Diamo il benvenuto sul blog ad un nuovo birrificio inglese: Burnt Mill Brewery, giovane realtà operativa da luglio 2017 nella campagna di Badley, nel Suffolk. A fondarlo è Charles O'Reilly, dapprima assiduo frequentatore del beermile londinese di Bermondsey: lo potevate incontrare quasi ogni sabato davanti alle porte di The Kernel e Brew By Numbers; nel 2011 inizia anche a farsi la birra in casa partecipando attivamente agli eventi organizzati da un club londinese di homebrewers. Dopo alcuni anni di pratica domestica O'Reilly vorrebbe emulare i birrifici che ama ed aprirne uno a Londra, ma dopo varie ricerche decide di guardare un po’ più lontano. Nel Suffolk, nei dintorni di Stowmarket, c’è un vecchio fienile di campagna che avrebbe bisogno di essere ristrutturato: i suoi ampi spazi sembrano perfetti e, dopo aver ottenuto i finanziamenti necessari dalle banche, nell’ottobre del 2016 i lavori hanno inizio; a seguirlo c’è la birraia Sophie de Ronde con alle spalle esperienze presso la Brentwood Brewing Company e all’impianto pilota della Muntons, malteria che si trova a poche miglia di distanza. Sophie è una persona abbastanza nota nella scena birraria inglese, giudice internazionale, scrittrice e relatrice per il Brewers Journal, fondatrice dell’International Womens Collaboration Brewday.
Burnt Mill Brewery prende il suo nome dalla collina in cui si trova il granaio, chiamata Burnt Mill Hill: 200 metri quadri di spazio nel quale trova posto un impianto da 18 ettolitri. Come detto il debutto avviene a luglio 2017 e per i primi cinque mesi il birrificio produce solamente keykeg; le lattine iniziano ad arrivare solamente ad ottobre, dopo che Burnt Mill ha preso confidenza con l’impianto e sistemato le ricette. Le belle etichette, così come il logo del birrificio, sono opera del grafico Josh Smith.
Scopriamo Burnt Mill partendo dalla IPA chiamata Green Path, una delle due birre (l’altra è la Pintle Pale Ale) con le quali il birrificio ha debuttato quasi un anno fa. Liberamente ispirata alla West Coast americana, utilizza luppoli Citra, Mosaic ed Enigma. Il suo colore è tuttavia molto poco californiano e vira invece verso l’ambrato; la schiuma biancastra è cremosa, compatta e molto persistente. Il naso non è molto complesso e potrebbe essere più definito, ma regala ugualmente una gradevole macedonia di mango, passion fruit e quei ricordi di frutti di bosco (mirtillo) tipici del Mosaic; in sotto fondo c’è anche qualche nota floreale. Il gusto segue l’aroma con corrispondenza quasi perfetta e un bel bilanciamento tra malti (biscotto, caramello) e luppoli; il dolce del tropicale e dei frutti di bosco è incalzato da un finale amaro resinoso di buona intensità e discreta durata. C’è una buona secchezza e un bel carattere fruttato intenso che tuttavia non arriva agli eccessi modaioli; l’alcool è ben nascosto e la bevuta è facile, piacevole e con qualche miglioria in pulizia e definizione (e colore, per i miei gusti!) la Green Path è una IPA che potrebbe davvero raggiungere un livello alto. A patto che non vogliate qualcosa alla moda.
Dank Mode è invece una collaborazione con il birrificio californiano Fieldwork (Berkeley); anche in questa Double IPA sono protagonisti Mosaic ed Enigma, supportati da malti Maris Otter, Pale, Caramalt e, secondo quanto dichiarano i due birrifici, “i videogiochi della metà degli anni ‘90”. Il suo colore è tra l’ambrato ed il ramato e la schiuma biancastra mostra discreta compattezza e ottima persistenza. La lattina dovrebbe avere un mese e mezzo di vita ma l’aroma non brilla né di fresco né di pulito: la componente “dank” è presente, s’avverte il caramello, una leggera ossidazione e nessuna presenza di quel carattere “tropicale e succoso” annunciato in etichetta. Caramello e biscotto guidano una bevuta quasi priva di frutta, se non un indefinibile accenno che non brilla di pulito; il finale amaro resinoso e terroso è di buona intensità e durata. Double IPA bevibile che tuttavia mostra evidenti carenze in pulizia ed eleganza: birra semplicistica anziché semplice, piuttosto noiosa. Con tutti i benefici del dubbio per una lattina “malandata/ossidata”, siamo nel 2018 ed una Double IPA come questa mi pare davvero poco appetibile.
Green Path IPA - Citra & Mosaic IPA, 44 cl., alc. 6.0% imbott. 15/02/2018, scad. 15/08/2018
Burnt Mill / Fieldwork Dank Mode, 44 cl., scad. 06/08/2018
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
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