domenica 29 novembre 2015

Omnipollo Noa Pecan Mud Cake

Una delle beerfirm più chiaccherate tra quelle arrivate in Italia nel 2015 è senz'altro Omnipollo, la creatura svedese dell’ex-homebrewer Henok Fentie e del socio Karl Grandin, disegnatore grafico di tutte le serigrafie che caratterizzano le bottiglie. A Stoccolma è stato da poco inaugurato  l'Omnipollos Hatt, un bar dove potrete assaggiare le produzioni della beerfirm che attualmente vengono realizzate in Belgio (De Proef) ed in Olanda (De Molen).
Nell'ultimo periodo Omnipollo sembra aver definitivamente abbracciato il concetto di "birra disney", elevandolo all'ennesima potenza; alle birre "normali" degli esordi se ne sono affiancate altre sempre più stravaganti, soprattutto IPA con aggiunta di frutta e Imperial Stout arricchite da golosi ingredienti. Nel bene o nel male, sappiatelo.
Henok Fentie ha dichiarato che a dodici anni il suo sogno era di diventare un pasticciere; due decenni più tardi prova a coronarlo in forma liquida. Rischiosa ma molto ben riuscita e convincente la Hypnopompa bevuta qualche mese fa, una massiccia imperial stout prodotta con marshmallow e baccelli di vaniglia tahitiana. Una volta realizzata un'ottima "base" di una Imperial Stout diventa facile per lo "chef" sbizzarrirsi e partorirne potenzialmente infinite versioni. 
Ritento la fortuna con la Noa Pecan Mud Cake che, da quanto ho capito, viene prodotta con aggiunta di pecan (noce americana) e di caramello; la "mud cake" è invece la cosiddetta "torta di fango" americana, così chiamata in quanto dopo la cottura mantiene un interno di cioccolato morbido e denso, simile appunto al fango. Viene realizzata presso gli impianti di De Molen. 
Assolutamente nera, forma una bella testa di schiuma beige scuro cremosa e compatta, dalla buona persistenza.  L'aroma trasporta idealmente in una pasticceria: praline di cioccolato al latte, granulato di arachidi, pecan, vaniglia, cacao in polvere, gianduia, fudge, caffellatte, nocciolato e senz'altro avrò dimenticato qualcosa; i profumi sono ovviamente molto dolci e quasi sfacciati, riuscendo tuttavia a mantenere una certa eleganza senza dare nessuna impressione d'artificiosità.  
Un "naso" così goloso invoglia ad assaggiare la birra subito, senza indugiare: bene la sensazione palatale con poche bollicine ed una consistenza più oleosa che cremosa, comunque abbastanza morbida. Il gusto inizia continuando il percorso dell'aroma in forma di dessert liquido: biscotto, pan di spagna imbevuto nell'alcool, cacao, gianduia, vaniglia, arachidi e frutta secca. La prima parte della bevuta, dolce, è golosa quasi quanto l'aroma ma poi la birra si perde un po' per strada: l'ABV dichiarato è 11% ma l'alcool è fin troppo nascosto, facendo sentire la sua mancanza. La dolcezza, più che dall'etilico, è stemperata dall'acidità dei malti scuri e da un finale amaro dove le tostature non sono eleganti come dovrebbero e spunta una nota terrosa che mi pare un po' fuori dal contesto di una birra-dessert: io avrei preferito l'amaro del caffè o del cioccolato fondente. Nel retrogusto ci sono una carezza etilica troppo timida ed una nota di cenere/affumicato. 
Molto più convincente al naso che al palato, la Noa Pecan Mud Cake di Omnipollo non va comunque presa troppo sul serio: chiamatela se volete "birra-Disney", ovvero una sorta di gioco, divertente, che può far inorridire alcuni o piacere ad altri. Personalmente ho sentito la mancanza di corpo e di cremosità al palato: se birra-dessert dev'essere, la vorrei davvero quasi masticare. Anche l'alcool è troppo timido: i sapori in gioco sono tanti ma non perfettamente amalgamati tra loro e la loro l'impalcatura andrebbe  meglio sostenuta con maggior "warming etilico". Immagino sia quello che accade nella sua immancabile versione barricata "Noa Bourbon": sappiatelo prima di procedere all'(esoso)acquisto di una o dell'altra.
Formato: 33 cl., alc. 11%, lotto e scadenza non riportati, 9.50 Euro (beershop, Italia).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

2 commenti:

  1. Bevuta ieri sera, non posso che essere d'accordo con te...birra totalmente sbilanciata sulla componente caramello che oscura completamente la base maltata neanche così mal fatta. Capisco che dare equilibrio a queste birre dessert non sia sempre facile ma quando si esagera con troppi elementi, come in questo caso, l'unica soluzione pare sia sempre quella di trovare una componente etilica con il passaggio in botte...voglio anche far notare il mio stupore quando ho visto campeggiare un 4,14 su ratebeer che sicuramente in generale non da certezze ma un simile voto in questo caso non mi sembra proprio accettabile. Aspetto di assaggiare la blueberry anagram sperando in qualcosa di decisamente meglio visto anche il prezzo.

    Concludo dicendo che a mio parere questo esasperato tentativo di ricercare la birra più strana può anche essere divertente ma non capisco perché produrne decine ognuna in diverse versioni sicuramente producendo ottime birre anche nel caso di altre omnipollo ma rischiando altre volte di rilasciare birre come queste dopo le quali l'unica voglia da parte di un bevitore cosciente è quella di tornare a ingredienti più canonici per una birra dessert che sia cioccolato o vaniglia più che questi mix letali qualora non vengano bilanciati. In sostanza non sono contro questa politica che può comunque aiutare il movimento della birra artigianale, ma visto il rischio di sbaglio sarebbe bello vedere una cura maniacale in birre così particolari e costose anziché produrne il più possibili di cui una ottima e due o tre mediocri come in questo caso, ne va anche della fiducia verso la stessa beer firm che ha comunque saputo dimostrare di saper far produrre ottime birre.

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    1. ho bevuto qualche giorno fa la Original Texas Pecan Ice Cream imperial porter e mi è sembrata meglio amalgamata. certo, sono birre fatte per stupire, anche buone.. ma personalmente faccio sempre fatica a finire una bottiglia, il che non è mai un complimento per una birra.

      purtroppo c'è tanto marketing (anche dietro ai voti di ratebeer) e il mercato attuale di molti paesi richiede sempre novità, una dietro l'altra. lo stesso "beer rating" ti spinge a non bere mai la stessa birra ma a provarne continuamente di nuove. Fai una base e poi ne crei infinite varianti aggiungendo o sottraendo ingredienti vari. Tanto c'è comunque chi la compra, perchè deve provare la novità.

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