mercoledì 25 dicembre 2013

Founders Porter

Mike Stevens e Dave Engbers, amici dai tempi del college ed homebrewers, fondano nel novembre 1997 a Grand Rapids (Michigan) la Canal Street Brewing Co., abbandonando le loro precedenti occupazioni; è la conclusione di un lungo progetto partito tre anni prima, passati ad elaborare ricette, disegnare etichette e scegliere la giusta location. La scelta cadde su un edificio fatiscente in Monroe Avenue (il Brass Work Buildings), un tempo nota come Canal Street, dove nel 1800 avevano sede la maggior parte dei birrifici di Grand Rapids. Le prime etichette delle bottiglie riportavano infatti una vecchia fotografia in bianco e nero che raffigurava quattro birrai seduti su di un grande barile di legno; su di loro capeggiava la parola "Founders", ovvero i "fondatori" (della birra a Grand Rapids). Racimolati i fondi necessari tra amici, conoscenti ed un prestito di 350.000 dollari da una banca, parte l'avventura della Canal Street Brewing Co. LLC (il nome della società è ancora questo) che ben presto viene però conosciuta da tutti solamente come Founders. Stevens ed Engbers si occupano di tutto, dalla produzione di birra alla gestione del brewpub annesso, con l'aiuto di qualche amico e volontario, ma le cose non vanno secondo le attese. La line-up delle prime birre (una Red Ale, una Pale Ale, una Weizen ed una Porter) non ottengono grandi consensi e la situazione finanziaria peggiora di mese in mese; i fornitori richiedono di essere pagati in contanti (quando ci sono), e nel 2000 i due birrai non riescono più a pagare l'affitto, le rate del prestito e si trovano con otto mesi di tasse arretrate da pagare. A giugno del 2001 la United Bank gli notifica sei giorni di tempo per rientrare di 550.000 dollari; prima di dichiarare bancarotta, Stevens ed Engbers fanno un ultimo tentativo andando a parlare con Peter C. Cook, un famoso uomo d'affari e noto filantropo di Grand Rapids; l'incontro termina apparentemente senza nessuna decisione, ma dopo un paio di giorni i birrai ricevono una telefonata da parte della banca: il signor Cook si era personalmente fatto garante del loro debito. Per invertire la rotta, Mike e Dave chiamano a lavorare con loro il birraio Nate Walser (ex New Holland Brewing Co.); viene completamente rivoluzionata l'offerta delle birre, sostituendo  le birre semplici ed anonime con altre molto più robuste, complesse ed impegnative (e costose da produrre). Nello stesso anno (2001) nascono la Centennial IPA, la Dirty Bastard e la Breakfast Stout con le belle etichette disegnate da Grey Christian, tutte birre che ottengono uno straordinario successo. Il birrificio continua in lieve perdita per altri sette anni, ma gli affari vanno bene ed a bordo salgono altri investitori per un nuovo finanziamento da 4 milioni di dollari che consente alla Founders una prima espansione nel 2007, con il trasferimento negli attuali più ampi locali di Grandville Avenue. Seguono altri quattro ampliamenti all'edificio per portare la capacità massima annuale sino a 340.000 barili. Founders diviene il quinto maggior birrificio del Michigan, dietro a Bell's, New Holland, Brewery Vivant e Saugatuck Brewing Co., con una stima di circa 175.000 barili prodotti nel 2013;  un tasso di crescita medio del 72% all'anno, negli ultimi tre anni, e finalmente dividendi che vengono distribuiti agli azionisti. Dal 2010 Founders è costantemente (per quello che conta) nella Top 4 dei miglior birrifici al mondo secondo Ratebeer. Continuiamo il divertissement del beer-rating anche per introdurre la birra di oggi: Founders Porter, raffinatissima etichetta e terza miglior Porter al mondo secondo Ratebeer; seconda miglior American Porter al mondo secondo Beer Advocate.
Passando invece alle cose serie, ecco la birra nel bicchiere: aspetto inappuntabile, color ebano scurissimo, che non lascia praticamente filtrare nessuna luce. Schiuma di dimensioni molto modeste, neppure un paio di centimetri, ma a trama fine e molto cremosa, di colore nocciola. Il naso è pulitissimo ed elegante, anche se non molto pronunciato: orzo tostato e caffè macinato colpiscono subito l'olfatto, mentre in sottofondo ci sono sentori più sottili di vaniglia, brownie, mirtillo, tortino di frutta al cioccolato (chocolate fruitcake) ed una leggera nota affumicata. Splendida alla vista, sontuosa in bocca: corpo medio, poche bollicine, morbidissima e vellutata. Grande intensità di caffè e tostature, gusto molto amaro nonostante i "soli" 45 IBUs dichiarati (questo per dimostrare ancora una volta la relativa utilità di questo indicatore) che viene però ammorbidito da una perfetta acidità. Il cerchio si chiude correttamente con un ritorno al punto di partenza, l'aroma: il retrogusto ripropone infatti mirtillo, cioccolato amaro ed una leggera nota di cenere, oltre ovviamene all'amaro di caffè e di torrefatto. Birra pulitissima, dall'incredibile intensità per un ABV tutto sommato modesto (6.5%) che soddisfa ed appaga il palato pur riuscendo a scorrere con enorme facilità: perfettamente descritta in etichetta come "dark, rich and sexy"; è più complessa al naso che in bocca, dove però finisce per essere quasi un piccolo capolavoro di semplicità ed armonia. Da innamorarsi.
Formato: 35.5 cl., alc. 6.5%, scad. 01/06/2014, pagata 3.10 Euro (beershop, Inghilterra).

Alcune note conclusive:
- a chi si domandasse, dopo aver letto la descrizione di questa birra, quale sia effettivamente oggi la differenza tra una Porter ed una Stout, consiglio di leggere questa risposta di Martyn Cornell.
- le Founders sono già apparse qualche volta in Italia, ad intervalli abbastanza irregolari. La buona notizia è che dal 2014 la loro reperibilità in Italia sarà molto più diffusa (sperando che siano trattate dai distributori in maniera appropriata).
- negli USA con circa 10-11 dollari posso comprare un 6 pack di Founders Porter, una grandissima birra.  In Italia, con gli stessi soldi (circa 8 Euro) compro al massimo (a volte non bastano) un paio di bottiglie da 33 cl. di una buona, forse ottima Porter italiana. Quanta strada abbiamo ancora da fare...

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