Fyne Ales viene fondata nel 2001 da Jonny e Tuggy Delap in un edificio inutilizzato della loro fattoria di Achadunan, nell’Argyllshire: siamo a 70 chilometri a nord-ovest di Glasgow, in Scozia. La prima cotta viene effettuata nel “St. Andrew's Day” (patrono di Scozia) ovvero il 30 Novembre. In sala cottura trova inizialmente posto il birraio Kenny MacKay, poi sostituito nel 2006 da Wil Wood, proveniente dalla Oakham Ales; attualmente l’head brewer è Malcolm Downie, aiutato da Chris Brooks. Nel 2009 il fondatore Jonny Delap viene improvvisamente a mancare ed il suo ruolo viene preso dal figlio Jamie: è lui ad inaugurare l’anno successivo il FyneFest, un piccolo festival con musica dal vivo, cibo e birra che diventa un appuntamento annuale capace di radunare qualche migliaio di persone nel cortile del birrificio.
Per festeggiare la sua millesima cotta, nel 2009 Wil Wood realizza una birra celebrativa chiamata One Triple Zero: Wil, che aveva imparato ad amare i luppoli americani durante la sua esperienza da Oakham, realizza una Golden Ale luppolata con Cascade ed Amarillo. La birra ottiene un grande successo e, da one-shot, diventa prima stagionale e poi “permanente” chiamandola Hurricane Jack.
Il nome è tratto da una popolare storia ad episodi pubblicata tra il 1905 ed il 1923 sul Glasgow Evening News scritta da Neil Munro sotto lo pseudonimo di Hugh Foulis. Il principale protagonista è Para Handy, timoniere di un battello a vapore che effettua consegne da Glasgow a Loch Fyne; Hurricane Jack è uno dei suoi compagni di viaggio. Le storie, ricche di humor scozzese, sono ambientate in un periodo in cui gli spostamenti su strada erano pochi e difficoltosi e la vita della città costiere dipendeva proprio dai battelli che arrivavano periodicamente con il loro carico di merci.
La ricetta della Hurricane Jack oltre ai due luppoli americani citati prevede malti Maris Otter, Pale e frumento. Un po’ troppo limpida nel bicchiere, ma luminosamente dorata con una bianchissima testa di schiuma cremosa e molto persistente. Nonostante l’utilizzo dei due luppoli americani, l’aroma non è sfacciato e mantiene una certa “discrezione” quasi britannica; il bouquet è agrumatissimo, quasi aspro, con lime, limone, pompelmo, lemongrass. In sottofondo i crackers ed una leggera nota di miele: tra le righe s’avverte anche un lieve sulfureo che dopo qualche minuto fortunatamente scompare. Ad una session beer “dorata” (4.4%) altro non chiedere che l'esser leggera e facilissima da bere pur mantenendo un buon livello d’intensità, e questa Hurricane Jack risponde presente. Leggero il corpo (crackers), gusto che vira subito sull’agrumato con abbondanza di lime, limone e pompelmo; giusto un frammento dolce di miele, mandarino e canditi in sottofondo. Bollicine quanto basta, bevibilità elevatissima e secchezza garantiscono un elevato effetto rinfrescante e dissetante; una birra solare che benedirete in un giorno di caldo intenso. Ottima pulizia, finale amaro e zesty perfettamente coerente di lime, limone, pompelmo: nasce in Scozia ma profuma di Mediterraneo.
Formato: 50 cl., alc. 4.4%, lotto 1612 1635, scad. 06/2016, pagata 5.00 Euro (beershop, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Per festeggiare la sua millesima cotta, nel 2009 Wil Wood realizza una birra celebrativa chiamata One Triple Zero: Wil, che aveva imparato ad amare i luppoli americani durante la sua esperienza da Oakham, realizza una Golden Ale luppolata con Cascade ed Amarillo. La birra ottiene un grande successo e, da one-shot, diventa prima stagionale e poi “permanente” chiamandola Hurricane Jack.
Il nome è tratto da una popolare storia ad episodi pubblicata tra il 1905 ed il 1923 sul Glasgow Evening News scritta da Neil Munro sotto lo pseudonimo di Hugh Foulis. Il principale protagonista è Para Handy, timoniere di un battello a vapore che effettua consegne da Glasgow a Loch Fyne; Hurricane Jack è uno dei suoi compagni di viaggio. Le storie, ricche di humor scozzese, sono ambientate in un periodo in cui gli spostamenti su strada erano pochi e difficoltosi e la vita della città costiere dipendeva proprio dai battelli che arrivavano periodicamente con il loro carico di merci.
La ricetta della Hurricane Jack oltre ai due luppoli americani citati prevede malti Maris Otter, Pale e frumento. Un po’ troppo limpida nel bicchiere, ma luminosamente dorata con una bianchissima testa di schiuma cremosa e molto persistente. Nonostante l’utilizzo dei due luppoli americani, l’aroma non è sfacciato e mantiene una certa “discrezione” quasi britannica; il bouquet è agrumatissimo, quasi aspro, con lime, limone, pompelmo, lemongrass. In sottofondo i crackers ed una leggera nota di miele: tra le righe s’avverte anche un lieve sulfureo che dopo qualche minuto fortunatamente scompare. Ad una session beer “dorata” (4.4%) altro non chiedere che l'esser leggera e facilissima da bere pur mantenendo un buon livello d’intensità, e questa Hurricane Jack risponde presente. Leggero il corpo (crackers), gusto che vira subito sull’agrumato con abbondanza di lime, limone e pompelmo; giusto un frammento dolce di miele, mandarino e canditi in sottofondo. Bollicine quanto basta, bevibilità elevatissima e secchezza garantiscono un elevato effetto rinfrescante e dissetante; una birra solare che benedirete in un giorno di caldo intenso. Ottima pulizia, finale amaro e zesty perfettamente coerente di lime, limone, pompelmo: nasce in Scozia ma profuma di Mediterraneo.
Formato: 50 cl., alc. 4.4%, lotto 1612 1635, scad. 06/2016, pagata 5.00 Euro (beershop, Italia).
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