A cinque anni di distanza dal primo disastroso incontro, faccio un secondo tentativo con la birra natalizia del birrificio Fantôme, estrosa e controversa creatura del birraio Dany Prignon, che non ha mai fatto della costanza produttiva il suo punto di forza. Ultimamente le cose sembrano essere un po' migliorate ed è da qualche anno che non mi capita di dissetare il lavandino con una bottiglia di Fantôme.
Aperto nell'aprile del 1988, dopo quasi trent'anni d'attività Fantôme si trova ancora nello stesso casolare della campagna di Soy, Ardenne valloni, dove Dany e suo padre installarono un piccolo impianto di produzione dismesso dalla Brasserie D’Achouffe. Nonostante la fama di "culto" conquistata soprattutto negli Stati Uniti grazie all'incontro con l'importatore Shelton Brothers, Prignon non ha nessuna intenzione di cambiare: "alla mia età non è che uno pensa di sviluppare ancora di più la propria attività o di fare investimenti su attrezzature, sarebbe da sciocchi. Sono felice della mia tranquillità, della serenità conquistata con sacrifici e lavoro duro".
Passiamo alla Noël, la birra dal contenuto alcolico più elevato (10%) tra quelle prodotte da Fantôme. Completo restyling dell'etichetta rispetto a quella bevuta anni fa, e birra che si presenta nel bicchiere di color ambrato opaco, con intensi riflessi rossastri; la schiuma è perfettamente compatta e cremosa, color crema e dalla lunghissima persistenza. L'aroma, pulito, è un interessante e complesso intreccio di profumi che vanno dalla ciliegia, allo zucchero candito (o forse filato), dalla lieve asprezza dei frutti rossi a quell'impressione di "fragole con la panna" che è il marchio di fabbrica delle migliori Fantôme; e poi prugna ed un ricco bouquet di spezie che include zenzero, cardamomo, forse noce moscata.
Vivace al palato, la natalizia di Fantôme scorre piuttosto bene nonostante l'elevata gradazione alcolica: l'aiutano un corpo medio ed una vivace carbonizzazione. Il gusto parte sul versante dolce (biscotto, caramello, zucchero candito, miele) per poi virare bruscamente nella seconda parte della bevuta: le spezie prendono il sopravvento con un'intensità davvero notevole, nonostante siano passati due anni dalla messa in bottiglia. Zenzero, pepe, noce moscata e ginepro rapidamente esondano e s'affiancano alle note amaricanti di erbe officinali e medicinali, rendendo la birra molto sbilanciata e - almeno nel mio caso - difficile da bere. L'alcool rimane ben nascosto mettendo la testa fuori dal guscio solo nel retrogusto prendendo a braccetto il pepe per portare un po' di tepore nell'inverno. Ma sono le spezie, e non certo la componente etilica, a far si che sia necessaria una sosta più lunga del previsto tra un sorso e l'altro: una bottiglia molto poco bilanciata, che si finisce con molta, troppa fatica.
Formato: 75 cl., alc. 10%, lotto dm13, scad. 12/2016.NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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