Birra dal Borgo, credo quasi tutti lo sappiate, non è più birrificio artigianale da maggio del 2016, data in cui è stato ceduto alla multinazionale AB-Inbev (quella proprietaria di marchi quali Budweiser, Corona, Stella Artois, Beck's, Hoegaarden, Leffe, Diebels, Franziskaner/Spaten, Labatt e Bass.. solo per citare i più noti). All’annuncio sono seguite le rassicurazioni di rito: la qualità resterà uguale, si tratta di una partnership che ci consentirà di migliorare e di crescere, etc etc.. E come da copione sono iniziate anche le discussioni tra gli appassionati, impegnati a decidere se nel bicchiere ci fosse una birra più o meno buona di quella che era una volta.
Che Birra del Borgo si trovi anche sugli scaffali della grande distribuzione non è una novità: anzi, il birrificio guidato da Di Vincenzo fu uno dei primi ad avventurarsi nei supermercati prima con una linea dedicata e chiamata Trentatré (Ambrata e Dorata) proposta ad un prezzo interessante. Correva l’anno 2010 e dintorni. Le Trentatré non ebbero vita molto lunga e pian piano furono le classiche bottiglie da 75 di Del Borgo a finire sugli scaffali, a prezzi secondo me improponibili per il contesto in cui si trovavano. All’acquisizione da parte di AB-Inbev ha fatto seguito un anno di relativa quiete nel quale si sono sicuramente gettate le basi per nuove e più ambiziose strategie commerciali; negli ultimi mesi ho avvistato molte 75 di Del Borgo a prezzi mai visti prima (parliamo di 5-7 euro) e il birrificio ha anche rilanciato una nuova linea da 33 per la vendita nei supermercati: è tornata Lisa (questa volta in bottiglia e sotto forma di una lager) affiancata da Dorata, Ambrata e da una IPA, acronimo che sfrutta la popolarità dello stile ma che in realtà significa Italian Pale Ale. Un’operazione simile a quella fatta di recente da Birra Moretti.
Le birre.
Come si posizionano le nuove (industriali) birre del Borgo per il supermercato in uno scenario molto più affollato rispetto a quello 2010 quando forse i tempi per vendere nella GDO non erano ancora maturi?
Partiamo dalla IPA – Italian Pale Ale, una session beer (4%) descritta come “elegante e luppolata” che nel bicchiere appare limpida e dorata, con una cremosa e compatta testa di schiuma bianca. L’aroma non è particolarmente intenso ma è pulito: profumi floreali, di arancio e mandarino, biscotto e caramello. La bevuta prosegue nella stessa direzione ma si sente la mancanza di qualche bollicina in più: il corpo medio-leggero e la consistenza watery la rendono molto scorrevole, ma un po’ di vitalità in più le gioverebbe. C’è una delicata base maltata (pane, biscotto, caramello), un lieve passaggio fruttato nel quale gli agrumi assumono più le forme della marmellata piuttosto che della frutta fresca, un finale amaro resinoso di modesta intensità e lunghezza. Nel bicchiere non c’è molta intensità e il risultato finale, benché gradevole, è un po’ anonimo ad un palato che si è già allontanato da tempo dalle anonime lager industriali. Non sto chiedendo “fuochi d’artificio” ad una session beer, ma sarebbero senz'altro auspicabile maggior personalità e fragranza. Il rapporto qualità prezzo (2.59 € per 33 cl.) è tutto sommato accettabile e la IPA di Birra del Borgo può essere una discreta opportunità se avete il frigorifero vuoto e siete costretti ad andare al supermercato. Per emozioni, intensità e tutto il resto dovete invece rivolgervi altrove e aprire di più il portafoglio.
Dorata è invece un nome poco fantasioso ma efficace nel comunicare ad un bevitore poco esperto che cosa ci sarà nel bicchiere. Si tratta di una Belgian Ale (5%) “morbida e delicata” il cui colore tiene fede al nome. Anche lei è limpida ma la sua schiuma, benchè cremosa e compatta, non ha quella lunga persistenza della migliore tradizione belga. Al naso una leggera spolverata di coriandolo e pepe introduce profumi floreali, di frutta candita, pane e crackers: bene la pulizia, l'intensità è invece alquanto modesta. Al palato risulta effettivamente "morbida" come descritto in etichetta ma in una Belgian Ale personalmente vorrei trovare vivacità e qualche bollicina in più. Ideale continuazione dell'aroma, il gusto ripropone pane e crackers, frutta a pasta gialla come pesca e albicocca, arancia candita, coriandolo e un finale amaro piuttosto corto nel quale s'incontrano note terrose e di scorza d'agrumi: una breve parentesi che cerca di ripulire il palato e sopperire ad una scarsa secchezza. Anche per Dorata valgono le stesse considerazioni fatte per la IPA: risultato discreto, non molta intensità, buon livello di pulizia. Il DNA belga è evidente ma non c'è molta personalità in una birra che fa il suo compitino e porta ampiamente a casa la sufficienza. Sugli scaffali del supermercato e a questo prezzo mi sembra comunque una buona opzione di scelta.
Entrambe le bottiglie sono ancora abbastanza fresche e guardando la scadenza ipotizzerei un imbottigliamento avvenuto lo scorso febbraio: come saranno tra dodici mesi o più?
Nel dettaglio:
IPA - Italian Pale Ale, 33 cl., alc. 4.0%, lotto LS 25 18A, scad. 01/02/2020, prezzo 2.59 Euro.Dorata, 33 cl., alc. 5.0%, lotto LS 21 18A, scad. 01/02/2020, prezzo 2.59 Euro.
Nessun commento:
Posta un commento