Amager, il birrificio fondato nei pressi dell’aeroporto di Copenhagen capitale nel 2006 da Morten Valentin Lundsbak e Jacob Stor è senza dubbio uno dei più prolifici (qualcuno potrebbe anche dire “troppo”) della scena europea degli ultimi anni.
Ogni anno Amager organizza il 4 luglio un evento chiamato “American Day”, accompagnato da musica rockabilly e da esibizioni di Harley Davidson, nel quale vengono solitamente presentate le diverse collaborazioni realizzare con birrifici statunitensi. Nel 2014 era stata la volta di Prairie (Tulsa Twister), Cigar City (Orange Crush), Surly (Todd The Axe Man), Jester King (Danish Metal). Quest’anno i birrifici americani coinvolti sono stati Arizona Wilderness (Arizona Beast), Against The Grain (Pocketful of Dollars), 18th Street Brewery (Lawrence of Arabica) e Crooked Stave (Chad King of the Wild Yeasts).
Parliamo proprio di quest’ultima, definite in etichetta una “Farmhouse Pale Ale” che tenta di amalgamare l’amore per i luppoli di Amager ed il lavoro sui lieviti selvaggi che Chad Yakobson di Crooked Stave svolge in Colorado: i due birrifici mettono a punto una ricetta che si compone di malti Pilsner, Carapils, fiocchi d’avena e luppoli Simcoe, Mosaic, Citra, Amarillo, lievito Brett CMY.
Nel bicchiere è di colore oro pallido, perfettamente limpida e con un bianchissimo generoso cappello di schiuma cremosa e compatta, molto persistente. L’aroma offre un intenso bouquet aspro di agrumi: lime, cedro, scorza di limone e di mandarino.
In sottofondo sentori più dolci di limone candito, polpa d’arancia e, man mano che la birra si scalda, ananas e pesca; a temperatura ambiente emerge anche un lieve accenno di sudore, unico elemento “funky/brettato” di un aroma altrimenti elegante e pulito, fresco, solare. Massima scorrevolezza al palato, con un corpo molto leggero ed una vivace carbonatazione: l’avena in fiocchi garantisce una morbidezza, una “presenza” al palato che allontana qualsiasi rischio di acquosità. I malti chiari apportano una minima base di crackers, un accenno di miele e poi il gusto ripropone la componente agrumata e “zesty” dell’aroma per una birra aspra e secca, rinfrescante e molto dissetante; per vedere emergere un po’ più di dolce e di equilibrio (miele, ananas, mango) bisogna quasi attendere che s'avvicini la temperatura ambiente. Il finale è piuttosto amaro, ricco di scorza d'agrumi e note erbacee, con una lieve componente terrosa che rappresenta l'unico elemento un po' rustico in una birra altrimenti pulita ed elegante, nella quale la generosa luppolatura sembra prendere il sopravvento sui lieviti selvaggi. Il mezzo litro di Chad, King of The Wild Yeasts sparisce dal bicchiere in pochissimi minuti, con una facilità di bevuta da "session beer": perfetta per i mesi più caldi dell'anno, ma anche un ottimo momento "defaticante" tra le impegnative birre invernali e natalizie.
Formato: 50 cl., alc. 5%, lotto 1002, scad. 07/2016.NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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