Lo ammetto apertamente, per me “Birra di Natale” significa Belgio: è da lì che arrivano o è dalla tradizione belga che si ispirano le migliori birre realizzate appositamente per questo periodo dell’anno.
Si chiama semplicemente Noël, ribadito poi anche in quel “Christmas” e “Weihnacht” dell'etichetta la proposta natalizia del birrificio Verhaeghe, attivo sin dal 1885 a Vichte, una quindicina di chilometri ad est di Kortrijk/Courtrai.
Fondato da Paul Verhaeghe ed in seguito (1928) guidato dai figli Leon e Victor, quindi (1944) dai nipoti Pierre e Jacques e (1991) dai figli di quest’ultimo Karl e Peter. Dei due, Peter è il birraio, mentre Karl si occupa della parte commerciale ed amministrativa. Nel 1919 il birrificio era stato completamente ricostruito dalle macerie della Prima Guerra Mondiale: tutte le attrezzature (malteria e bollitori in rame) furono asportate dai tedeschi in seguito al rifiuto da parte di Paul Verhaeghe di produrre birra per l’invasore nemico. Per i successivi 5-6 anni la produzione si fermò e ovviamente tutta l'abituale clientela si rivolse altrove. Al momento della ripartenza non ci fu solamente da recuperare l'intero parco clienti; le classiche Flemish Red Ales che Verhaeghe aveva sempre prodotto erano state spodestate, nel gradimento popolare, dalle Lager e dalle Pils. Il birrificio fu costretto ad un nuovo investimento economico per produrre basse fermentazioni creando la Verhaeghe Pils, che oggi occupa all’incirca il 10% della produzione.
Karl e Peter, gli attuali proprietari, si sono ritrovati nel 1991 con un birrificio piuttosto vecchio sul quale non venivano fatti investimenti da molti anni: la loro decisione fu di proseguire per la strada della tradizione, continuando a produrre soprattutto Flemish Red Ales anziché mettersi a seguire le mode imposte dal mercato. Le birre di maggior successo prodotte oggi da Verhaeghe continuano ad essere la Duchesse De Bourgogne, la Vichtenaar e la Echt Kriekenbier. Meno tradizionale è invece la proposta natalizia: se la maggioranza delle Strong Ales belghe “festive” sono di colore scuro e dal tenore alcolico piuttosto sostenuto, Verhaeghe propone invece una birra dorata e tutto sommato “leggera”.
Non ci sono spezie, almeno ufficialmente (con i birrai belgi non si può mai sapere..) in questa strong ale dal colore oro antico, perfettamente limpida; la schiuma è biancastra e “croccante”, cremosa e compatta, dall’ottima persistenza. Un po’ meno attraente l’aroma, che non presenta una particolare intensità pur rivelandosi pulito: cereale, pane e biscotto, un tocco di miele, la delicata speziatura dei lieviti ma anche (forse) da luppolo “nobile”, zucchero candito, fiori secchi. Al palato la birra paga il dazio di una carbonatazione un po’ debole, che le toglie vivacità: il corpo è medio, c’è una buona scorrevolezza che ripropone in buona parte l’aroma. Biscotto, miele, zucchero a velo / vaniglia, un “fruttato” non ben identificabile per una bevuta dolce ma non troppo, complice anche un’intensità ben lontana da livelli eccelsi. In chiusura una timida nota amaricante, con note terrose e di scorza d’arancio e una lieve carezza etilica nel retrogusto appena percepibile, accompagnata da un ritorno di cereale. Etichetta a parte, non trovo traccia di Natale in questa birra, sia che lo si voglia intendere come "festa delle spezie" o come effetto “winter warming”: ma anche se ci si vuole dimenticare della ricorrenza, rimane una birra poco memorabile, con a sua parziale scusante una data di scadenza ormai prossima che sicuramente non l'aiuta a dare il meglio di sé.
Formato: 33 cl., alc. 7,2%, scad. 30/01/2016, 1.90 Euro (beershop, Germania).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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