Lo ammetto: l’ho stappata con curiosità e gioia ma anche con un velo di tristezza. Parliamo della Panil Barriquée Sour, etichetta che rappresenta un pezzo di storia della birra artigianale italiana e che nel caso specifico è stata imbottigliata a novembre del 2011, pochi mesi prima che il suo creatore, il birraio Renzo Losi, lasciasse il birrificio Torrechiara, nel la primavera del 2012. E’ dunque uno degli ultimi lotti prodotti da Losi prima di trasferirsi a Torino per dare vita al marchio Black Barrels.
Era il 2001 quando a Torrechiara (Parma), quasi al di sotto della omonima rocca, nell’azienda agricola di proprietà della famiglia Losi, produttrice di vino sin dagli anni ’30, la “pecora nera homebrewer” Renzo, affascinato dalle grandi birre del Belgio, decise di creare il marchio Panil e iniziare a produrre la birra professionalmente.
La storia dice che la Panil Barriquée fu la prima birra italiana affinata in legno: una Bruin che fermenta quindici giorni in vasca d’acciaio e viene poi trasferita in botti (40 litri) di rovere francese che hanno ospitato Cognac o Bordeaux dove riposa per circa 90 giorni; dopo l’imbottigliamento avviene un ulteriore affinamento di 30 giorni. Le due sorelle Panil Barriquée e Panil Barriquée Sour (con inoculo di lactobacilli) erano in origine diverse ma sono arrivate pian piano a somigliarsi, diventando entrambe acide. Difficile se non impossibile mantenere il controllo in un ambiente piccolo dove gli stessi impianti vengono usati sia per le birre “normali” che per le birre prodotte con batteri e lieviti selvaggi. “Una volta prodotta (e assaggiata) la Barriquée mi sono innamorato del genere, poi con la fermentazione spontanea e la Divina ho capito che questo sarebbe stato il mio futuro”, ricorda il birraio. "Una volta assaggiata, Lorenzo “Kuaska” Dabove mi convinse a presentarla ad alcuni concorsi. Nel primo, in Europa, la Barriquée Sour superò Rodenbach, dopodiché decisi di portarla negli Stati Uniti, in un mercato molto più ricettivo al prodotto (che ancora oggi assorbe la stragrande maggioranza della produzione Panil, ndr.)”
Per molti anni la Panil Barriquée Sour è stata in cima alle classifiche del beer-rating, risultando la miglior birra prodotta in Italia, quando ancora l’hype americano per le birre acide non aveva raggiunto il livelli (e i prezzi) attuali. Se Panil-Torrechiara avesse maggiormente investito sul marketing o se si trovasse sul suolo statunitense staremmo oggi parlando di ben altri numeri e forse di gente in coda ai cancelli per comprare le birre. Ma con i “se” non si fa la storia e la realtà ha portato Renzo Losi lontano da Panil; a Torrechiara, con più di qualche difficoltà, si continua a produrre la Barriquée e le altre birre. Andrea Lui aveva sostituito per qualche anno Renzo ma ha anch'egl lasciato l’azienda che ad oggi non dispone ancora di un birraio fisso e chiama di tanto in tanto qualcuno ad effettuare le cotte. Al resto ci pensano le botti e il tempo.
La birra.
Questa bottiglia ha ormai sette anni ma davvero non li dimostra. La Panil Barriquée Sour 2011 arriva nel bicchiere di un bel color ambrato carico leggermente velato e impreziosito da venature rossastre; la schiuma è cremosa e compatta ed ha una discreta persistenza. Il naso è pulito e piuttosto elegante, convivono profumi fruttati di ciliegia, prugna, fragola e frutti di bosco con gli “odori” tipici dei lieviti selvaggi: sudore, pelle di salame, cuoio. C’è il legno e la componente acetica (mela) è davvero molto contenuta. Il mouthfeel è eccellente: è una birra morbida, che scorre con presenza ma grande facilità e secchezza; la bevuta è sour ma c’è comunque una controparte dolce ben in evidenza di caramello, ciliegia e prugna matura. C’è l’asprezza del ribes e dell’amarena, ci sono morbide note lattiche e acetiche che non disturbano affatto la bevuta ma che contribuiscono a renderla rinfrescante e dissetante, aggettivi inusuali per una birra dalla robusta (8%) gradazione alcolica. Annoto dettagli di vino rosso e di legno, pelle, cuoio, un finale secchissimo ma nel bicchiere ci sono soprattutto ci sono tante emozioni. La complessità va a pari passo con la facilità di bevuta ma a sorprendere sono ancora aggettivi (vivace, fresca, agile, elegante) che non ti saresti aspettato di usare per descrivere una birra di sette anni che potrebbe andare ancora avanti nel tempo.
Bottiglia in stato di grazia, di altissimo livello, che lascia solo il rimpianto di non averne più in cantina.
Formato 75 cl., alc. 8%, lotto 2 imbott. 11/2011, scad. 11/2014, pagata 6.00 euro (birrificio)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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