Nell'autunno del 2014 il birrificio inglese Buxton celebra una delle sue birre più famose, la Axe Edge IPA, realizzandone una versione speciale e potenziata in tutto e per tutto: malti e luppoli, gradazione alcolica che da 6.8% passa a 13.6%. Il risultato è una delle (Triple) IPA più alcoliche mai realizzate in Inghilterra, appena dietro alla BrewDog Anarchist/Alchemist (14%). Non è tuttavia questa la birra che ha ispirato il birraio di Buxton Colin Stronge: il suo sguardo si è invece rivolto alla Un-Human Cannonball (11%) di Magic Rock, birra che alzava ulteriormente l'asticella dell'alcool nella già poderosa (9.2%) Human Cannonball.
La ricetta della Double Axe era in cantiere da tempo ma la mancanza di spazio libero alla Buxton ne ha ritardato la realizzazione sino all'Agosto del 2014, quando i fermentatori si sono finalmente svuotati per qualche settimana. Con i "second runnings" (ovvero il recupero del filtrato ottenuto dal lavaggio dei cereali a fine ammortamento) della Double Axe viene prodotta una "mild sour" chiamata Wolfscote.
La Double Axe è stata replicata nel 2015, con una ricetta leggermente modificata: viene abbassato il tenore alcolico (10%) e viene utilizzato un mix di luppoli diversi rispetto alla precedente, nello specifico Amarillo, Citra e Mosaic.
Si presenta nel bicchiere a metà strada tra il ramato e l'ambrato scarico, quasi limpida e con una bella e compatta testa di schiuma biancastra, cremosa, dall'ottima persistenza. La bottiglia ha appena un mese di vita sulle spalle e l'aroma ne riflette la freschezza, con pungenti profumi di mango e papaia, passion fruit, pompelmo, arancio, cedro, una suggestione di fragola; il bouquet è elegante, l'intensità non è esplosiva ma comunque di buon livello.
L'utilizzo dell'avena rende questa "belva" abbastanza morbida al palato, con poche bollicine, corpo medio ed una consistenza oleosa: un mouthfeel è piuttosto distante dal carattere della birra, duro e diretto. La macedonia di frutta dell'aroma è quasi assente al gusto, fatta eccezione per una lieve presenza di agrumi e di frutta candita: si passa dall'ingresso maltato (biscotto e miele) ad un amaro intenso e resinoso, pungente, che morde subito il palato. L'alcool c'è ma la sua presenza è probabilmente mitigata dalla morbida sensazione palatale: in sostanza, si beve senza troppe difficoltà. La birra è pulita, potente e ben fatta, ovviamente fresca ma, per quello che è il mio gusto personale, avverto la mancanza di una componente fruttata a bilanciare l'intensità dell'amaro e a rendere meno monotona la bevuta. Termina coerente con il suo percorso, con un lungo retrogusto amaro, resinoso, pungente ulteriormente potenziato dal calore etilico. Non è una DIPA "succosa" dall'intenso finale amaro, ma piuttosto una DIPA amara, dall'inizio alla fine, la cui monotonia è resa attualmente piacevole e godibile dalla sua freschezza.
Non intendo dire che sia una birra fatta male, anzi: semplicemente è dal di fuori delle mie corde.
Formato: 33 cl., alc. 10%, imbott. 11/11/2015, scad. 11/08/2016.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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