E’ iniziato con un restyling del brand che ha coinvolto lattine ed etichette il 2018 di Cigar City, birrificio di Tampa, Florida, fondato nel 2009 da Joey Redner (qui la storia) con produzione che attualmente s’attesta sui 105.000 ettolitri l’anno. Il sigaro è sempre presente ma è affiancato dalla scritta “hecho a mano, born in Tampa” .
Ricordo che nel 2016 Cigar City è stata acquistata dal birrificio del Colorado Oskar Blues, aiutato dal fondo azionario privato Fireman Capital; la società è stata da poco rinominata CANarchy il cui “ombrello” abbraccia oggi, oltre a Oskar Blues e Cigar City, anche i birrifici Perrin, Squatters e Wasatch. Un nome quanto mai azzeccato visto che due delle sue lattine (Cigar City’s Jai Alai e Oskar Blues Dale’s Pale) sono rispettivamente il primo ed il secondo six pack di birre artigianali in lattina più venduto negli Stati Uniti. La distribuzione di CANarchy raggiunge 50 stati americani ed esporta in Canada, Puerto Rico, Australia e Nuova Zelanda, Europa, Cile, Brasile e Corea del Sud: complessivamente sono circa 410.000 gli ettolitri prodotti nel corso del 2017.
La birra di oggi non è ancora disponibile nel formato prediletto dal gruppo e bisogna quindi accontentarsi della bottiglia: parliamo di caffelatte, café au lait (Francia), Milchkaffee (Germania), café com leite (Portogallo), café con leche (Spagna), Koffie verkeerd (Olanda), kawa biała (Polonia), tejeskávé (Ungheria) e la lista potrebbe continuare all’infinito.
La (coffee) milk stout di Cigar City, chiamata appunto Cafe Con Leche, è stata proposta sin dal 2009 solamente in fusto presso la taproom del birrificio di solito nel periodo ottobre-dicembre; molti appassionati saranno quindi stati contenti d’apprendere del suo debutto in bottiglia avvenuto lo scorso novembre 2017. Un’occasione da non perdere visto quest’anno la Café con Leche tornerà ad essere disponibile a novembre solamente alla spina nella sua versione nitro.
Cigar City non rivela nessuna informazione sugli ingredienti utilizzati a parte le aggiunte di caffè in grani, fave di cacao e lattosio. Ha una gradazione alcolica (6%) volutamente bassa per – dicono – “essere l’accompagnamento perfetto a una colazione a base di uova, pancetta e pane tostato fatta in tarda mattinata”. Il divertissement del beer-rating è incoraggiante: tra le migliori 50 Sweet Stout al mondo per Untappd, terza migliore al mondo per Ratebeer, appena dietro a mostri sacri dell’hype come Tree House, Hill Farmstead e i vicini di casa di Angry Chair.
Nel bicchiere è perfetta, scurissima anche se non perfettamente nera, con un cremosissimo e compatto cappello di schiuma dall’ottima persistenza. Sono passati cinque mesi dall’imbottigliamento ma al naso il caffè è ancora dominante, con grande eleganza e pulizia: chicchi ma anche “americano”, e intorno a lui ci sono sfumature di cioccolato, di pelle/cuoio e terrose, caffelatte. Il mouthfeel è perfetto: poche bollicine, corpo medio, consistenza morbida, quasi cremosa, una leggera densità che non intacca per nulla la scorrevolezza. La semplicità ed il rigore salgono in cattedra in una birra molto precisa e definita in ogni suo aspetto: cioccolato al latte, un tocco di caramello e un ricordo di vaniglia supportano l’intensità del caffè, la cui acidità è praticamente azzerata dal lattosio in un equilibrio molto ben riuscito. Ancora caffè, cioccolato e qualche tostatura concludono un percorso raffinato e molto soddisfacente. Birra perfettamente riuscita questa Café con Leche di Cigar City: tra i migliori esempi dello stile che mi sia mai capitato d’assaggiare. Non perdetela se amate le birre di questo genere: le bottiglie del 2017 ancora si trovano in giro.
Formato 65 cl., alc. 6%, IBU 53, imbott. 10/11/2017, prezzo indicativo 16-20 euro (beershop) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
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