Delle innumerevoli versioni Barrel Aged di Rasputin del birrificio olandese De Molen, Ratebeer ne conta quasi una decina. A disposizione ho forse quella più "classica", affinata presumibilmente 12 mesi in botti ex-Bourbon.
Devo fare una premessa: è da un paio d'anni che non stappo una De Molen davvero soddisfacente. Qualcosa alla spina di buono l'ho anche bevuto di recente, ma la consistenza qualitativa delle bottiglie negli ultimi anni è stata alquanto altalenante, complice (anche, forse) il cambio dell'impianto produttivo e, nel caso specifico della Rasputin, sembra ci sia anche stato un cambiamento del ceppo di lievito utilizzato. A peggiorare le cose ha probabilmente contribuito la volontà del birrificio di mettere comunque in commercio anche birre "infette" o che non erano venute come da manuale e torno a citare la testimonianza raccontatovi in occasione della Rasputin "regolare" di un cliente che ha contattato direttamente il birrificio: "ne ho parlato con loro e sapevano che c'era un infezione lattica, ma erano ugualmente soddisfatti del modo in cui la birra era venuta e quindi l'hanno messa in commercio".
Ma torniamo alla birra di oggi. Imbottigliata nel 2013, rientra presumibilmente in tra le Rasputin prodotte nel 2012, con le quali ho avuto una poca gratificante esperienza giusto un anno fa. Per fortuna le De Molen in cantina sono ormai terminate.
“Imperial Stout-ish”, così definisce De Molen in etichetta questa Rasputin Bourbon BA, con quell’ “-ish” quasi a voler mettere le mani avanti per scusarsi in caso d’insoddisfazione cliente. Che non sia una classica imperial stout è evidente sin dal colore, davvero poco attraente: tonaca di frate, torbido, con qualche riflesso ambrato. La schiuma è assente, ma qualche bolla grossolana si forma ugualmente al bordo del bicchiere.
Al naso non c’è nulla che ricordi un’imperial stout, ma ci sono evidentissime tracce del passaggio in botte: l’aroma è tuttavia intenso, gradevole e pulito, dolce, con forti sentori di bourbon, caramello, uvetta, cocco, ciliegia sotto spirito, porto, pelle/cuoio, legno. In sottofondo spunta anche una leggerissima affumicatura. In bocca le bollicine sono quasi assenti, il corpo è medio e la consistenza piuttosto leggera: da un lato è agevolata la facilità di bevuta, dall’altro si sente un po’ la mancanza di solide “fondamenta” a supporto di una gradazione alcolica considerevole (11.4%). Passano in rassegna caramello, uvetta, prugna e ciliegia sotto spirito, note di porto e vino liquoroso (con l’ossidazione che si porta anche dietro una leggerissima punta di cartone bagnato), legno: la dolcezza è bilanciata da una leggera asprezza di frutti rossi acerbi. Passata la delusione per non aver bevuto un’Imperial Stout, rimane comunque la soddisfazione di una birra intensa, molto morbida e gradevole ma più simile ad un barley wine ben invecchiato, con il bourbon che si fa sentire solamente a fine corsa, diventando protagonista di un lungo retrogusto caldo e avvolgente. Peccato solo per qualche passaggio a vuoto in bocca che rende la bevuta complessivamente meno gratificante di quello che potrebbe essere, risultando a tratti un po’ slegata e quasi “acquosa”.
Ci si potrebbe anche accontentare, ma visto che al passaggio in legno corrisponde sempre un prezzo “premium”, è lecito aspettarsi di più.
Formato. 33 cl., alc. 11,4%, IBU 46, imbott. 28/11/2013, scad. 28/11/2038, 8.00 Euro (beershop, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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