Debutta oggi sul blog il birrificio Hilltop con sede a Bassano Romano (Viterbo), a pochi chilometri dal lago di Bracciano; il suo impianto s'accende nell'agosto 2014 ma in precedenza, nell'attesa della messa in funzione, le birre erano stato prodotte per un breve periodo presso impianti terzi.
Il birrificio è gestito interamente dalla famiglia irlandese/inglese Gallagher-Deeks, residente in Italia da trent'anni: i genitori Barry ed Eithne si occupano della parte gestionale ed amministrativa lasciando libero in sala cottura il figlio Conor, la cui formazione passa dall'homebrewing al diploma all'Institute of Brewing & Distilling per terminare con un praticantato di quasi tre anni presso Birra del Borgo. Alle operazioni (grafica e critica, dicono) partecipano anche le sorelle Tess ed Aisling.
E' su di un impianto da sei barili proveniente da Manchester che ha preso vita la Barry's Bitter, birra dell'esordio che viene realizzata con malti e luppoli inglesi; la seguono la American IPA chiamata Hop Hill, la Belgian Strong Ale ZenZero e la Golden Ale Bella Blonde. Considerate le radici irlandesi non poteva ovviamente mancare una (dry) stout: debutta a dicembre 2014 la Gallagher Stout, con un doppio vernissage in contemporanea al Pork'n'Roll di Roma e al Pigs Ear Beer and Cider Festival di Londra. All'ultima edizione di Birra dell'Anno la stout ottiene la medaglia d'argento nella propria categoria, posizionandosi dietro alla Blackdoll del birrificio Mostodolce.
La birra.
Si potrebbe quasi dire ricetta classica, non fosse per l'utilizzo di alghe affumicate irlandesi; l'etichetta non è certamente la massima espressione della grafica, ma quello che conta è la sostanza e in questo la Gallagher Stout non delude. Nera, cremoso cappello di schiuma nocciola compatta e dalla buona persistenza: si presenta bene e continua in modo positivo il suo percorso con un aroma pulito nel quale convivono caffè e tostature, liquirizia e caramello bruciato, una delicata affumicatura. Al palato si punta alla scorrevolezza senza scivoloni in territori troppo watery: poche bollicine, corpo medio e un gusto che segue fedelmente l'aroma riproponendo caramello, caffè ed orzo tostato. C'è una delicata presenza di esteri fruttati (accenni di prugna, mirtillo) e un bel finale nel quale acidità dei malti scuri e secchezza lasciano il palato pulito: il retrogusto s'arricchisce di una nota di cioccolato e una delicata affumicatura. In una nazione che con quasi 1000 birrifici/beerfirm/brewpub non offre un numero particolarmente elevato di stout degne di essere ricordate, la proposta di Hilltop si distingue per pulizia, equilibrio e facilità di bevuta che non compromette affatto l'intensità: facile non significa semplice e nel bicchiere c'è invero una discreta complessità a rendere la bevuta interessante e pienamente soddisfacente.
Formato: 33 cl., alc. 5.5%, IBU 40, lotto 16008, scad. 03/2017, prezzo indicativo 4.00/4.50 Euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Per chi dice che la bolla della birra artigianale in Italia sta per esplodere... Birrifici come hilltop che fa birre come questa dimostrano che non c'è mai un limite a quello che questo mondo può esprimere. Bravi loro, bravo tu, bravi tutti. Avanti senza paura né compromessi.
RispondiEliminaGran bel birrificio. Questa per me è la miglior stout italiana, e dicono che in bottiglia renda meno...figuriamoci.
RispondiEliminaOttima anche la Bella Blonde. Ad avercene birrifici giovani così!