Ed eccoci ad un nuovo appuntamento, il terzo per la precisione, dedicato alle produzioni casalinghe. Oggi tocca ad Andrea Panzetti dalla provincia di Bergamo, homebrewer dal 2013: una prima birra da kit, poi subito passaggio ad E+G e, dal 2014, all grain con il metodo BIAB (Brew In A Bag).
Un'esperienza quindi ancora abbastanza breve ma che mi sembra già ricca di cura e di passione, a cominciare dalle belle etichette di tutte le bottiglia che mi ha gentilmente inviato. Andrea, che non ha ancora all'attivo partecipazioni a nessun concorso per homebrewers ma che sta facendo un pensierino ad iniziare il prossimo anno, ha scelto per il proprio impianto casalingo (pentola e fornello) il nome de "Il Piccolo Birrificio di Via Romacolo".
Iniziamo con una Belgian IPA chiamata Saint Houblon, dove il santo è ovviamente il "luppolo", realizzata con una ricetta che prevede malto pale, miele di agrumi, zucchero di canna e coriandolo. I luppoli in bollitura sono Chinook, Fuggle e Spalt Select, con dry-hopping di Fuggle e Chinook.
Nel bicchiere è perfettamente dorata, con una generosa schiuma bianca, fine e cremosa, molto persistente. Il naso apre con una delicata spezzatura di pepe e di coriandolo, poi arancia e mandarino, albicocca, frutti canditi; l'aroma è leggermente zuccherino, di buona intensità ed eleganza, pulito. In bocca si parte dal dolce, con le note del pane, del miele e dei canditi, una leggerissima presenza di coriandolo, zucchero candito.
Il gusto - molto pulito e di buona intensità - ha una corrispondenza quasi perfetta con l'aroma, ed ecco quindi arrivare l'arancio e l'albicocca sciroppata, per una prima parte di bevuta dolce che viene poi progressivamente bilanciata dalla generosa luppolatura che sfocia in un finale abbastanza secco ed amaro, con note erbacee e di scorza d'agrumi. Vivacemente carbonata, ha corpo medio e una consistenza acquosa: il principale "appunto" che mi sento di fare su questa Saint Houblon riguarda proprio il cosiddetto mouthfeel. Al palato la birra risulta un po' slegata, a volte si percepisce quasi l'acqua da un parte ed il gusto della birra su un binario quasi parallelo. Per il resto, c'è davvero un ottimo livello di pulizia ed un carattere belga (malti, lievito) decisamente dominante. Le Belgian IPA sono uno stile non-stile abbastanza recente, figlio della craft beer revolution americana: pensate alla Raging Bitch di Flying Dog, alla Le Freak di Green Flash o alla Stone Cali Belgique, giusto per citare le più famose: luppoli in primo piano, lievito belga a donare delle sfumature. In Belgio si è iniziato ad usare il termine abbastanza di recente, mentre in precedenza si parlava solamente di Belgian Strong Ale molto luppolate: il luppolo c'è e si sente, ma in primo piano troverete soprattutto il carattere belga dato dai malti e dal lievito. Ecco la Urthel Hop-it, la Duvel Tripel Hop, la Chouffe Houblon, la Hopus di Lefebvre. E' proprio in questo secondo filone che, per similitudine, entra la Saint Houblon di Andrea, con le dovute proporzioni e differenze (la gradazione alcolica delle birre appena citita è superiore). Pulizia ed intensità ci sono, off-flavors assenti, il principale (ed umile) consiglio che mi sento di dare ad Andrea è di lavorare soprattutto sulla sensazione palatale: la sua Belgian IPA fa quasi 8% di ABV, la sensazione di acquosità va un po' ridotta a favore di una maggiore rotondità della bevuta.
La (semiseria) valutazione su scala BJCP è di 34/50 (aroma 8/12, aspetto 3/3, gusto 14/20, mouthfeel 2/5, impressione generale 7/10).
Ringrazio Andrea per avermi spedito e fatto assaggiare la sua produzione e vi do appuntamento alla prossima "puntata" di Homebrewed! E ricordate che la rubrica è aperta a tutti i volenterosi homebrewers!
Formato: 33 cl., alc. 7.8%, IBU 60, imbott. 29/06/2014.
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