Ammetto che mi sarebbe piaciuto assaggiarle tutte e tre assieme, queste birre della beerfirm danese To Øl, per fare un po’ il giochino del “trova la differenza”. Tre Saison o Farmhouse Ales, come va un po’ di moda chiamarle adesso, tutte abbondantemente luppolate e tutte rifermentate in bottiglia con i Bretta(nomiceti) che vanno altrettanto di moda adesso: Snowball Saison 8%, Sans Frontière 7% e Yeastus Christus 7.4%. Il caso ha voluto che le assaggiassi a distanza di parecchio tempo, rendendo quindi impossibile un (malizioso) confronto: rimane solo in me il ricordo di tre birre “molto simili” tra di loro, assecondando le strategie di marketing di To Øl. Novità, novità e novità, poco importa se ciò significa solo leggere variazioni della stessa ricetta.
Veniamo dunque alla novità, almeno per quel che mi riguarda, visto che questa Yeastus Christus ha in realtà debuttato nell’estate del 2013, vestita da un’etichetta (de gustibus) che racconta frammenti della vita di Cristo e realizzata come al solito da Kasper Ledet. Il birrificio la descrive “farcita di luppoli e batteri lattici. E’ vivo Gesù? Non lo sappiamo. Ha avuto dei discendenti che oggi sono ancora vivi) Non lo sappiamo. Ma siccome Dio ha creato ogni cosa, potete chiamare questa birra una collaborazione on Dio.” Di questa creazione quasi divina ne esiste anche una versione “SuperSour”, che viene invecchiata 9 mesi in botti ex-Chardonnay.
Il colore si trova tra l’arancio ed il ramato, opaco: la schiuma che si forma è generosa e compatta, a trama fine e cremosa, color avorio, molto persistente. Al naso di questa “Farmhouse IPA“ prevale nettamente la luppolatura, azzerando completamente l’espressività del lievito saison. C’è in evidenza l’ananas (questo potrebbe provenire dai Brettanomiceti), parte di una piaciona, ruffiana e ricca macedonia che comprende melone retato, fragola, pesca, albicocca. Il gusto si muove sugli stessi binari, con una base maltata (biscotto) a sorreggere la generosa impalcatura fruttata (di nuovo ananas e melone, pesca, arancio) che in questo caso risulta anche zuccherina. Il dolce è comunque ben bilanciato dall’acidità, c’à una vivace carbonazione a movimentare la bevuta, che però risulta forse un pelino più pesante del dovuto; insomma, Yeastus Christus non ha la bevibilità assassina di un’altra Belgian Ale brettata ed ben luppolata come ad esempio la Orval. Il carattere rustico o “farmhouse” che dir si voglia arriva un po’ troppo tardi, a fine corsa, nell’amaro che chiude il percorso: un po’ terroso e ruvido, ma subito ingentilito dalla scorza del limone e dall'erbaceo ed impreziosito dal pepe. Una birra pulita al naso ed in bocca ma che si perde un po' nell'anonimato, anche all'interno dello stesso sterminato portfolio di To ØL, senza regalare grosse emozioni: di quelle che se te le trovi nel bicchiere le bevi con gusto, ma che poi non le torni a cercare
Formato: 33 cl., alc. 7.4%, lotto non riportato, scad. 23/06/2016.NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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