'è praticamente amaro a bilanciare (nonostante abbiamo letto diverse opinioni che parlano di un retrogusto medicinale), ma piuttosto dei leggeri sentori aspri di frutti rossi. Penalizzata da una carbonazione troppo vivace, è una birra che secondo noi va bevuta ad una temperatura molto più bassa di quella consigliata in etichetta (18°C).  Formato: 33 cl., alc. 9%,  scad. 12/2012, prezzo 2.25 Euro.

4 commenti:

  1. Nessuna infezione? di solito le birre di Jean Louis sono un pò.....rustiche.

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    1. c'è un leggerissimo acetico che però sembra essere una costante di questa birra. Più che altro mi è sembrata una birra che invecchiando è evoluta spiccatamente verso il dolce, perdendo equilibrio (ammettendo che ne avesse in principio). Ho sbagliato ad aprirla adesso; a novembre sarebbe stata più appropriata.

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    2. Jean Louis è un gran personaggio, ma le sue birre non mi hanno mai appassianato. Il tuo post però mi ha dato voglia di provarci di nuovo.

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    3. in questo momento sto gustando la cochonnette... e devo dire che tutto sommato è una buona birra... è un po strano il retrogusto istantaneo che non ho mai trovato in nessun altra bitta belga, ma è proprio questo che da un'ombra di mistero a questa birra e la rende diversa.
      Sicuramente non comune, buona e particolare!

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