Non solo Londra, ma tutta l’Inghilterra è protagonista da qualche anno di una interessante rinascita brassicola che vede l’apertura di numerosi microbirrifici; cerchiamo per quanto possibile di esplorare queste nuove realtà che a volte riservano delle belle sorprese. Siren Craft Brew è di recente apertura (febbraio 2013) ed è stato fondato da Darron Anley; siamo a Finchampstead, nei dintorni di Reading, circa 70 chilometri ad est di Londra. Nel suo progetto-birrificio Anley riesce ad avere a bordo l’americano Ryan Witter-Merithew: barba e tatuaggi, quasi lo stereotipo del birraio a stelle e strisce. Nato in North Carolina, ha iniziato la sua carriera alla Duck Rabbit – racconta - dove in pochi giorni vede crollare l'immagino del birraio come “un creativo che passa le ore ad elaborare le ricette di nuove birre”. La maggior parte del tempo la passa invece a spalare le trebbie ed a lavare fusti, ma le dimensioni ridotte della Duck Rabbit lo portano lentamente a fare praticamente di tutto: il birrificio produce però solamente birre scure, e l’ambizioso Ryan dopo tre anni di lavoro decide che è il momento di provare altre strade. Emigra in Danimarca, dove inizia a lavorare per la Fanø Bryghus; oltre alle birre della casa, Fanø fa anche quelle di alcuni famosi beer-firm come Mikkeller, Evil Twin e Stillwater. L’idea lo stuzzica, ed ecco che Ryan per la Fanø crea un secondo marchio commerciale, chiamato Grassroots assieme a Shaun Hill di Hill Farmstead (USA, ma anche lui con un passato alla Fanø) e Claus Winther, manager di Fanø. L’idea commerciale è appunto quella di sfruttare la crescente domanda in Scandinavia (ed in Europa) per le birre d’ispirazione americana. Hill e Witter-Merithew elaborano le ricette che vengono poi prodotte alla Fanø e che spesso vedono la collaborazione di altri birrai, Mikkeller ovviamente in primis. Nel 2012 il progetto Grassroots europeo viene terminato, con il marchio che prende la strada degli Stati Uniti e che – probabilmente – proseguirà con produzione presso gli impianti di Hill Farmstead. Nello stesso anno termina anche il rapporto tra la Fanø e Ryan Witter-Merithew, con quest’ultimo che si trasferisce a Finchampstead per iniziare l’avventura con Siren: il progetto è chiaro sin dall’inizio, ovvero fare birre d’ispirazione americana con, al momento, nessuno sguardo alla tradizione Inglese, Belga o Tedesca. Abbastanza (ma non troppo) sorprendente che in nove mesi di vita Siren abbia già prodotto una trentina di birre, incluse numerose collaboration con, ovviamente, Mikkeller ed Evil Twin ma anche con Cigar City e Pizza Port (USA); se tutto ciò non bastasse, ci sono già diverse birre che stanno riposando in botte e che saranno prossimamente commercializzate. Il birrificio sfrutta molto bene i contatti a disposizione; a pochi mesi dal debutto, le birre sono già esportate in diversi paesi europei, Italia inclusa se non erro.
Liquid Mistress è una Red IPA che guarda alla West Coast americana; rossa scura, quasi borgogna, con una testa molto persistente di schiuma beige chiaro, cremosa e dalla trama fine. Al naso pompelmo, arancia rossa, frutti di bosco rossi (soprattutto fragola), leggero caramello. In bocca ha una buona morbidezza, corpo medio e una frizzantezza molto contenuta; note di biscotto (a me a ricordato i Digestive), frutti di bosco e toffee sono protagonisti della prima parte della bevuta, che prosegue poi con l’amaro di pompelmo e sfocia in una finale resinoso ed un po' pepato. Secca ma meno pulita che al naso, lascia un lungo retrogusto amaro che aggiunge altra resina e qualche note terrosa. E' una birra che non impressiona né per la freschezza dei luppoli che per la pulizia, sebbene solida e robusta; si beve con discreta piacevolezza ma, una volta finita, non fa certamente nascere la voglia di andarla a ricercare. A sua parziale scusante, una bottiglia forse non molto fresca.
Formato: 33 cl., alc. 5.8%, lotto 3701, scad. 03/2014, pagata 3.39 Euro (beershop, Inghilterra).
Nessun commento:
Posta un commento