Oggi torniamo a parlare di birra fatte in casa con la rubrica HOMEBREWED! Dalla Toscana ecco Andrea Di Grancio e il suo birrificio casalingo chiamato “Old Fashion Beers”: tre anni fa l’incontro fortuito con la birra artigianale che ha per sempre cambiato la sua percezione di questa bevanda. E’ stato l’inizio di un viaggio alla scoperta di stili e tradizioni brassicole, al quale si è presto affiancata la voglia di provare a fare la birra in casa districandosi tra pentoloni e fermentatori di plastica. Due sono le bottiglie che Andrea mi ha inviato ad assaggiare: e mai uso migliore poteva essere fatto per riciclare il vetro della Peroni da 66 centilitri!
Partiamo da una Best Bitter (4.3%) , primo tentativo di Andrea con questo stile poco di moda ma a me sempre piuttosto gradito. La ricetta prevede malto Maris Otter, un tocco di CaraRed, Crystal 100 e Carapils. luppoli Target, Fuggle ed E.K. Golding, lievito WLP013 London Ale.
Il suo colore quasi limpido è ambrato con intense venature rossastre la schiuma è cremosa e compatta ed ha un'ottima persistenza. Al bell'aspetto fa seguito un naso pulito e dalla discreta intensità: ciliegia e prugna sono protagonisti assieme ad altri esteri che suggeriscono quasi la fragola; in secondo piano biscotto e caramello, qualche accenno di marmellata. La sensazione palatale è buona, con quella scorrevolezza necessaria in una session beer ed una carbonazione contenuta. Il gusto mostra buona corrispondenza con l'aroma: caramello e biscotto, ciliegia, un finale amaro nel è protagonista il terroso. Buon equilibrio e semplicità in una bitter da bere ad oltranza nella quale emerge il carattere inglese: il livello è buono, c'è pulizia e una discreta intensità, non ci sono difetti. Personalmente cercherei tuttavia di controllare meglio gli esteri per valorizzare ulteriormente la componente maltata e tirare fuori quel carattere nutty, quella frutta secca che non dovrebbe mai mancare in queste birre. C'è anche qualche passaggio un po' slegato, nella quale acqua e sapori appaiono su due livelli paralleli e quella sensazione acquosa, anche in una birra così leggera non ci dovrebbe essere. Come primo tentativo di bitter direi che il risultato è soddisfacente, è una birra gradevole da bere che non stanca e può tenere compagnia per tutta la serata.
Come al solito per le birre prodotte in casa, ecco la valutazione su scala BJCP: 37/50 (Aroma 8/12, Aspetto 3/3, Gusto 15/20, Mouthfeel 4/5, impressione generale 7/10).
Attraversiamo ora l'oceano atlantico per assaggiare l'American IPA chiamata Bitter Soul (5.9%). Nel pentolone ci finiscono malti Maris Otter, Pilsner, Munich I, Carapils e CaraRed, luppoli Citra e Mosaic sia in bollitura che in aroma: il lievito è l'immancabile US-05.
Attraversiamo ora l'oceano atlantico per assaggiare l'American IPA chiamata Bitter Soul (5.9%). Nel pentolone ci finiscono malti Maris Otter, Pilsner, Munich I, Carapils e CaraRed, luppoli Citra e Mosaic sia in bollitura che in aroma: il lievito è l'immancabile US-05.
Anche lei è quasi limpida (chiarificata con crash cooling e gelatina alimentare) e si presenta di color oro antico: impeccabile la schiuma biancastra, cremosa, compatta, molto persistente. Non c'è molta intensità nell'aroma ma la pulizia e gli elementi giusti non mancano: sarebbe importante valorizzarli tirandoli fuori maggiormente. Mango, ananas, melone, accenni di frutti di bosco tipici del Mosaic, pompelmo. La sensazione palatale è gradevole ma il gusto fa purtroppo un passo indietro: se la scarsa intensità aromatica non era un dramma, al gusto le cose si complicano. E' una IPA con un grosso freno a mano tirato sostenuta da una base maltata di pane e biscotto: da qui in poi il palcoscenico dovrebbe essere in mano ai luppoli ma ciò non accade. Si procede con passo dimesso e poco definito: qualche ricordo di frutta tropicale ma sopratutto un amaro molto poco incisivo e corto, nel quale domina un carattere vegetale a sostituire quella resina o quel pompelmo che vorrei trovare in una Ipa a stelle e strisce. C'è anche una leggera sensazione di tostato. Una maggior attenuazione le gioverebbe sicuramente, l'alcool è ben gestito: c'è equilibrio ma manca mordente e anche questa birra appare un po' slegata in alcuni passaggi. Parecchi aspetti da rivedere e migliorare in una IPA senza off-flavors evidenti: bevibile ma certamente non memorabile.
Questa la valutazione su scala BJCP: 28/50 (Aroma 7/12, Aspetto 3/3, Gusto 9/20, Mouthfeel 4/5, impressione generale 5/10).
Ringrazio Andrea per avermi fatto assaggiare le sue birre e spero che le mie indicazioni possano in qualche modo essere utili per migliorare.Nel dettaglio:
Best Bitter, formato 66 cl., alc.4.3%, IBU 30.
Bitter Soul IPA, formato 66 cl., alc. 5.9%, IBU 50, imbott. 04/2018
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