Truckee, cittadina di quattordicimila abitanti nella California del Nord-Est, Sierra Nevada, a pochi chilometri dal confine con il Nevada: Reno, la piccola Las Vegas, è a 50 chilometri mentre il Lago Tahoe è a soli venti. E' in questa sperduta località montana che Alicia ed Andy Barr hanno deciso di fondare il brewpub Fifty Fifty, lasciando il loro decennale percorso lavorativo alla Hewlett-Packard; nel loro passato anche qualche timido esperimento di homebrewing. Alla Fifty Fifty nel 2006 arriva Todd Ashman, un birraio fondamentale non solo per il successo del birrificio californiano ma anche per l'intera Craft Beer Revolution americana.
Folgorato dall'assaggio di una Sierra Nevada Pale Ale, a metà degli anni '80 Todd si dedica all'homebrewing trasformando il suo hobby in professione: le sue prime esperienze sono alla Bison Brewing ed alla Kegs Brewery nel New Mexico, per poi approdare nel 1997 al brewpub Flossmoor Station a Chicago. E' qui che Todd, ispirato da quello che stavano facendo Goose Island e Boston Beer Company, inizia a sperimentare con gli affinamenti in botte diventando di fatto uno dei pionieri americani delle Barrel Aged Beers. Nel corso della sua esperienza a Chicago, Ashton ottiene ben 11 medaglie al Great American Beer Festival prima di passare nel 2004 alla Titletown Brewing (Green Bay, Winsconsin) e nel 2006 alla Fifty Fifty. A luglio 2014 Ashton ha annunciato le sue dimissioni per ritornare alla Flossmoor Station di Chicago, in procinto di aprire un secondo sito produttivo; il ruolo di head brewer alla Fifty Fifty passa nella mani di Alyssa Shook, mentre Ashton ha comunque annunciato che continuerà a supervisionare la produzione della sua "creatura" che ha reso famosa Fifty Fifty nel mondo, ovvero la Eclipse Imperial Stout.
Prodotta per la prima volta nel 2008, Ecplise viene commercializzata una sola volta all'anno nel corso di un evento che - come spesso accade negli Stati Uniti - genera hype ed isteria. Negli ultimi anni quasi tutta l'intera produzione di questa birra viene venduta attraverso quello che viene chiamato "Futures"; sul il sito del birrificio potete prenotare 6 o 12 bottiglie a testa, lasciando come caparra la metà del prezzo, ovvero 10 dollari a bottiglia. In alternativa dovete cercarla in qualche beershop o liquor store, ad un prezzo che si aggira di solito intorno ai 30 dollari (più tasse) a bottiglia.
Ogni anno vengono commercializzate diverse versioni barricate di Eclipse, che si differenziano tra di loro per il tipo di botte utilizzata e per il colore della ceralacca applicata al collo della bottiglia; sul sito del birrificio trovate una guida per orientarvi nel vostro acquisto.
La base di partenza è l'imperial stout chiamata Totality, la cui ricetta prevede malti Rahr 2row, Simpsons Golden Promise, Gambrinus Munich Light, Dark e Honey, Rahr Red Wheat Malt, Crips Pale Chocolate Malt, Simpsons Brown, Chocolate, Black, e malti tostati; i luppoli sono Mt. Hood ed i tedeschi Magnum e Perle. In aggiunta viene utilizzato estratto di malti e sciroppo di riso (Rice Syrup Solids). La Totality viene prodotta solitamente tra Marzo e Aprile per essere poi travasata nelle botti a Maggio, restandoci almeno 180 giorni; a Novembre viene imbottigliata per essere poi messa in vendita nel corso di un'apposita festa che si tiene ogni anno a Dicembre.
Mentre sta per arrivare l'Eclipse 2015, io faccio qualche passo indietro al 2013: bottiglia in ceralacca nera che sta ad indicare affinamento in botti che hanno ospitato Evan Williams Kentucky Straight Bourbon Whiskey. Le note serigrafate sulla bottiglia indicano che è anche stato aggiunto del miele.
Semplicemente splendida nel bicchiere: nerissima, sormontata da una generosa schiuma color nocciola, compatta, fine e cremosa, dall'ottima persistenza per una birra dall'elevato contenuto alcolico invecchiata in botte. L'aroma non è esplosivo ma regala comunque una ricca e complessa opulenza: frutti di bosco, miele, fruit cake, vaniglia affiancate da sentori di bourbon e di legno, eleganti tostature, caramello bruciato. Il meglio deve tuttavia ancora arrivare ed è sufficiente il primo sorso a capirlo: sensazione palatale sontuosa, piena, con poche bollicine ed una consistenza densa ma cremosa e vellutata, quasi masticabile come fosse una mousse. Alla dolce festa partecipano in ordine sparso, entrando ed uscendo di scena senza un ordine prestabilito, caffè e miele, fruit cake che a tratti si confonde con il tiramisù, prugna disidratata, cioccolato, pane e orzo tostati, vaniglia. I sapori non sono forse impeccabilmente definiti singolarmente, ma quel "tutt'uno" che si forma è molto, molto appagante. La bevuta è dolce per poi essere ben equilibrata dall'amaro del caffè, delle tostature, del cioccolato fondente oltre a qualche residuo di luppolatura ancora presente a due anni di distanza dalla messa in bottiglia; sontuoso il retrogusto, lunghissimo, morbido, un caldo abbraccio di bourbon, vaniglia, caffè, cioccolato ed una punta di cenere. L'alcool (11.9%) è magistralmente sotto controllo, fornendo un adeguato sottofondo morbido e mai invadente nel corso di tutta la bevuta e contribuendo a stemperare un po' del dolce.
Una splendida Imperial Stout da sorseggiare in tutta tranquillità dopo cena, per scaldarvi idealmente dai gelidi inverni di Truckee, dove viene prodotta, a 1800 metri di altitudine: riscalda e rincuora, facendosi perdonare il prezzo eccessivo (e po' sopra la media) anche alla fonte, ovvero in territorio americano. In Europa ne arriva ogni tanto qualche bottiglia, spesso corredata di passamontagna la cui funzione non è esattamente quella di proteggerla dal freddo: ma se volete farvi un regalo di Natale, la possibilità c'è.
Formato: 65 cl., alc. 11.9%, vintage 2013, pagata 32.99 dollari + tasse (liquor store, USA).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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