Nasce come offerta per il mercato americano, dietro specifica richiesta dell'importatore, la Extra Export Stout dei birrai "matti" De Dolle; il successo ha poi convinto Kris Herteeler ad inserirla nella produzione regolare del birrificio (un paio di volte l'anno) e renderla quindi facilmente reperibile anche nel nostro continente. Malti roasted, chocolate, pale e caramel, un solo luppolo utilizzato, il Nugget, zucchero candito e lo stesso ceppo di lievito utilizzato per la Arabier: dovrebbe (condizionale d'obbligo) essere questa la base della ricetta per questa Export Stout, alla quale va comunque aggiunto - nel bene e nel male - la genialità del birraio.
Versiamola nel bicchiere: bellissimo l'aspetto, di colore nero impenetrabile; sontuosa anche la schiuma, compatta, a trama fine e cremosissima, molto persistente, di colore nocciola. Al naso sentori di mirtillo, mela verde, una leggera speziatura, orzo tostato; man mano che la birra si scalda emerga anche una leggera acidità (lattico). Annusandola ad occhi chiusi, difficilmente verrebbe da dire che si tratta di una stout. Anche il gusto è abbastanza particolare, ci vuole più di un sorso per coordinare le idee e buttare sul foglio il nome di qualche descrittore: ci sono le tostature, c'è qualche lieve nota di caffè e cioccolato che ogni tanto fa capolino, ma c'è soprattutto una marcata acidità lattica affiancata da note rustiche e terrose.
Il gusto, poco pulito, è nel complesso gradevole e l'acidità fa sì che questa birra dal 9% di percentuale alcolica si beva con una facilità commuovente. Più che una stout, il risultato è una sorta di Dark Farmhouse Ale, con qualche nota di Brettanomiceti. Il finale è ancora più sorprendente: leggermente salino, una nota di pelle/cuioio, con un retrogusto morbido ed etilico di frutta sotto spirito (prugna, uvetta) e tostature. Si parlava di genialità, ma forse bisogna solo appellarsi alla casualità che probabilmente tende a premiare maggiormente i bravi rispetto ai mediocri; normalmente la stout di De Dolle non è una stout classica, ma da una bottiglia probabilmente "sbagliata" e leggermente infetta, ne esce fuori una specie di Dark Saison gradevole ed interessante, dal profilo rustico e quasi rinfrescante; mi sono capitate diverse (imperial) stout difettate negli ultimi mesi, molte di loro sono finite nel lavandino, ma questa Export Stout dei "birrai matti" è stata alla fine bevuta tutta con una discreta soddisfazione, anche se sicuramente non era la birra che doveva essere.
Formato: 33 cl., alc. 9%, IBU 50, lotto e scadenza non indicati, pagata 4.50 Euro (beershop, Italia).
Versiamola nel bicchiere: bellissimo l'aspetto, di colore nero impenetrabile; sontuosa anche la schiuma, compatta, a trama fine e cremosissima, molto persistente, di colore nocciola. Al naso sentori di mirtillo, mela verde, una leggera speziatura, orzo tostato; man mano che la birra si scalda emerga anche una leggera acidità (lattico). Annusandola ad occhi chiusi, difficilmente verrebbe da dire che si tratta di una stout. Anche il gusto è abbastanza particolare, ci vuole più di un sorso per coordinare le idee e buttare sul foglio il nome di qualche descrittore: ci sono le tostature, c'è qualche lieve nota di caffè e cioccolato che ogni tanto fa capolino, ma c'è soprattutto una marcata acidità lattica affiancata da note rustiche e terrose.
Il gusto, poco pulito, è nel complesso gradevole e l'acidità fa sì che questa birra dal 9% di percentuale alcolica si beva con una facilità commuovente. Più che una stout, il risultato è una sorta di Dark Farmhouse Ale, con qualche nota di Brettanomiceti. Il finale è ancora più sorprendente: leggermente salino, una nota di pelle/cuioio, con un retrogusto morbido ed etilico di frutta sotto spirito (prugna, uvetta) e tostature. Si parlava di genialità, ma forse bisogna solo appellarsi alla casualità che probabilmente tende a premiare maggiormente i bravi rispetto ai mediocri; normalmente la stout di De Dolle non è una stout classica, ma da una bottiglia probabilmente "sbagliata" e leggermente infetta, ne esce fuori una specie di Dark Saison gradevole ed interessante, dal profilo rustico e quasi rinfrescante; mi sono capitate diverse (imperial) stout difettate negli ultimi mesi, molte di loro sono finite nel lavandino, ma questa Export Stout dei "birrai matti" è stata alla fine bevuta tutta con una discreta soddisfazione, anche se sicuramente non era la birra che doveva essere.
Formato: 33 cl., alc. 9%, IBU 50, lotto e scadenza non indicati, pagata 4.50 Euro (beershop, Italia).
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