venerdì 18 dicembre 2015

Birra Gaia Onirica & Birra Gaia Aradia

Nuovo debutto sul blog, proprio in chiusura di 2015. Si tratta del Birrificio Gaia, operativo da ottobre 2013 in quel di Lissone, Brianza. Una realtà a gestione familiare guidata dal birraio Giuseppe La Rocca, formatosi attraverso alcuni corsi e con esperienze pratiche nelle sale di alcuni birrifici lombardi, come ad esempio Orso Verde: l’impianto è da 500 litri a due tini. Il nome scelto richiama la tradizione classica e la mitologia greca: Gaia, dea madre di tutti  dei e personificazione delle terra. Anche le etichette delle bottiglie prodotte bottiglie rimandano al mondo classico e alla pittura greca. 
Due le birre che ho avuto l’occasione d’assaggiare. Partiamo da Onirica, quella che in etichetta viene definita una “bitter” (4.8%): bel colore ambrato/ramato nel bicchiere, leggermente velato e con riflessi dorati: la schiuma ocra è molto generosa, fine, cremosa ed ha un’ottima persistenza. Al naso è evidente che non si tratta di una bitter tradizionale, almeno per i profumi donati dai luppoli extraeuropei: mango e passion fruit, ananas e, una volta svanita la schiuma, resina e qualche sentore pompelmo. 
Molto delicato il contributo dei malti, con un leggerissima presenza di frutta secca o “nutty”, se preferite. L’intensità complessiva è discreta, bene la pulizia.   Un po’ troppe le bollicine in bocca per lo stile, ma per il resto è una birra leggera che scorre piacevolmente senza derive troppo acquose. Meno esotico e più “british”  è invece il gusto:  lieve sottofondo di caramello a supporto di un amaro intenso ma “educato”, dove al pompelmo s’affiancano le note terrose e vegetali. Forse affiora anche un po’ troppo cereale. La bevuta è facile ma soddisfacente, esaltata dalla freschezza della bottiglia (un mese di vita circa)  e da un buon livello di pulizia e intensità.
Dalla bitter passiamo alla IPA chiamata Aradia (5.8%), figura folkloristica che nel neopaganesimo viene indicata come ”divinità, ispiratrice e protettrice della stregoneria”.  La birra non è presente sul sito del birrificio, dove la IPA viene invece chiamata Babel: forse l’omonimia con l’APA prodotta dal birrificio Foglie d’Erba ha consigliato la scelta di cambiare il nome. 
Anche se la foto non le rende giustizia, è leggermente più chiara della bitter: oro carico velato, schiuma bianca, cremosa e compatta, con una buona persistenza. L’aroma, pulito, è molto fresco e fruttato: la mecedonia si divide equamente a metà tra agrumi (pompelmo, mandarino, arancio) e frutta tropicale (mango passion fruit), con in sottofondo lievi sentori di resina. Apprezzabile il livello d’intensità, senza ricorrere a dry-hopping sfacciati o sfrontati, a volte un po’ cafoni.  Il corpo è tra il medio ed il leggero, la carbonatazione è stavolta giusta: la scorrevolezza è buona, ma forse la sensazione “tattile” al palato si potrebbe alleggerire ancora un po’.  La bevuta inizia dolce con le note di crackers, miele e quelle della polpa d‘agrumi (arancio e mandarino), affiancate da quelle amare ai lati del palato: resina e zesty, soprattutto pompelmo; il percorso procede bilanciato sino all’accelerazione finale con l’amaro resinoso a chiudere, di livello piuttosto intenso ma – anche in questo caso – “educato” e non raschiante.  
L’unico appunto che gli si potrebbe muovere è quello di essere un po’ monocorde, insistendo sulla resina e tralasciando altre sfumature (ad es. l’agrume) che l’avrebbero reso più interessante. E’ una IPA pulita e – soprattutto – molto  fresca con il relativo valore aggiunto che ne deriva: la bevuta è corretta, senza difetti, godibile: caratteristiche che ho ritrovato in entrambe le birre bevute. Costruite le solide  basi, per il birraio arriva forse ora il momento più difficile del suo lavoro: limare, affinare ulteriormente pulizia ed eleganza e soprattutto caratterizzare maggiormente le proprie birre, buone e corrette ma ancora un po’ timide. Uno step secondo me necessario se si vuole emergere nell’affollatissimo panorama brassicolo italiano.
Nel dettaglio:
Onirica, formato 33 cl., alc. 4,8%, lotto 4142, scad. 11/2016, 4.00 Euro;  Aradia, formato 33 cl., alc. 5,8%, lotto 3738, scad. 11/2016, 4.00 Euro

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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