Eccoci ad un nuovo incontro tra birra e grande distribuzione; parliamo del Birrificio B-Side, che ho avvistato sullo scaffale di un supermercato. Il nome mi era assolutamente sconosciuto ma la cosa non mi ha sorpreso più di tanto visto che ci sono ormai quasi un migliaio di giocatori sul campo della cosiddetta "birra artigianale" italiana. Anni fa, quando il numero era ancora limitato, li conoscevo forse tutti; oggi no.
Bene, acquisto una bottiglia del Birrificio B-Side con sede in via Manta 15 a Lagnasco (CN) per poi scoprire, a casa, che a quell'indirizzo non esiste nessun birrificio con tale nome ma vi ha sede il Birrificio La Granda. Googolando trovo qualcosa in più: dal sito di Target 2000, distributore Horeca e parte del gruppo Amarcord, apprendo che "da marzo 2016 sono finalmente disponibili le birre del Birrificio B-SIDE, il progetto collaterale dedicato alla GDO del Birrificio della Granda".
Sarebbe quindi una beerfirm di proprietà del birrificio stesso che produce le birre; o forse non si tratta neppure di una beerfirm, visto che gli impianti produttivi effettivamente ci sono... anche se a nome del Birrificio La Granda.
Ad ogni modo, quattro sono le birre che B-Side/La Granda offre alla grande distribuzione: Golden Ale, Amber Ale, Blanche ed IPA: le etichette, che giocano sull'associazione birra-musica, sono opera di Fabio Garigliano ovviamente autore anche di quelle del birrificio La Granda.
Il nome scelto per questo progetto parallelo non è tuttavia molto originale; con lo stesso nome nel 2014 il beershop Beertop di Bergamo aveva creato in collaborazione con alcuni birrifici italiani una linea di birre per il suo punto vendita.
La birra.
Al solito la fotografia rende la birra più scura di quanto non sia nella realtà: il suo colore si colloca tra il dorato carico ed il ramato, con una bella schiuma fine e compatta, cremosa, dall'ottima persistenza. L'aroma non è certamente un elogia alla freschezza e alla fragranza ma c'è perlomeno una discreta pulizia: note floreali e di marmellata d'agrumi (mandarino e arancio), caramello. Lo stesso canovaccio viene riproposto al palato assieme alla stessa mancanza di freschezza: biscotto e caramello supportano la luppolatura che vira subito nel territorio della marmellata d'agrumi anziché in quello della frutta fresca. La chiusura amara, di modesta intensità, si svolge tra note terrose ed erbacee senza velleità di protagonismo; ne risulta una birra poco secca che lascia sempre il palato avvolto da una lieve patina dolciastra. Poche emozioni in una IPA piuttosto basica che non dimostra carattere e personalità; personalmente non ho nulla contro le birre "artigianali" nella grande distribuzione, ma bisogna ammettere che il rischio di trovarle maltrattate da pratiche di trasporto e stoccaggio poco ortodosse è sempre dietro l'angolo. La freschezza è fondamentale in molti stili brassicoli, e in questo caso nel bicchiere ce n'è davvero poca nonostante la birra dovrebbe avere circa 5/6 mesi dalla messa in bottiglia; capisco le logiche della shelf-life nella grande distribuzione, ma che senso ha dare due anni di scadenza ad una birra che già dopo sei mesi ha più ragione di essere bevuta, se davvero si vuole soddisfare quella voglia di luppolo alla quale l'etichetta inneggia? Si beve, certo, ma il risultato poco soddisfacente è assolutamente equiparabile alle tante birre luppolate che si trovano sugli scaffali dei supermercati, al di là della loro provenienza geografica.
Formato: 33 cl., alc. 5.6%, lotto 5008/9, scad. 02/2018, 2.39 Euro (supermercato, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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