Il Birrificio Ventitrè apre i battenti il 23 luglio 2015 a Grottaminarda, al centro della valle dell'Ufita, in provincia di Avellino; non è tuttavia solamente questo il motivo del nome scelto. Come il birrificio stesso precisa sul proprio sito, 23 litri è stato il volume della prima cotta prodotta tra le mura domestiche ai tempi dell’homebrewing e 23 è il numero civico di via Perugia dove sono ubicati gli impianti. Dietro al progetto ci sono quattro soci: Guido Annicchiarico Petruzzelli e Clementina Totaro, Jacopo e Jenni: tutti ancora indaffarati in altre attività lavorative ma allo stesso tempo impegnati a portare avanti in parallelo il birrificio, che soddisfa la maggior parte del proprio fabbisogno energetico grazie ad un impianto fotovoltaico.
Non sono riuscito a reperire in rete molte informazioni storiche sul birrificio e quindi passiamo ad elencare le birre che compongono attualmente la gamma: la witbier Urania, la oatmeal stout Urania, la pale ale Tamatea, la IPA Amarante, la strong ale Aura, il barley wine Ambrosia.
Da qualche tempo Ventitrè ha anche realizzato una linea parallela, chiamata Hirpinia Birra Artigianale destinata alla grande distribuzione: non so se si tratti di una semplice rietichettatura delle stesse ricette o se queste siano state rivisitate per renderle più adatte alla conservazione sugli scaffali dei supermercati. Le ho incontrate in offerta ad un prezzo interessante e quindi perché non assaggiarle?
Partiamo dall’American IPA chiamata Aria (7.5%): il suo colore è ambrato, leggermente velato e movimentato da venature color rame. La schiuma biancastra è cremosa e compatta e mostra un’ottima persistenza. L’aroma, poco intenso e poco pulito, regala davvero poche soddisfazioni: ci sono note terrose e di tostatura, forse di biscotto: quei luppoli americani che vorrei annusare in un’American IPA non sono pervenuti. La pulizia non migliora neppure al gusto e la bevuta restituisce soprattutto il biscotto ed il caramello dei malti fino a quando la bevuta non prende una direzione amara (vegetale, terrosa) piuttosto sgraziata e intensa. Nel finale emergono delle leggere tostature, qualche sconfinamento nella gomma bruciata e una fastidiosa astringenza. L’alcool ben nascosto è onestamente l’unico pregio di una IPA grezza e poco pulita che rimpiango subito di non aver lasciato dove l’avevo trovata: sullo scaffale del supermercato.
Per fortuna le cosa migliorano con la oatmeal stout (6%) chiamata Luna: anche lei molto bella alla vista, nera con una compatta testa di schiuma color cappuccino dalla buona persistenza. Al naso ci sono tostature, fondi di caffè, richiami al cioccolato fondente e alla liquirizia, qualche nota terrosa: l’eleganza e la finezza non sono le sue caratteristiche principali ma c’è una buona intensità. Al palato è abbastanza gradevole, anche se l’avena dichiarata in etichetta faceva sperare in una maggior morbidezza o cremosità. Il gusto si mostra coerente con aroma e colore: al dolce del caramello il compito di sostenere un intenso carattere torrefatto, i fondi di caffè e la liquirizia amara. Nel finale arriva anche un po’ di cioccolato ad ingentilire un po’ l’amaro (poco elegante, in verità) delle tostature. C’è ampio spazio per migliorare (finezza, pulizia), c’è qualche passaggio slegato ed acquoso ma questa Luna nel complesso si beve con discreta soddisfazione e buona facilità, visto che la gradazione alcolica è molto ben celata.
Aria American IPA, formato 33 cl., alc. 7.5%, lotto 012/2018, scad. 01/02/2019, pagata 2.45 euro (supermercato)
Luna Oatmeal Stout, formato 33 cl., alc. 6%, lotto 016/2018, scad. 01/02/2019, pagata 2.29 euro (supermercato)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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