giovedì 1 settembre 2016

Prairie Eliza5beth

E’ sempre con piacere che mi accingo a stappre una bottiglia di Prairie, nonostante i loro prezzi siano molto poco amichevoli, anche nel paese d’origine. Ricordo brevemente che Prairie nasce nel 2012 come beerfirm e viene fondata dai fratelli Chase e Colin Healey nel 2012, entrambi con un lungo passato da homebrewers; il primo dei due ha anche lavorato come birraio presso la COOP Ale Works ela Redbud.  E' proprio qui che Chase si fa conoscere, sperimentando con i lieviti da vino, da champagne e quelli ""selvaggi""; la Redbud oggi non esiste più, ma è con una birra chiamata Cuvee Three che Chase Healey attira l'attenzione dell'importante distributore Shelton Brothers. 
Una volta nato il marchio Prairie Artisan Ales, i fratelli Healey firmano subito un contratto per la distribuzione in molti stati americani e per l'esportazione all'estero. Il successo garantisce i fondi necessari per la pianificazione del proprio birrificio, e l'inaugurazione avviene a dicembre 2013, alla porta di Tulsa; il focus è quello degli affinamenti e degli invecchiamenti in botte. Al tempo stesso, una parte delle birre viene ancora prodotta all'esterno per poter soddisfare le richieste del mercato.
Nel 2013 Prairie annuncia l’arrivo di una nuova birra chiamata Eliza5beth; la descrivono come una “farmhouse ale” (termine che ultimamente i birrai americani cercano di utilizzare in qualsiasi contesto, anche se non sempre con raziocinio) che matura assieme ad albicocche ed al consueto mix di lieviti proprietario di Prairie, che include batteri e lieviti da vino. Da quanto ho capito si tratta di una produzione occasionali che il birrificio dell'Oklahoma produce ogni tanto, e se non erro l’ultimo lotto risale all’aprile dello scorso anno. La parte grafica viene come al solito realizzata da Colin Healey, il quale spiega come la birra sia dedicata alla sorella Elizabeth: l’etichetta raffigura infatti alcuni degli animali domestici della sorella trasportati all’interno di una navicella spaziale. 

La birra.
Il suo colore è un arancio pallido velato e forma una generosa e pannosa testa i schiuma bianca che si dissolve abbastanza rapidamente. L’aroma rispecchia gli standard di pulizia ed eleganza ai quali Prairie mi ha abituato: profumi floreali, una delicatissima speziatura donata dai lieviti nella quale spicca il pepe bianco, arancia e albicocca. In secondo piano suggestioni rustiche (o “funky”, se preferite) che richiamano la paglia, il granaio. Al palato è perfetta, con una scorrevolezza impressionante per la sua gradazione alcolica (8%) e vivaci bollicine che solleticano continuamente il palato; la base maltata (crackers, cereali) è quasi impercettibile ed il gusto vira subito su di un fruttato molto elegante e per nulla sbruffone nel quale convivono pesca, banana, polpa d’arancio e ovviamente albicocca. L’acidità di questo frutto e l’impressionante secchezza donano a questa “Midwest Farmhouse Ale” un potere dissetante e rinfrescante davvero notevole, con una chiusura  delicatamente amara nella quale il terroso viene accompagnato dall’albicocca. L’alcool è praticamente inesistente e la bevibilità – sembra difficile crederci – è davvero paragonabile a quella di una session beer. Alla fine risulta molto più elegante o "borghese" che rustica, ma è comunque una  birra solare e perfetta per l'estate, caratterizzata da un gran lavoro del lievito di Prairie. Tasso di soddisfazione alquanto elevato.
Formato: 50 cl., alc. 8%, IBU 25, lotto 08515 0725IW2, prezzo indicativo in Europa tra gli 11 ed i 14 Euro.

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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