Bersalis Tripel, ovvero una birra che va oltre le sue semplici caratteristiche organolettiche ed una bevuta densa di significati. La storia ve l'avevo giù raccontata in questa occasione: si parte dal 1882, anno in cui Henri Vandervelden apre un birrificio nel paese di Beersel, alle porte di Brussels, e si finisce nel 2002 quando Danny Draps, pronipote del fondatore, decide di sospendere un'attività ormai poco redditizia e che necessitava di grossi investimenti per poter continuare.
Mentre il mondo del lambic non si capacita per la scomparsa di un altro degli storici produttori, un appassionato decide di darsi da fare. Gert Christians non può credere che presto dovrà rinunciare alla sua abitudine quasi quotidiana di bere una Beersel Oude Geuze ai tavoli del Le Zageman di Brussels e, assieme all'amico Roland De Bus, decide di acquistare il marchio nel 2003.
In assenza dei fondi necessari per far ripartire il birrificio Gert decide che la cosa più importante e far sapere al mondo che Oud Beersel è rinato dalle proprie ceneri. Per questo scopo nel 2005 realizza la Bersalis Tripel presso gli impianti della Brouwerij Huyghe, con una ricetta che volutamente include il frumento, quasi un ponte immaginario che potesse traghettare il passato (lambic) verso il futuro. In questa bella intervista Christians dice anche di utilizzare lieviti selvaggi, ma credo si riferisca alla versione Oak Aged della Tripel.
I fondi ricavati dalla vendita della birra costituirono il supporto finanziario necessario al rilancio di Oud Beersel: la produzione non è ancora ripartita, Gert ha preferito investire nelle vasche di fermentazione e nelle botti necessarie per l'invecchiamento del lambic che viene attualmente prodotto presso gli impianti di Frank Boon, da sempre "angelo custode" di Beersel. Christians ci tiene però a specificare che "non compriamo lambic da altri, semplicemente produciamo il mosto presso un altro birrificio, ovviamente seguendone la ricetta e la preparazione. Attualmente ci collochiamo a metà tra produttori e assemblatori".
La birra.
All'aspetto è di colore oro antico, leggermente velato con una bella festa di schiuma bianca cremosa e compatta, "croccante", dall'ottima persistenza. L'aroma, pulito e di discreta intensità si compone di miele, canditi (arancia e albicocca), una leggerissima speziatura (pepe, coriandolo) e profumi di zucchero candito, biscotto al burro. I parametri dello stile sono rispettati anche in bocca con una vivace carbonazione, un corpo medio e l'alcool nascosto in quel modo subdolo in cui i belgi eccellono: ne risulta una tripel facile da bere, quasi scorrevole che presenta il conto a fine serata. Perfettamente coerente col naso, al palato è ovviamente il dolce a guidare con zucchero e canditi, biscotto e miele, ben bilanciati dalle vivaci bollicine e da una perfetta attenuazione. Bisogna attendere che la birra si scaldi per avvistare una parvenza amaricante terrosa a fine corsa, dettaglio irrilevante: il palato si à già messo comodo ad assaporare il retrogusto dolce e morbido di frutta sotto spirito. Una Tripel pulita, precisa e scolastica che si lascia comunque bere bene senza sforzo alcuno: l'intensità dei sapori potrebbe essere maggiore, non ci sono troppe emozioni nel bicchiere, non c'è molta personalità ma accontentandosi, anche in questo contesto, se se ne ricava una discreta soddisfazione.
Formato: 33 cl., alc. 9.5%, IBU 21 (?), lotto 03 14300, scad. 10/2017.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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