Chiudiamo il lungo elenco di collaborazioni che ha visto il birrificio Brewfist impegnato nel corso del 2014 con la imperial stout Spaghetti Western. I primi fusti iniziano in verità a girare a fine 2013, in occasione di Birre Sotto l'Albero, ma le bottiglie se non erro sono arrivate solamente quest'anno. La collaborazione è con il birrificio americano Prairie Artisan Ales.
Il nome si riferisce ovviamente a quella serie di film realizzati a cavallo tra gli anni sessanta e settanta che vide come maestro indiscusso il regista Sergio Leone, autore della trilogia del dollaro (Per un pugno di dollari, 1964, Per qualche dollaro in più, 1965, ed Il buono, il brutto, il cattivo, 1966) e del capolavoro C'era una volta il West (1968). Il termine spaghetti western nacque negli Stati Uniti per indicare inizialmente - in modo un po' dispregiativo - i film girati in Italia spesso con budget abbastanza ridotti. Guarda caso, il prono film western prodotto in Italia (1959) fu chiamato Il terrore dell'Oklahoma, lo stato americano dove ha sede il birrificio Prairie.
E la birra? La Spaghetti Western realizzata da Brewfist e Prairie vede l'utilizzo di luppolo Magnum e malti Pale, Carafa 3, Special B, Crystal, Chocolate, orzo tostato ed avena maltata. Nel maturatore a freddo vengono poi aggiunte fave di cacao e caffè; in etichetta, tra gli ingredienti, compaiono anche gli spaghetti. Se siano davvero stati utilizzati, ed in che modo, lascio a voi scoprirlo.
Nel bicchiere è di colore ebano scurissimo, e forma una modesta testa di schiuma nocciola, fine e cremosa, dalla discreta persistenza. L'aroma è dominato dal caffè, in grani e liquido, che tende a coprire un po' tutto: in sottofondo si riescono a scorgere sentori di cioccolato, orzo tostato, liquirizia, brownie. Non c'è molta complessità, ma un bel livello di pulizia e d'intensità. In bocca è morbida ed oleosa, con poche bollicine ed un corpo che si mantiene medio. Al gusto - un po' meno pulito rispetto all'aroma - inizialmente c'è un po' più di equilibrio tra gli elementi, con orzo tostato, caffè e liquirizia che si dividono il palcoscenico; in secondo piano frutta sotto spirito (prugna?) e l'alcool che, pur facendosi notare, non disturba assolutamente la bevuta. Ma nel finale prende invece di nuovo il largo il caffè, diventando protagonista assoluto, con la sua acidità ed il suo amaro. E' una bottiglia molto caffè-centrica, se mi passate il neologismo; è solida e ben fatta ma si avverte, dopo qualche sorso l'assenza di uno sparring partner abile a contrastarlo. Ne consegue che la soddisfazione dei primi sorsi tende un po' a smorzarsi con il tempo; saturato di caffè il palato, difficilmente sentirete il bisogno di berne un'altra a breve distanza. Godetene quindi in piccole dosi.
Formato: 33 cl., alc. 8.7%, IBU 60, lotto 4121, scad. 30/09/2015, pagata 4.60 Euro (beershop, Italia).
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