Dopo qualche mese d’assenza ritorna sul blog il Birrificio Italiano, uno dei “pionieri” della birra artigianale in Italia con il suo brewpub aperto a nel 1996 a Lurago Marinone (Como) da Agostino Arioli ed altri undici soci: qui trovate un breve riassunto.
Il “birri”, come viene comunemente chiamato da chi lo frequenta abitualmente, non sta mai fermo e lo scorso febbraio, a Beer Attraction, ha annunciato l’inaugurazione del progetto Barbarrique (fermentazioni): "una nuova realtà situata al crocevia tra birra e vino; una terra di confine in cui i mondi si fondono per dare vita a bevande sfacciate, strafottenti, egotiste. La ventennale esperienza birraria di Agostino si unisce alla perizia degli enologi Matteo Marzari e Andrea Moser in birre che rubano alle vigne lo spirito selvatico, e alle cantine processi produttivi che spaziano dalla champagnizzazione agli invecchiamenti in legno, dalle creazioni con mosti ibridi alle fermentazioni spontanee". Barbarrique si trova a Trambileno (TN) molto più lontano da quella "stanza" attigua ma separata (per evitare contaminazioni) dagli impianti di Limido Comasco dove sino ad ora il Birrificio Italiano ha realizzato la propria linea di birre fermentate con brettanomiceti e gli invecchiamenti in botte.
Noi facciamo invece un salto indietro al 2012, anno di debutto di Delia, una delle variazioni allo stile “Pils” che vede nella Tipopils la “bandiera” del Birrificio Italiano; una birra, leggo, che Agostino dedica a sua moglie e che ha persino svolto la funzione di bomboniera al suo matrimonio.
Per l'occasione viene utilizzata quella che a suo tempo era una varietà di luppolo tedesco ancora sperimentale ad elevato contenuto di amaro (24% di alfa acidi). Nome in codice: 728, rinominato poi Polaris per la commercializzazione su grossa scala. Invece di utilizzare un luppolo dall’elevato potere amaricante per fare una IPA, Arioli sceglie la sfida meno ovvia e lo utilizza soprattutto per il dry-shopping di una birra a bassa fermentazione alla quale, avverte il birrificio, "non dovete cercare di appiopparle lo stile Pils".
Il suo colore è un dorato piuttosto pallido, o giallo paglierino se preferite, velato: la schiuma è cremosa e bianchissima, molto compatta e dalla lunga persistenza. All’aspetto impeccabile corrisponde un naso molto fresco (la bottiglia dovrebbe avere un mese di vita circa) ed elegante: in apertura c’è in verità una leggera nota sulfurea che tuttavia dopo qualche minuto non si fa più sentire lasciando campo libero a profumi floreali (camomilla) e di pane, una leggerissima speziatura “da luppolo nobile”, delicate note erbacee e agrumate (cedro, limone), con suggestioni di lemongrass. Il bouquet è molto ben bilanciato tra le varie componenti.
Al palato ci trovo qualche bollicina in eccesso, ma per il resto il mouthfeel è molto gradevole per una session beer che ha il dovere di scorrere come se fosse acqua mostrando un'intensità davvero degna di nota. Pane e crackers, un tocco di miele, qualche accenno di ananas prima che la bevuta s'incanali in territorio agrumato, passando in rassegna limone, lime, cedro e pompelmo; nel finale s'intrecciano note zesty ed erbacee, dando forma ad una ottima session beer, indubbiamente più elegante che ruffiana e valorizzata dalla sua freschezza. Secchissima, molto pulita, dall'elevatissimo potere rinfrescante e dissetante: c'è tutto quello di cui avete bisogno nei giorni più caldi dell'anno. Se cercate una birra estiva, Delia fa al caso vostro.
Formato: 33 cl., alc. 4.3%, lotto 916, scad. 22/12/2016, prezzo indicativo 4.50/5.00 Euro (beershop).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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