Terzo appuntamento con il birrificio Weird Beard, incontrato per la prima volta qui: situato nel sobborgo londinese di Hanvell, è operativo da Settembre 2012 con una trentina di birre già listate sul database di Ratebeer. Evidente la predilezione del birrificio per i luppoli, soprattutto quelli americani ed esotici, se si passa in rassegna la lista delle birre prodotte sino ad oggi. Inevitabile quindi la presenza di almeno una American IPA, in questo caso chiamata Five O'clock Shadow: ringrazio un lettore, Dario, che mi fa notare come questa espressione si riferisce a quell'accenno di barba che compare appunto verso la sera sul viso di chi si è raso al mattino; alle cinque del pomeriggio (i più fortunati) finiscono anche il loro giorno di lavoro e possono quindi dirigersi verso il pub preferito a rilassarsi con un bicchiere di birra. Prodotta per la prima volta ad Aprile 2013, con malti Pale, CaraRed e Monaco; per quel che riguarda i luppoli, il birrificio ha dovuto rinunciare ad utilizzare come aveva previsto solamente Citra e Nelson Sauvin (causa scarsa reperibilità) ed ha optato per Summit, Apollo, Citra e Columbus. Bottiglia purtroppo non freschissima (Giugno 2013), con un semestre sulle spalle: quasi un'inezia, se penso ad alcune IPA italiane che hanno scadenze triennali (!). L'etichetta ricalca fedelmente l'azzeccato layout di tutte le altre birre Weird Beard, con le foglie di luppolo ad incorniciarla ed un teschio dagli "occhi di luppolo".
Di un bel color rame, con sfumature arancio, mentre delude un po' la schiuma, grossolana, di dimensioni molto modeste e assai poco persistente. Naso pulito e dolce, tutto sommato ancora decente, con un mix di frutti tropicali (ananas, mango, passion fruit), arancia e pompelmo. Purtroppo ci è capitata una bottiglia quasi piatta, con una buona morbidezza ed un corpo medio; la sensazione palatale è gradevole, ma la quasi assenza di bollicine la rende poco vitale e molto scarica. Il gusto è ben equilibrato tra i malti (biscotto, caramello), frutta tropicale dolce e scorza di pompelmo; c'è meno freschezza rispetto all'aroma, con un la frutta che tende a virare verso la marmellata piuttosto che alla freschezza. Delude un po' anche il finale, dove non c'è l'atteso "morso" amaro dei luppoli ma della leggerissima resina, un po' svanita, e un po' di scorza di pompelmo. Si percepisce una solida struttura ed un buona somiglianza con le "vere" IPA americane, ma è una bottiglia penalizzata da troppe cose (zero bollicine, poca freschezza, luppoli stanchi) per tentare un paragone diretto. Rimandata al prossimo assaggio, se mai capiterà.
Formato: 33 cl., alc. 7.3%, lotto 14, imbott. 06/2013, scad. 06/2014, pagata 2.96 Euro (beershop, Inghilterra)
"quasi un'inezia, se penso ad alcune IPA italiane che hanno scadenze triennali (!)"
RispondiEliminaMa esistono birrifici Italiani che stampano la data di imbottigliamento al posto dell' enigmatica e spesso inutile data di scadenza ?
Anche io sono rimasto più volte perplesso vedendo bottiglie di birrifici, -non certo sconosciuti e appena nati, visto che mi riferisco per esempio ad Elav e Birra del Borgo- con delle scadenze impensapili e surreali per birre molto luppolate e dall' aroma solitamente "delicato".
E' davvero un peccato che in Italia la cultura sull' importanza della freschezza per IPA/APA e derivati sia pressochè sconosciuta. Basta andare oltremanica per vedere birrifici importantissimi come Kernel e Partizan che, non solo hanno delle etichette chiarissime a scanso di qualsiasi equivoco, ma addirittura obbligano beer-shops e pubs a non vendere più determinate loro birre trascorsi i 90 giorni dall' imbottigliamento. Per non parlare poi degli USA dove c'è quasi un' ossessione al riguardo...
Cosa ne pensi/ate tu/voi del blog ? Ci sono mai stati dei solleciti o discussioni on-line su quest' argomento ?
Cheers!
A memoria sono pochissimi i birrifici italiani che stampano la data d'imbottigliamento. Mi viene in mente Foglie d'Erba, che consiglia il consumo entro l'anno. Nel migliore dei casi si riesce ad intuire l'anno dal numero del lotto, una piccola consolazione che magari può essere utile nei primi 6 mesi dell'anno, ma a Novembre ? Sempre a memoria, l'unico che indica delle scadenze abbastanza brevi, entro i 6 mesi (escluse alcune che possono davvero evolvere nel tempo) è il Birrificio Italiano. Ora non ho a portata di mano i dati, magari nei prossimi giorni appena riesco dò un'occhiata a quello che ho bevuto.
EliminaAnch'io come te apprezzo molto Kernel o altri nuovi birrifici inglesi che danno 4/6 mesi di scadenza. Ci sono poi anche diversi birrifici tedeschi sulle basse fermentazioni a bassa gradazione alcolica danno scadenze spesso ravvicinate.
E' sconfortante vedere delle pils o delle weizen con scadenze pluriennali.
Poi per carità, la birra la bevi anche dopo 3 anni, è sempre meglio della *einechen* ma...
Negli USA non parlerei ancora di "ossessione"... ricordo molte birre che non riportavano né la data di imbottigliamento né quella di scadenza. E' vero che ultimamente molti birrifici stanno spingendo sul concetto di freschezza, penso ad es. a Stone ed alla Enjoy by IPA il cui nome è proprio la data entro la quale andrebbe bevuta.
Però sai, sono paesi (USA, Uk) in cui si beve molta più birra e sicuramente le bottiglie spariscono dagli scaffali molto più velocemente. In Italia già la distribuzione è quella che è... probabilmente risulta difficile commercializzare birre con delle scadenze a 4 o 6 mesi.
Leggevo un'interessante discussione su un forum americano sulla data d'imbottigliamento e su quella di scadenza. Anche secondo me sarebbe preferibile riportare la prima, quella d'imbottigliamento; se poi per legge deve anche esserci la seconda, tanto meglio. Mettete quella d'imbottigliamento e poi lasciate che sia il consumatore a decidere se comprarla o no.
Però secondo me gioca un ruolo importante anche il modo in cui la birra viene conservata; mi è capitato di bere delle IPA/APA con diverso tempo, forse oltre l'anno sulle spalle ed erano ancora abbastanza fresche e fragranti.