L’appellativo “bastarda” scelto dal Birrificio Amiata non è tanto una scelta di marketing (pensate ad una Arrogant Bastard Ale) ma piuttosto un legame con il territorio circostante, una caratteristica che hanno tutte le birre del produttore di Arcidosso (Grosseto). Bastarda Rossa è infatti una varietà di castagna del Monte Amiata (che ha anche il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta) che ha dato il nome alla prima – ed alla più famosa – birra alle castagne prodotta da Amiata. Con il tempo la famiglia delle “bastarde amiatine” si è ampliata: è arrivata la Bastarda Doppia (40% di farina di castagne anziché 20), la Vecchia Bastarda (invecchiata in barrique di vino), la Sour Bastarda (acida) e la Bastarda Tripla (15% di castagne arrostite). C’è infine la Bastarda nera con la sua variante Barrique: si tratta di una Imperial Stout prodotta con il 20% di farina di castagne, miele di castagno, fiocchi di frumento, malto ed una luppolatura di Hallertau Magnum, EK Goldings e Premiant. Ma Bastarda Nera, se non erro, è anche il modo informale con il quale viene chiamata un’altra varietà di castagna del Monte Amiata, il Cecio. E la birra? Si presenta di colore nero, impenetrabile alla luce; la schiuma è nocciola e “croccante, cremosa e fine, dalla buona persistenza. Al naso c’è un bell’equilibrio tra tutte le componenti, senza che nessuna metta l’altra in disparte: si alternano caffè e tostature, vaniglia, liquirizia, fruit cake e rum; più in sottofondo qualche lieve sentore di mela e di salsa di soia. L'intensità non è ai massimi, ma c'è una buona pulizia.
Per quanto mi sforzi, non riesco però a trovare nessun profumo di castagne. La gradazione alcolica è importante (10.4%) ma la sua presenza, comunque avvertibile, non è mai prevaricante: ci sono tostature e liquirizia, caffè e cioccolato amaro. Il corpo è medio, la birra è oleosa, morbida e gradevole al palato, con poche bollicine. L’acidità del caffè pulisce bene la bocca a fine sorso, permettendo di godere l’intenso retrogusto amaro di tostature, dove finalmente si manifesta una nota di caldarrosta, lievemente bruciata. Tutto bene, quindi? Quasi, perché anche al palato emerge col passare dei minuti una lieve nota salmastra e di salsa di soia che disturba un po’ la bevuta; la presenza delle castagne è parecchio defilata, deludendo un po’ le aspettative di chi legge in etichetta “imperial stout alle castagne” e si aspetta una caratterizzazione più marcata. La birra è comunque godibile ed intensa, pulita, adatta ad un rilassante dopocena invernale; credo sia disponibile in bottiglia solo nel troppo generoso formato da 75 cl.: per il consumo individuale trentatrè sarebbero stati sufficienti.
Formato: 75 cl., alc. 10,3%, IBU 30, lotto 564, scad. 28/03/2015, pagata 10,00 Euro (stand birrificio)
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