Torno con piacere a parlare di Northern Monk, birrificio di Leeds che avevamo incontrato per la prima volta
un anno fa. Russell Bisset ne è il fondatore e Brian Dickinson il birraio alla guida di una delle realtà più interessanti della scena brassicola inglese “moderna”: quattro lattine prodotte regolarmente (Eternal Session IPA, New World IPA, Mocha Porter, Bombay Dazzler Indian Wit) sono affiancate da un numero sempre più crescente di produzioni occasionali, speciali e collaborazioni, per offrire agli appassionati sempre qualcosa di nuovo da bere. Nel periodo 2014-2016 la produzione Northern Monk è aumentata dal 750%, grazie all’aggiunta di nuovi fermentatori e un bollitore da 11 ettolitri in funzione sei giorni su sette: è già operativo un piano di espansione che prevede la messa in funzione di un impianto da 35 ettolitri ed altri fermentatori da posizionare in un nuovo magazzino a pochi metri di distanza dallo splendido edificio in mattoni chiamato The Old Flax Store dove attualmente si trovano birrificio, taproom e spazio eventi di Northern Monk.
A luglio 2016 il birrificio ha inaugurato il Patrons Project, ovvero una serie di collaborazioni con artisti, atleti e talenti creativi di Leeds: un progetto che non coinvolge quello che c’è dentro alle lattine ma quello che viene incollato su di esse fuori. In questo caso il contenitore di latta è un vero e proprio supporto fisico per l’esposizione dei lavori artistici; a questo proposito Northern Monk annuncia orgoglioso di essere il primo birrificio ad utilizzare etichette del tipo “
peel and reveal” realizzate dalla CS Labels. In pratica sulla lattina vi sono due etichette incollate l’una sull’altra: su quella esterna viene dato il massimo spazio possibile alla grafica e sul suo retro vengono fornite informazioni sull’artista che ha partecipato alla collaborazione. Dopo aver rimosso questa prima etichetta ne viene rivelata un’altra con il logo del birrificio e informazioni “tecniche” sulla birra.
l Patrons Project è stato inaugurato nel 2016 con la Raw Emotions Coffee Porter realizzata in collaborazione con il fotografo di Leeds Tom Joy: tre birre diverse le cui lattine hanno ospitato una sorta di mini “mostra” personale dell’artista.
Le birre.
Vediamo due delle più recenti collaborazioni; partiamo dalla Patrons Projects 6.03 Slamdank, uscita all’inizio di ottobre e realizzata assieme al designer Jon Simmons. L’artista è in realtà un collaboratore di Northern Monk da lunga data, avendo già curato alcune etichette, il merchandising e tutte le grafiche per il
festival The Hop City organizzato ad aprile 2017
nel quale si potevano assaggiare, oltre alle birre di numerosi birrifici inglesi (Cloudwater, Deya, Verdant, Kernel, Siren..) anche quelle di The Alchemist e Other Half.
La birra Slamdank fa il verso
al famoso manga giapponese ambientato nel mondo della pallacanestro liceale con una splendida etichetta nella quale due cestisti si contendono un pallone/cono di luppolo. Si tratta di una West Coast IPA reinterpretata in un’ottica New England: i luppoli vengono quindi utilizzati in bollitura per regalare un po’ di amaro a bilanciare il solito succo di frutta. Nello specifico parliamo di Simcoe, Amarillo, Citra, Mosaic e Columbus.
Nel bicchiere è di un bel dorato opalescente e forma una cremosa testa di schiuma biancastra, abbastanza compatta. Nonostante siano passati poco più di due mesi dalla messa in lattina l’aroma non mi sembra all’apice della fragranza, ma c’è comunque un soddisfacente bouquet di pino e resina, pompelmo e frutta tropicale in sottofondo, qualche accenno “dank”. La sensazione palatale è ottima: birra che scorre senza intoppi con una leggera cremosità che non arriva agli eccessi di una NEIPA. Al palato è di fatto una West Coast IPA con la sua base maltata leggera (pane e miele), il suo tocco di frutta tropicale, il pompelmo un amaro di buona intensità (solo 20 le IBU dichiarate?) resinoso e pungente, nel quale il "dank/cannabis" era forse più evidente qualche settimana fa. Una IPA pulita, davvero ben fatta, intensa ma facile da bere: un palato "allenato" (o rompiscatole) non può non notare il precoce calo di fragranza a soli due mesi dalla nascita, ma è un dettaglio sul quale si può tranquillamente soprassedere. In gola l'amaro lascia un altrettanto piccolo "raschietto vegetale": è lieve, ma c'è. Trattandosi di una West Coast IPA, mi chiedo se non era possibile proprio eliminarlo anche a costo di sacrificare l'aspetto "hazy/opalescente": alla moda forse no, ma alla birra avrebbe sicuramente giovato.
City of Industry è una delle ultima Patrons Project realizzata da Northern Monk alla metà di ottobre; una sorta di tributo al passato di Leeds, un tempo nota come "
la città delle mille aziende. L'edificio in qui si trova il birrificio, nella zona di Holbeck, era utilizzato nel diciannovesimo secolo come un deposito di lino. Alle grafiche hanno collaborato gli artisti di strada
Nomad Clan e
Tank Petrol; il primo è divenuto famoso per aver dipinto a Leeds
il più grande murale di tutto il Regno Unito. Quello che vedete in etichetta non è altro che la riproduzione fotografica di un grande murale che i due artisti hanno dipinto su di un muro adiacente al birrificio. I luppoli utilizzati per questa Double Dry Hopped IPA sono stati Amarillo, Citra, Mosaic e Simcoe; al frumento e ai fiocchi d'avena il compito di rendere il mouthfeel cremoso.
Si presenta molto torbida, di colore arancio pallido e con una testa di schiuma cremosa e abbastanza compatta, dalla buona persistenza. Nessuna sorpresa al naso; succo di frutta doveva essere e succo di frutta è. Ananas, mango e papaia, pompelmo e mandarino sono i frutti scelti: pulizia, intensità e finezza sono soddisfacenti. Il gusto ripropone lo stesso scenario con una pulizia leggermente minore ma amplificandone l'intensità. E' un succo di frutta tropicale con qualche incursione agrumata e un finale amaro molto corto e delicato che riduce "l'effetto pellet" davvero ai minimi termini. C'è una bella secchezza, una sensazione palatale davvero cremosa enfatizzata da poche bollicine: il retrogusto è di nuovo un tuffo dolce ai tropici, l'alcool (6.6%) è molto ben nascosto e la bevuta risulta perfettamente rinfrescante e dissetante, anche se procede ad un ritmo compassato. Livello davvero alto, NEIPA molto ben fatta che tiene assolutamente il passo di quelle realizzate da altri birrifici inglese molto più alimentati dall'hype, Cloudwater in primis. Inlattinata solo pochi giorni dopo la Slamdank, risulta sorprendentemente più fragrante senza dare ancora nessun segno di cedimento.
Northern Monk, birrificio in grande crescita: segnarsi il nome sul taccuino e non farsi scappare l'occasione di provarlo.
Nel dettaglio:
Patrons Projects 6.03 Slamdank, 44 cl., alc. 7,4%, IBU 20, lotto SYD047, scad. 01/2018.
Patrons Projects 2.03 City of Industry, 44 cl., alc. 6.6%, IBU 18, lotto 51, scad. 04/04/2018
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.