domenica 16 novembre 2014

BI-DU Inverno nucleare

Qualche decennio fa, ai tempi della cosiddetta guerra fredda, il termine "inverno nucleare" era particolarmente diffuso: gli incendi provocati dagli ordigni nucleari avrebbero provocato una quantità  enorme di fumo e di polveri che, sollevatesi nell'atmosfera, avrebbero di fatto nascosto la terra alla luce del sole e ridotto drasticamente le precipitazioni. Il risultato sarebbe stato un  rapidissimo abbassamento delle temperature che - secondo gli scenari più pessimistici ipotizzati - avrebbe significato la morte della maggior parte degli esseri viventi vegetali ed animali. Alla fine degli anni ottanta è invece arrivato il disgelo nucleare, Michael Gorbaciov e Ronald Reagan ridussero progressivamente i propri arsenali e la grande Unione Sovietica di fatto si dissolse nel 1991. Ma la minaccia di un possibile inverno nucleare non è ancora svanita: che cosa potrebbe accadrebbe, infatti, in caso di conflitto nucleare tra India e Pakistan?
Se il rischio di una guerra nucleare vi fa ancora gelare il sangue, potete riscaldarvelo con un bicchiere di Inverno Nucleare, una delle produzioni stagionali del Birrificio Bi-Du di Olgiate Comasco. E' disponibile ogni anno all'incirca a partire da marzo, quindi sempre troppo tardi o troppo presto rispetto alla stagione che il proprio nome evoca; è una imperial stout prodotta con l'utilizzo di pere Abate Fetel de "Il Centro" di Fino Mornasco durante la fermentazione.
L'edizione 2014 arriva nel bicchiere di color marrone scurissimo, con un compatto e cremoso cappello di schiuma nocciola, molto persistente. L'aroma offre sentori di frutti di bosco, pera e uvetta, pane tostato, qualche ricordo di caffè: semplice, pulito, non molto intenso. Più deciso il gusto, dove non ho avvertito la presenza di pera ma c'è un bell'equilibrio fatto di pane nero, orzo tostato e caffè, uvetta, qualche lieve sfumatura di cioccolato e di frutta secca. L'alcool (8.5%) è nascosto in maniera impressionante, col risultato di una birra dalla bevibilità quasi "assassina", paragonabile quasi a quella di una docile session beer, ottenuta senza sacrificare assolutamente il cosiddetto mouthfeel. Anzi, la birra al palato è morbida, quasi avvolgente, con corpo medio e poche bollicine. Chiude con un amaro sapientemente dosato di tostature e di caffè, ed un delicato warming etilico fatto di frutta sotto spirito. Il suo nome potrebbe doppiamente ingannare: non ci sono esplosioni (nucleari) di amaro e tostature, e non è una bottiglia di catrame liquido scandinavo col quale riscaldare le gelide serata invernali. Qui c'è una birra mirabilmente bilanciata ed intensa che potete bere in qualsiasi stagione dell'anno, senza preoccuparvi di pensare se sia quella giusta.
Formato: 37.5 cl., alc. 8.5%, lotto 420, scad. 31/08/2015, pagata 4.80 Euro (food store, Italia).

4 commenti:

  1. assaggiata lo scorso anno, a me non impressiono per il fatto che era poco "tamarra", se mi passi il termine, poco pesante per lo stile. Nel senso, mi piacciono le imperial stout belle rotonde, e piene in bocca, che l'alcool poco a poco te lo cedono, e dove l'amaro finale arriva bello carico. Però, ogni volta che ti leggo mi rendo conto di quanto il tuo palato sia educatissimo. E mi accorgo una volta di più che tra i recensori italiani sei l'unico a distinguere il corpo da quello che chiami correttamente Moutfheel. In molti , tra i recensori, con texture, struttura, corpo, moutfheel, intendono una singola cosa che paragonano alla sensazione di pienezza in bocca, di viscosità al palato. Ben fatto comunque.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. beh sì, come tutte le Bi-du che ho assaggiato anche questa ha come caratteristica fondamentale la facilità di bevuta. un po' come la Imperial di Samuel Smith. ne potresti tranquillamente bere 2-3 pinte a sera senza grossi sforzi.
      La stessa cosa non la potrei fare con una Imperial Stout scandinava, più adatta al "sorseggio" che alla bevuta.

      A proposito di pienezza, stasera metto la Tokyo di Brewdog... più che bevuta l'ho morsicata.. :)

      Elimina
    2. Non so se ti può interessare, sicuramente di bevute adeguate ne fai tantissime, e noto che viaggi tanto quindi troverai birre anche poco note con facilità, ma l'altro giorno ho trovato qui in Campania una Founders Breakfast Stout ( l'ho pagata parecchio, e devo dire la verità, ho bevuto la sera dopo una Peché mortel pagata meno, era decisamente più buona), ed anche una Brooklyn choccolate Stout. Erano entrambe tenute bene, senza segni di ossidazione. Credo stiano arrivano in italia grazie ad Interbau ( Se ti dico una fesseria Scusami.) E, meravigliose ( purtroppo ho il palato deviato, e quando viene l'inverno cerco di bere quando posso soprattutto imperial stout).

      Su Brewdog, sai che per me è uno dei birrifici meno buoni al mondo? Trovate commerciale e poco altro. Lo stesso fa Mikkeller, che ormai continua a proporre birre solo per Geek, a volte senza eleganza ed equilibrio, e al più one shot. Ma Mikkeller fa anche grandi birre, quelli di Brewdog cercano di vendere birre normali o pessime spacciandole per grandi birre. Come la Hardcore Ipa che spacciano come ipa veramente estrema ( e non sono nemmeno amante del genere, la cosa che deve essere importante è l'eleganza generale ed una certa preponderanza per l' equilibrio), quando poi danno un prodotto blando, equilibrato sì ma senza grosse pretese. Anche se, dalle mie parti, i ragazzi che bevono li trovi sempre in giro con prodotti Brewdog.

      Elimina
  2. Peché Mortel davvero ottima, Breakfast Stout la devo ancora assaggiare, invece con Brooklyn choccolate Stout non ho avuto una bella esperienza (leggo però in giro che è una birra che invecchierebbe molto bene)... dovrei riprovarla.

    Su BrewDog sfondi una porta aperta. Tanto marketing, birre discrete, spesso mediocri e con difetti... Per me sono comunque utili: ben venga se molti si avvicinano alla birra bob industriale entrando con BrewDog, avranno poi occasione di vedere che c'è di meglio.

    Decisamente meglio Mikkeller - anche qui tantissimo marketing - ma come dici tu su 1000 birre diverse che fa qualcuna ottima c'è!
    Sarebbe interessante far produrre BrewDog a De Proef in Belgio per vedere se i miglioramenti.

    RispondiElimina