Manca dal blog da molti anni il birrificio londinese The Kernel: esattamente tre. Tanti, troppi per una realtà nata nel 2009 che è stata una sorta di musa ispiratrice per molti dei birrifici che attualmente calcano la scena inglese: abbondanti dry-hopping, shelf life corte (quattro mesi per le luppolate), continua rotazione di etichette che spesso si differenziano l'una dall'altra solamente per il mix di luppoli utilizzati. Tutte cose che Evin O'Riordain ha iniziato a fare nove anni fa e che oggi sono la norma per molti altri birrifici. Eppure Kernel non sembra amare particolarmente le luci della ribalta: c'è stata l'espansione del 2012 ma ancora oggi la capacità non soddisfa tutta la richiesta. Per O'Riordain non è affatto un problema: il 70% della produzione viene venduta a Londra perché per The Kernel la birra è un prodotto locale, da consumarsi fresco. La taproom, che era aperta ogni sabato mattina, è stata chiusa perché ormai divenuta troppo affollata, ingestibile. Il birrificio è ancora aperto ma solamente per l'acquisto di birra da asporto.
Dalla Londra di oggi facciamo un salto indietro nel tempo di qualche secolo, precisamente al diciottesimo. A quel tempo le birre venivano tassate a seconda del loro prezzo di vendita all'ingrosso, come riporta Ron Pattinson: le birre che costavano più di 11 scellini erano chiamate Strong ed erano tassate 8 scellini a barile, le table beers costavano tra i 6 e gli 11 scellini ed erano tassate 3 scellini a barile, con un ABV solitamente compreso tra 2.75% e 4%. Al di sotto dei 6 scellini c'erano le small beers, tassate solamente uno scellino e 4 pences a barile. La categoria table beer scomparve ufficialmente nel 1830, quando le tasse furono calcolate sulle materie prime utilizzate in produzione (malti e luppoli) anziché sul prodotto finito. Strong, table e small non erano indicazioni stilistiche, ma a Londra le table beers erano a quel periodo ovviamente delle versioni poco alcoliche delle diffusissime Porter, non di rado prodotte riutilizzando parte delle materie prime impiegate per la produzione delle strong beers. Anche se la categoria di tassazione era scomparsa, il nome table beers continuò ad essere utilizzato soprattutto in Scozia, paese che ne esportava molte in Inghilterra.Verso la fine del diciannovesimo secolo il successo delle Dinner Ales e delle Light Bitters iniziò ad oscurare definitivamente le table beers che di fatto scomparvero dopo la prima guerra mondiale, quando la gradazione alcolica di tutte le birre subì una riduzione per ovvi motivi contingenti.
La birra.
Biere de Table, Table Biere e London Sour: sono queste le tre birre dal basso contenuto alcolico, inferiore al 3%, con le quali Kernel intende dissetare quotidianamente i propri clienti. Birre da bere in grandi quantità, senza preoccuparsi delle conseguenze e senza rinunciare ad intensi profumi e sapori. Di fatto la Table Beer di Kernel è una serie di Pale Ale (o Session IPA, se preferite il termine) prodotte tutto l'anno che si differenziano per i luppoli utilizzati e, in maniera minore, per il contenuto alcolico.
La bottiglia in questione (2.9%) è stata prodotta utilizzando Chinook e Mosaic, si presenta di colore dotato velato con un cappello di candida schiuma un po' grossolana e dalla discreta persistenza. Sono passati tre mesi e mezzo dalla messa in bottiglia e l'aroma è ancora fresco e intenso: arancia e pompelmo, altri agrumi non ben identificati e un velo dolce di frutta tropicale in sottofondo disegnano un aroma pulito, piuttosto elegante e molto gradevole. Il corpo è ovviamente leggero e la Table Beer di Kernel scorre a velocità elevatissima; non è facile gestire un'abbondante luppolatura in una birra così "fragile" ma il birrificio di Evin O'Riordain dimostra grande maestria. A sostenerla c'è una leggerissima base maltata (pane) che introduce un altrettanto breve passaggio dolce di frutta tropicale prima che la bevuta s'instradi definitivamente in territorio agrumato: ne viene fuori una birra molto secca, dal grande potere rinfrescante e dissetante, nella quale la scorza d'agrumi s'accompagna a qualche delicata nota erbacea. L'amaro è di discreta intensità e della durata necessaria a non appesantire troppo il palato.
Table Beer che riesce perfettamente nel suo intento dichiarato: essere leggera (quasi) come l'acqua senza compromettere intensità di profumi e sapori. E' una birra che davvero vorresti sempre trovare nel tuo frigorifero, pronta ad essere stappate in ogni occasione.
Formato 50 cl., alc. 2.9%, lotto 05/01/2018, scad. 05/05/2018.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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