Ritorna sul blog Cloudwater (qui la storia), birrificio inglese fondato da Paul Jones e James Campbell ed operativo a Manchester da marzo 2015 che continua a sfornare nuove birre a ritmo incessante, secondo modus operandi di non replicare quasi mai la stessa ricetta. “Specializzati in birre moderne e stagionali”: così si autodefinisce Cloudwater che con cadenza settimanale annuncia le nuove etichette che possono essere anche acquistate on-line da chi vive nel Regno Unito.
In tre anni di vita, ovvero 36 mesi ovvero 144 settimane, il database di Ratebeer elenca ben 347 birre prodotte, per una media di oltre due birre nuove a settimana: numeri eccitanti o inquietanti, a seconda dei punti di vista. E visto che ormai siamo in ballo col beer-rating, balliamo con spensieratezza: secondo Untappd Cloudwater è attualmente il quarto miglior birrificio inglese al mondo, preceduto da Verdant, Old Chimneys e Deya. Ratebeer lo mette invece tra i 10 migliori birrifici al mondo e, ovviamente, al primo posto nella classifica del Regno Unito.
Tra le migliori 20 birre di Cloudwater secondo i Ratebeeriani ci sono ben 18 Imperial IPA (le eccezioni sono una IPA e una Imperial Stout); un po’ più variegata, ma non troppo, la classifica degli utenti di Untappd: spopolano sempre Triple e Double IPA, ma c’è qualche Imperial Stout e IPA in più. Non è una sorpresa che le birre “più alcoliche” ottengano un maggior successo, nel beer-rating è sempre stato così. Che dire allora delle più “umili” (American) Pale Ale? Sono da snobbare? Vediamolo.
La birra.
“Stagione inverno-autunno 2017”, quasi come si trattasse di un catalogo di moda: queste le parole sulla bella etichetta realizzata dal misterioso artista canadese Shriller, al quale sono state affidate tutte le (spesso tempestose) grafiche di quel periodo, rimpiazzato di recente da Louise Sheeran che si occuperà di portare un po’ di primavera e di estate sulle lattine di Cloudwater. La ricetta parla di malti Golden Promise, Caramel Pils, frumento, malto d’avena decorticato Golden Naked, maltodestrine; per l’amaro è utilizzato estratto di luppolo Pilgrim in Co2, mentre il DDH (Double Dry Hopping) è realizzato con Ekuanot, Mosaic e soprattutto Citra (16 grammi al litro). New England Lallemand il lievito.
Nel bicchiere è dorata e piuttosto velata ma ben lontano dal sembrare un succo di frutta; la schiuma biancastra è cremosa ed ha una buona persistenza. Il naso è piuttosto pulito e rivela una bella eleganza che permette di inebriarsi con i profumi di mango e ananas, cedro, pompelmo, arancia e mandarino, qualche lieve accenno dank, quello che ricorda un po' la cannabis. Ottimo inizio che trova piene conferme al palato: il colore non rimanda al New England e neppure il mouthfeel segue i dettami di quel (sotto)stile. Ne guadagna la scorrevolezza (ottima cosa in una Pale Ale da 5.5%) anche se c’è comunque una leggera morbidezza di fondo. Non ci sono eccessi in questa DDH Pale Citra Ekuanot che brilla per pulizia ed equilibrio, concetti spesso alieni a molte birre hazy/juicy: c’è una delicata componente maltata (pane, crackers) a supporto di un bel profilo dolce fruttato (mango e ananas) a suo volta incalzato da arancia e pompelmo. Tutto è molto ben bilanciato, la chiusura è piuttosto secca, con un amaro delicato nel quale convivono note erbacee e resinose. Nessuna volontà di sembrare un succo di frutta: questa è una birra in tutto e per tutto, molto rinfrescante, profumata ed elegante, da bere ad oltranza: livello davvero molto alto per una birra della quale non vorresti cambiare una virgola, una delle migliori Cloudwater che mi sia capitato d’assaggiare.
Formato 44 cl., alc. 5.5%, lotto 23/02/2018, scad. 23/05/2018NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento