Non ha ancora festeggiato il suo primo compleanno il giovanissimo birrificio Hop Skin di Curno, Bergamo: produzione partita a dicembre 2013 ed inaugurazione della tap room avvenuta lo scorso febbraio. Situato nel bel mezzo della zona commerciale di Curno, tra supermercati e cinema multisala, il locale non ha una vera e propria cucina ma offre comunque la possibilità di affiancare gli immancabili taglieri all'assaggio delle birre.
Dietro ad Hop Skin ci sono i giovanissimi Paolo Algeri e Gioia Ravasio, che si raccontano in questa bella videointervista di Mondobirra. Un percorso iniziato "solo" quattro anni fa che passa dapprima per la bevute nei locali che costituiscono una sorta di "triangolo" di qualità che circonda Curno (La Locanda del Monaco Felice di Suisio, il The Dome di Nembro e l'Abbazia di Sherwood di Caprino Bergamasco) e poi nell'homebrewing. Il birrificio, con impianto da trecento litri, è al momento un'attività ancora secondaria, e che quindi richiede grandissimi sforzi ed impegno: lavoro "extra-birrificio" durante il giorno, lavoro nella tap room dalle 8 di sera alle 2 di notte, produzione di birra nei fine settimana. Alla faccia di chi generalizza dicendo che i giovani non hanno voglia di lavorare.
Come il nome scelto fa pensare, la mano che ispira le ricette è quella americana, soprattutto nelle abbondanti luppolature: tutte molto curate e belle le etichette delle due saison, della oatmeal stout, della APA, della IPA e della Golden Ale che attualmente vengono prodotte. Ci sono poi alcune birre stagionali, come ad esempio una imperial stout, chiamata Lusty Cathy, riservata ai mesi più freddi dell'anno: malti Maris Otter, Crystal, Roasted, Black, Chocolate e fiocchi d'orzo, generosa luppolatura di Chinook.
Di colore nero, impenetrabile, con una piccola testa di schiuma nocciola, un po' grossolana e poco persistente. L'aroma è complesso e pulito, con un bouquet "goloso" e di discreta intensità che include tortino di cioccolato, prugna, uvetta, rum, cioccolato al latte, fondi di caffè, pane nero e lievi tostature. L'ingresso in bocca è un po' timido, il gusto ci mette qualche istante più del dovuto ad arrivare ma poi è un bel crescendo d'intensità che passa per liquirizia, fruit cake, cioccolato e caffè. Il corpo è medio, con poche bollicine: l'alcool ben nascosto e la consistenza oleosa la rendono scorrevole e non difficile da bere anche se - gusto personale - nelle imperial stout preferisco un po' più di corpo e di cremosità. Chiude con l'acidità del caffè, in un lungo retrogusto amaro dove c'è anche un lieve tepore di frutta sotto spirito. Intensa e pulita, Lusty Cathy è un'imperial stout molto interessante che regala una buona complessità pur mantenendo una buona facilità di bevuta: dal lotto indicato in etichetta credo si tratti della prima cotta realizzata in birrificio, quindi non molto lontana dal primo compleanno. C'è ancora qualche "peccato" di gioventù che la rende un po' slegata in bocca, ma considerando che il birrificio è stato inaugurato undici mesi fa, il livello è alto e fan ben sperare per un futuro ricco di soddisfazioni sia per chi la birra la fa che per chi la beve.
Formato: 33 cl., alc. 9%, IBU, lotto 002/13, scad. 10/2018.
Dietro ad Hop Skin ci sono i giovanissimi Paolo Algeri e Gioia Ravasio, che si raccontano in questa bella videointervista di Mondobirra. Un percorso iniziato "solo" quattro anni fa che passa dapprima per la bevute nei locali che costituiscono una sorta di "triangolo" di qualità che circonda Curno (La Locanda del Monaco Felice di Suisio, il The Dome di Nembro e l'Abbazia di Sherwood di Caprino Bergamasco) e poi nell'homebrewing. Il birrificio, con impianto da trecento litri, è al momento un'attività ancora secondaria, e che quindi richiede grandissimi sforzi ed impegno: lavoro "extra-birrificio" durante il giorno, lavoro nella tap room dalle 8 di sera alle 2 di notte, produzione di birra nei fine settimana. Alla faccia di chi generalizza dicendo che i giovani non hanno voglia di lavorare.
Come il nome scelto fa pensare, la mano che ispira le ricette è quella americana, soprattutto nelle abbondanti luppolature: tutte molto curate e belle le etichette delle due saison, della oatmeal stout, della APA, della IPA e della Golden Ale che attualmente vengono prodotte. Ci sono poi alcune birre stagionali, come ad esempio una imperial stout, chiamata Lusty Cathy, riservata ai mesi più freddi dell'anno: malti Maris Otter, Crystal, Roasted, Black, Chocolate e fiocchi d'orzo, generosa luppolatura di Chinook.
Di colore nero, impenetrabile, con una piccola testa di schiuma nocciola, un po' grossolana e poco persistente. L'aroma è complesso e pulito, con un bouquet "goloso" e di discreta intensità che include tortino di cioccolato, prugna, uvetta, rum, cioccolato al latte, fondi di caffè, pane nero e lievi tostature. L'ingresso in bocca è un po' timido, il gusto ci mette qualche istante più del dovuto ad arrivare ma poi è un bel crescendo d'intensità che passa per liquirizia, fruit cake, cioccolato e caffè. Il corpo è medio, con poche bollicine: l'alcool ben nascosto e la consistenza oleosa la rendono scorrevole e non difficile da bere anche se - gusto personale - nelle imperial stout preferisco un po' più di corpo e di cremosità. Chiude con l'acidità del caffè, in un lungo retrogusto amaro dove c'è anche un lieve tepore di frutta sotto spirito. Intensa e pulita, Lusty Cathy è un'imperial stout molto interessante che regala una buona complessità pur mantenendo una buona facilità di bevuta: dal lotto indicato in etichetta credo si tratti della prima cotta realizzata in birrificio, quindi non molto lontana dal primo compleanno. C'è ancora qualche "peccato" di gioventù che la rende un po' slegata in bocca, ma considerando che il birrificio è stato inaugurato undici mesi fa, il livello è alto e fan ben sperare per un futuro ricco di soddisfazioni sia per chi la birra la fa che per chi la beve.
Formato: 33 cl., alc. 9%, IBU, lotto 002/13, scad. 10/2018.
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