Viene annunciato giusto qualche settimana fa l’arrivo di una novità, una delle tante, in casa Lambrate. Il birrificio di Milano realizza una birra assieme a Ken Fisher, birraio "zingaro" di Portland con il proprio progetto Grateful Deaf. Fisher, non udente (da qui il nome scelto: "Deaf") non è nuovo a collaborazioni sulla nostra penisola: la prima nel 2011 fu la Hoppy Cat con Birra del Borgo, nel 2014 fu la volta di Toccalmatto per la Hops Tripper.
Il canovaccio è più o meno simile: se la prima collaborazione del 2011 era una Black IPA, anche per quelle successive si rimane in territorio “scuro” con abbondante uso di luppolo. Una India Brown Ale quella con Toccalmatto, ed una Black IPA con segale (1.5%) e peperoncino Habanero (Capsicum chinense 0,1%) per Lambrate.
I ringraziamenti scritti sulla bella etichetta disegnata da Adam (?) sono anche rivolti al birrificio olandese Jopen che ha fornito il luppolo Zythos, prodotto dalla Hopunion statunitense; in verità non si tratta di un luppolo vero e proprio, ma di un “blend” in pellet di luppoli diversi creato nel 2012 appositamente per essere utilizzato come alternativa ad alcuni luppoli (Citra, Centennial, Simcoe e Amarillo, leggo) per i quali vi potrebbe essere disponibilità sul mercato.
Grateful Deaf Black Chili Rye IPA si veste di ebano scuro, anziché nero, con riflessi rubino: la schiuma, beige chiaro, è “croccante” e cremosa, compatta, dall’ottima persistenza. L’aroma è pulito e abbastanza fresco, anche se forse sarebbe lecito aspettarsi un po’ più d'intensità in una IPA che dovrebbe avere poche settimane di vita: pompelmo, mango e frutta tropicale, una suggestione di fragola e un’evidente presenza di tè verde che affianca quella del peperoncino. Il condizionale sulla freschezza della birra è d'obbligo: data di scadenza e lotto di produzione sembrerebbero invece indicare agosto. Niente da eccepire invece al palato: corpo medio, carbonatazione bassa ed una sensazione palatale morbida e a tratti quasi cremosa, nonostante l'utilizzo della segale.
Se l'aroma si svolge questi tutto in territorio "IPA", al gusto compaiono per la prima volta elementi "scuri" come una leggera tostatura, una lieve presenza di pane nero a supporto di un'intensa componente fruttata fatta da pompelmo e frutta tropicale, un breve spiraglio di luce prima che il "buio" ritorni nel finale con un amaro terroso e vegetale, leggermente tostato. Ma il vero protagonista della chiusura è il peperoncino, che con il suo piccante riscalda esofago e palato, anestetizzandolo per qualche secondo prima di lasciare una scia che di nuovo mi ricorda il tè verde. L'alcool (7%) è molto ben nascosto e l'unica fonte di calore, peraltro utile in questi mesi freddi, è l'Habanero. Il piccante c'è e si sente parecchio, non è solo una sfumatura tra le righe: tenetelo a mente prima di provarla. Il resto rispetta gli elevati standard qualitativi del birrificio milanese: ottima fattura e pulizia, facilità di bevuta, equilibrio.
Formato: 33 cl., alc. 7%, lotto 0LP0020415, scad. 20/08/2016, 5.00 Euro (beershop, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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