Secondo appuntamento con l’Ungheria, e di nuovo con il Birrificio Artigianale Foti (Fóti Kézműves Sörfőzde) di Fót, nei dintorni di Budapest. Viene fondata nel 1994 dal birraio Gyenge Zsolt, e dopo una quindicina d’anni passati a produrre birre “classicamente tedesche ” dal 2010 sono arrivate anche le prime “novità”. Tra le prime due produzioni del nuovo corso di Foti , prima delle IPA & Co., ci sono state due “gateway beer” che potrebbero essere un’accessibile via d’ingresso alla cosiddetta birra artigianale per chi viene da anni di lager industriali: una Zwickl e la Keserű Méz. La gamma produttiva “moderna” si è poi progressivamente ampliata e, nel 2014, è arrivata anche una imperial stout dal robusto contenuto alcolico (12%).
Prodotta con sei diversi tipi di malto e tre luppoli, viene dedicata alla dinastia dei Romanov ed in particolare a Nicola II, ultimo imperatore di Russia il cui ritratto è rappresentato in etichetta. Nato nel 1868, Nikolaj Aleksandrovič Romanov viene incoronato nel 1896, alla morte di Alessandro III, zar di tutte le Russie e Basileus della Chiesa Ortodossa russa. Il suo “mandato” non inizia nel migliore dei modi, visto che nel corso dei festeggiamenti muoiono 1400 persone schiacciate dal crollo di argini e impalcature. Potete leggere la sua biografia ovviamente su Wikipedia; dal punto di vista brassicolo, mi pare interessante sottolineare il legame tra Nicola II e Grigorij Efimovič Rasputin, prete e mistico russo, consigliere privato dei Romanov e figura molto influente su di lui. Anche a Rasputin sono infatti state dedicato due Imperial Stout, una dagli americani della North Coast e una da De Molen, quest’ultimo costretto a cambiare poi il nome almeno per le bottiglie commercializzate negli Stati Uniti.
Romanov Imperial Stout di Fóti, dunque: vestita di nero, forma una bella testa di schiuma beige, compatta e cremosa, molto persistente. Il naso presenta ancora il lieve strascico di una generosa luppolatura (pino e resina), ma per il resto c‘è davvero poco, o almeno non quello che vorresti annusare quando apri una bottiglia di una birra che dovrebbe essere “importante” per struttura e gradazione alcolica: un pochino di frutti di bosco, orzo tostato e liquirizia. Quest’ultima diventa la vera protagonista del gusto, trasformando però una Imperial Stout in una specie di bomba di liquirizia: c’è poco spazio per le tostature e per qualche ricordo di prugna disidratata. Sorprende un po’ per la sua leggerezza al palato, considerando la gradazione alcolica (12%): l’alcool è ben nascosto facilitando la bevuta ma facendo anche desiderare un po’ di struttura, di calore etilico che non arriva quasi mai: poche le bollicine, medio il corpo. Ma il problema maggiore di questa Romanov non è questo: è la sua deriva di liquirizia, la sua discreta astringenza finale e una nota salmastra che sporca ulteriormente un gusto già non particolarmente elegante di suo. I cinquanta centilitri della bottiglia si trascinano piuttosto stancamente, e si riescono a finire solo con un po' d'impegno e con una tavoletta di cioccolato amaro a portata di mano.
Il secondo incontro con il birrificio Fóti si è rivelato piuttosto deludente, forse anche più del primo.Formato: 50 cl., alc. 12%, scad. 14/07/2015, pagata 4,41 Euro (beershop, Italia)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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