Primo appuntamento del2015 con The Kernel; sempre un piacere stappare le fresche (!) bottiglie del birrificio londinese fondato da Evin O'Riordain. Irlandese arrivato a Londra per lavorare presso lo specialista di formaggi Neal’s Yard Dairy, Evin si trasferisce poi per un paio di mesi a New York ad aiutare un cliente di Neal’s che intendeva mettere in piedi un business analogo oltreoceano; le sere passate nei bar di Manhattan gli fanno scoprire la birra “artigianale” americana e da quel momento nulla sarà più lo stesso.
Rientrato a Londra, si mette a giocare con l’homebrewing e dopo sei anni, nel settembre del 2009, con l’aiuto di Toby Munn e Chrigl Luthy (quest’ultimo non più in organico) affitta un piccolo spazio sotto le arcate della ferrovia a Bermondsey, poco lontano dal Borough Market e Neal’s Yard Dairy. Con un impianto da 6.5 ettolitri nasce The Kernel, che in pochi mesi diventa uno dei protagonisti della New Wave brassicola inglese: centinaia sono gli entusiasti bevitori che ogni sabato affollano il birrificio per portarsi a casa qualche bottiglia o per berle in loco.
Il necessario ampliamento arriva nel 2012: The Kernel si sposta un chilometro più ad est, sempre lungo la linea ferroviaria; nei locali trova spazio il nuovo impianto da 32 ettolitri, mentre il vecchio viene venduto al birrificio Partizan.
Sono circa una dozzina oggi le persone che lavorano con Evin O'Riordain: quasi tutti si scambiano periodicamente i ruoli, in modo da essere coinvolti nel processo produttivo allo stesso modo, dalla pulizia all’imbottigliamento, dal controllo del processo di birrificazione allo spostamento ed al lavaggio dei fusti. L’aumentata capacità produttiva ha permesso finalmente al birrificio di dedicare una piccola parte della produzione (5%, ammettono) anche all’esportazione: Spagna ed Italia i mercati principali, qualcosina anche in Belgio e Scandinavia; ma il 70% della produzione Kernel viene consumato entro i confini di Londra ed il restante 25% nel Regno Unito. Pochissime partecipazioni a festival, nessuna volontà di mandare le birre in giro per il mondo nonostante le pressanti richieste: Kernel vende subito tutto quello che produce, meglio quindi concentrarsi sui pochi e “fidati” clienti vicino casa che garantiscono un’ottimale distribuzione e conservazione del prodotto; solamente quattro i mesi di shelf life che il birrificio londinese dà alle sue birre più luppolate e delicate.
E’ davvero caotico orientarsi nella produzione Kernel, visto che la maggior parte delle loro birre riporta solamente il nome dei luppoli utilizzati: personalmente faccio fatica a ricordare quelle che ho già bevuto, ma è un “difetto” facilmente perdonabile visto che la qualità media delle birre è sempre piuttosto elevata.
La birra di oggi è la India Pale Ale Nelson Sauvin Simcoe, ovviamente prodotta con gli omonimi luppoli: il suo colore è tra il dorato e l’arancio, opaco, sormontato da un impeccabile cappello di schiuma bianca, compatta, cremosa, molto persistente. Il generoso dry-hopping e la buona freschezza (in bottiglia dal 21/04/2015) sono componenti fondamentali dello splendido (e ruffiano) bouquet olfattivo che c’è in quasi ogni Kernel; qui la macedonia si compone di uva bianca, albicocca, ananas, melone retato, pesca, mandarino. Aroma pungente e pulitissimo, nel quale domina la frutta dolce con qualche sentore più aspro di lime e pompelmo. Lo scenario viene invece capovolto in bocca, dove sono gli agrumi a prendersi il palcoscenico lasciando in sottofondo l’uva e il dolce della frutta tropicale, su di una leggerissima la base maltata (crackers). Il gusto è piuttosto “succoso “ e molto agrumato, con il risultato di una IPA molto secca e rinfrescante: la chiusura amara non è particolarmente lunga o intensa, con le note zesty ed erbacee che accompagnano la bevuta sin dall’inizio senza però concedere il “gran finale”. L’alcool (6.8%) è molto ben nascosto, la bevibilità è ottima: soddisfa senz’altro più al naso che in bocca, non è probabilmente la miglior Kernel da me bevuta (riuscissi a ricordare i loro nomi…) ma sto cercando il pelo in una birra che rimane comunque di alto livello. Avercene, così.
Formato: 33 cl., alc. 6.8%, imbott. 21/04/2014, scad. 21/08/2015, pagata 5.00 Euro (beershop, Italia)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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